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Cassa Rurale di Trento sostiene la mostra «Human Habitat»

Due i punti espositivi della mostra e racconta come gli esseri umani trasformano i territori in cui vivono per adattarli alle loro necessità

Le Gallerie di Piedicastello hanno ospitato il vernissage della mostra «Human Habitat. Paesaggi dell’Antropocene», di cui abbiamo dato notizia in altro articolo (vedi).
Il progetto è di Associazione Acropoli in collaborazione con Fondazione Museo Storico del Trentino e Muse Trento e con il sostegno della Fondazione Cassa Rurale di Trento.
 
«Human Habitat – osserva il presidente di Acropoli Federico Casagrande – è uno sguardo a volo d’uccello sulla superficie del pianeta e sui paesaggi della produzione, della distribuzione e dello smaltimento di risorse, attraverso gli occhi di talentuosi fotografi contemporanei accompagnati dai commenti di filosofi, paesaggisti ed esperti d’arte.»
 
La mostra è stata realizzata con l’obiettivo di «raccontare il tema dell’Antropocene attraverso gli occhi di una generazione che è nata in questa nuova epoca e che vive con la consapevolezza delle profonde trasformazioni che l’uomo apporta ogni giorno al pianeta, – spiega Anna Maragno di Acropoli. – È una narrazione pop, che attraverso la fotografia, l’architettura e la ricerca si propone di narrare una realtà sempre più al limite tra efficienza e sopravvivenza.»
 
 I punti espositivi della mostra sono due  
Il primo è collocato alle Gallerie di Piedicastello. Qui l'esposizione sarà visitabile fino a febbraio 2022. Si articola in tre parti.
La prima con le immagini di sei fotografi emergenti selezionati tra oltre sessanta proposte ricevute da tutto il mondo. A supporto delle fotografie sono collocati pannelli informativi dedicati ai temi della produzione, distribuzione e smaltimento di risorse.
La seconda è uno spazio di transizione ispirato a La Notte dei Tempi: una sperimentazione di experience design che spezza il percorso del museo con uno spazio immersivo.
La terza mette in mostra una serie di diciotto fotografie di grande formato di Tom Hegen, il lead photographer della mostra. Si snoda tra viste aeree dei paesaggi del nostro pianeta e segni che vengono lasciati sul territorio dagli esseri umani.
 
«Come opere astratte, i quadri di Tom Hegen – viene precisato – mostrano dall’alto la trasformazione, la razionalizzazione, la distruzione e la sublime bellezza dei paesaggi contemporanei, invitando ad un dialogo tra scienza ed arte, dato grezzo e impressione empatica.»
Il secondo punto espositivo (visitabile fino al prossimo 18 luglio) è al giardino del Muse.
«È un racconto affidato a immagini, infografiche e video accessibili tramite QRcode – conclude Federico Casagrande – sui temi dello sfruttamento dell'ambiente naturale per l'estrazione di risorse e la produzione di cibo e sull'impatto di queste attività in termini di sostenibilità e biodiversità ma anche di percezione dell’umanità rispetto al proprio essere al mondo e alla relazione con gli altri organismi e l’ambiente.»

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