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Più di trecento persone per le osterie trentine al MUSE

Più di trecento persone hanno partecipato alla presentazione trentina della Guida alle Osterie d’Italia 2023

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Più di trecento persone hanno partecipato alla presentazione trentina della Guida alle Osterie d’Italia 2023 che si è svolta al MUSE di Trento. Un’occasione per assaggiare le pietanze cucinate da quindici delle trenta osterie presenti nella guida giunta alla trentatreesima edizione. Un punto di riferimento per chi cerca una cucina che non metta al centro solo la personalità dello chef e le tecniche di lavorazione ma che parte dalle materie prime, dalla selezione dei produttori e dalla valorizzazione del territorio. Di questi concetti si è parlato nella parte introduttiva della serata dopo il saluto dell’assessore all’agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli. Una presenza importante per sottolineare il legame di questo modello di ristorazione con il mondo agricolo e delle produzioni. Marta Villa, antropologa dell’Università di Trento, ha poi coordinato gli interventi.
 
Tommaso Martini, Presidente di Slow Food Trentino alto Adige ha sottolineato la capacità delle osterie di creare comunità, di dialogare con i sistemi locali del cibo di cui spesso sono protagonisti. È intervenuta poi Francesca Mastrovito, co-curatrice nazionale della guida, per raccontare il dietro le quinte dei lavori che ogni anno coinvolgono più di 200 collaboratori che visitano ognuno dei 1713 locali censiti in tutta Italia alla ricerca dei valori di Slow Food interpretati da osti e cuochi. Denise Eccher, coordinatrice per la sezione dedicata al Trentino, ha presentato i locali che anche quest’anno confermano l’ambito premio della «chiocciola», riconoscimento che la guida riserva a coloro che sanno unire accoglienza, scelta della materia prima, buona cucina e narrazione del territorio.
 
Si confermano Maso Santa Romina di Canal San Bovo, Osteria della Locanda Fiore di Comano Terme, Locanda delle Tre Chiavi di Isera, Ristorante Boivin di Levico, Lusernarhof di Luserna, Osteria Storica Morelli di Canezza di Pergine, Ristorante Nerina di Romeno e Rifugio Maranza di Trento. Tre invece le novità segnalate dalla guida Maso Limarò di Calavino, l’Osteria dell’Ancino di Lavarone e l’Agriturismo Il Gallo di Patone di Isera. Le pagine dedicate alla nostra provincia presentano anche un inserto speciale dedicato alle malghe a rimarcare il ruolo fondamentale della filiera del latte e del formaggio d’alpeggio. L’intervento di Davide Rizzoli della rete Slow Food Youth Network ha invece centrato il tema della formazione nel settore alberghiero e della ristorazione evidenziato come spesso il punto di riferimento per stage ed interventi nelle scuole sia il sistema dei ristoranti «stellati».
 
Un modello che ha bisogno di essere rivisto per far comprendere a chi si avvicina a questa professione che esistono alternative in grado di valorizzare territori e materie prime locali, proponendo una ristorazione più sostenibile e, soprattutto, attenta a differenziarsi e non omologata su standard spesso molto elevati ma che rischiano di portare nelle cucine i medesimi prodotti e le medesime ricette nelle nostre valli come nelle grandi metropoli di tutto il mondo. Marta Villa ha infine concluso con un excursus antropologico sulle osterie, identificabili come un topos che attraversa la nostra storia dai ritrovamenti romani, lungo tutto il medioevo fino alla letteratura fantasy. Un luogo però proiettato nel futuro dove non avviene una stanca celebrazione della tradizione ma dove questa viene costantemente nutrita e innovata alimentando la cultura enogastronomica.
 
Al termine della presentazione si sono aperte le degustazioni accolte in tre piani del Museo delle Scienze trasformato per l’occasione in un grande ristorante. I piatti delle osterie sono stati accompagnati dai due vini autoctoni trentini: la Nosiola e l’Enantio a piede franco Presidio Slow Food. Ospite anche la birreria Impavida, tra i birrifici presenti nella Guida alle birre d’Italia 2023.   Grande spazio infine ai Presìdi Slow Food con la presenza dei produttori del Broccolo di Torbole, del miele di alta montagna alpina e di alcuni formaggi espressione delle produzioni a latte crudo e senza utilizzo di fermanti industriali con il Casolet della Val di Pejo e i formaggi di razza grigio alpina.
 
La presentazione della Guida è stata un’occasione di incontro e di riflessione su un modello che è capace di sopravvivere e di affermarsi nonostante le difficoltà di questi anni proprio grazie alla sua capacità di dialogare con la comunità, riferirsi a turisti e residenti, trovare modalità alternative di approvvigionamento.

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