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«Nascere in montagna - Riti, paure, speranze»

A palazzo Trentini una mostra sui riti nel Trentino del XIX-XX secolo

Nell’estate 2019, con «Il cuore divino di Gesù – storia e devozione», il presidente Walter Kaswalder avviò assieme alla legislatura anche la proposta culturale ed espositiva negli spazi dedicati di palazzo Trentini, sede del Consiglio provinciale di Trento.
Quasi quattro anni dopo, mentre la XVI legislatura volge al termine, la Presidenza torna a far leva sull’appassionata ricerca antropologica condotta nelle nostre valli e nei nostri paesi da Rosanna Cavallini.
Con il suo primo, appassionato racconto, l’insegnante trentina assemblò con le tracce della cultura materiale e domestica il vivido racconto di come i trentini erano devoti al Sacro Cuore, una pratica religiosa profondamente propria dell’area tirolese, di cui abbiamo fatto parte integrante per almeno otto secoli.
 
Da oggi - e per tutto il mese di marzo -  ecco invece in via Manci 27 «Nascere in montagna - Riti, paure, speranze», un’altra originale mostra che parimenti ci riporta al XIX - XX secolo, ancora una volta attraverso un taglio ben definito: abitudini, credenze, simboli, oggetti, riti apotropaici, personaggi, oggetti, raffigurazioni legati alla maternità e al momento fatidico della nascita di un bimbo o di una bimba.
La rassegna è stata inaugurata poco fa dal presidente Kaswalder, che nel ricordare l’epoca in cui si nasceva in casa - ancora a metà anni Cinquanta - ha attinto anche a ricordi personali, come quello del padre medico condotto, caricato nella benna di un escavatore per superare un muro di neve e raggiungere così una partoriente in attesa dentro un maso in quota.
 
Rosanna Cavallini ha ringraziato per i tanti crediti di collaborazione, di persone e di enti, dal Comune di Trento a quello di Borgo Valsugana, dal Museo Casa Andriollo di Olle Valsugana al Museo della Civiltà Solandra di Malé.
La rassegna che ne è uscita si sviluppa non sulle tracce della grande storia o dei grandi artisti o dei grandi eventi, bensì delle piccole vicende quotidiane, delle tradizioni familiari, dei modi di intendere i cicli della vita e la sua brevità, nel semplice mondo contadino dei nostri nonni e antenati. Che tanti problemi aveva ma non certo quello dell’inverno demografico così grave nel nostro tempo attuale.
 
Fiorenzo Degasperi ha tratteggiato l’epoca secolare in cui fare figli era un dogma e anche una questione di sopravvivenza, l’unica via per garantire ai genitori la possibilità di vivere la vecchiaia.
In un clima di profonda immersione nella religiosità, il lieto e tenero evento era preceduto e talvolta seguito anche dalla paura - della solitudine, della sterilità, del peccato - in un contesto sociologico dominato dal senso di colpa. Anche di non avere figli o di avere avuto figli nati morti e quindi non battezzati.
 
È una mostra sui generis, questa nella sede consiliare: scopriremo giocattoli, scarpette, cuffiette e calzette, fasce battesimali, culle, orecchini e tante altre vestigia di una comunità umana ormai consegnata alla storia.
Fino all’1 aprile prossimo, con ingresso libero dalle 9.30 alle 18.30 in tutti i giorni feriali e la mattina (9.30-12.30) il sabato.

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