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Se una notte d’inverno un geco…

In un ufficio di corso Buonarroti a Trento, lo scorso 2 febbraio, è stato trovato un piccolo geco comune, immobile e intorpidito, ma vivo

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Un piccolo geco (Tarentola mauritanica), di circa 4 centimetri, è stato trovato lo scorso 2 febbraio in un ufficio di corso Buonarroti a Trento.
Il sauro è stato rinvenuto intorpidito e quasi immobile da Marcello Redi che, incuriosito dall’inusuale ritrovamento, ha portato l’animale al MUSE – Museo delle Scienze.

Alla curiosità di questo cittadino, che si chiedeva cosa facesse un rettile così «mediterraneo» nella città del Concilio, si è subito sovrapposto lo stupore dei naturalisti del museo, per i quali non era sorprendente la specie, bensì il periodo in cui è stata rinvenuta in attività, già a inizio febbraio e con temperature di qualche grado sopra lo zero.

Chi volesse condividere osservazioni di anfibi e rettili effettuate in Trentino, aiutandoci nell’aggiornamento dell’atlante della nostra provincia, può scrivere una mail a anfibi.rettili@muse.it.

Di pari passo, proseguono tutti gli altri progetti di Citizen Science del museo e l’attività del gruppo Facebook «Citizen Science MUSE», un luogo virtuale dove poter richiedere l'aiuto degli esperti MUSE per tutti i dubbi identificativi relativi a minerali, rocce, fossili, piante e animali.


 
  A Trento una colonia «storica» 
A Trento, da quando i primi gechi hanno fatto la loro comparsa oltre 25 anni fa, la prima domanda che ci si pone quando se ne avvista uno è se l’esemplare in questione possa essere «sbarcato» in città dopo essere stato «traghettato» da qualche partita di frutta o verdura fresca arrivata in camion dal sud della penisola, o se sia nato qui.
«Nel caso del piccoletto di corso Buonarroti, un esemplare giovane nato nell’estate 2020 di geco comune, Tarentola mauritanica, sembra proprio non sia necessario tirare in ballo un fruttivendolo o un autotrasportatore, in quanto il luogo di rinvenimento – spiegano i biologi del MUSE – è molto vicino a un edificio posto all’interno della zona ferroviaria che sulle sue mura e nei suoi anfratti ospita la “storica” colonia di gechi comuni di Trento (esistente da almeno un decennio), di sicuro la più prolifica e quella da cui provengono gran parte delle osservazioni cittadine di questo sauro.»
 
Entrando nello specifico, l’edificio in questione ha le caratteristiche dimensionali e strutturali consone alla biologia di questi piccoli ma robusti rettili ad attività crepuscolare notturna (alte pareti, abbondanza di pertugi in contesti poco disturbati).
«Se nelle sere di primavera o estate ci si aggira attorno ai suoi muri, spesso si possono vedere i aggrappati all’intonaco, a caccia di falene e altri insetti attratti dalla luce sulle superfici illuminate dai faretti. Nelle vicinanze – aggiungono dal MUSE – si trovava pure uno scalo ferroviario, dove venivano deposti i vagoni dei convogli che provenivano dal sud: sicuramente l’originario viatico del rettile a Trento, grazie al quale la colonia ha potuto originarsi.»
 
Specie che ama il caldo ed entra facilmente negli abitati attratta dagli insetti, il geco comune è ampiamente diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, isole incluse, dalla penisola iberica fino allo Ionio e a Creta; è inoltre presente alle Canarie e in Africa settentrionale.
In Italia è presente su tutto il territorio, ad eccezione delle vallate interne dell’arco alpino (nelle città di fondovalle è una presenza puntiforme e molto discontinua).
Le popolazioni in Pianura Padana e quelle dell’Italia peninsulare interna e dell’Adriatico centro-settentrionale sono di probabile introduzione, mentre quelle costiere riflettono probabilmente l’originaria distribuzione.
 
  Il rilascio in primavera 
Il piccolo esemplare approdato al museo è attualmente alimentato e mantenuto in condizioni ottimali all’interno di un terrario riscaldato. Indicativamente attorno alla metà di marzo, in presenza di temperature più miti anche nelle ore notturne, verrà riportato presso la colonia d'origine.
«Se possibile – precisano gli esperti del MUSE – lo rilasceremo su un muro esposto a sud nei pressi di qualche anfratto che gli possa servire da rifugio. Le sue ridotte dimensioni lo rendono ancora molto vulnerabile alla predazione da parte di gatti, cornacchie e grossi uccelli insettivori.»

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