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Giovedì 5 gennaio alle 17.30 al Museo etnografico trentino

Il 5 gennaio si inaugura a San Michele la mostra «Te la do io la dote!»

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Inaugurazione della mostra «Te la do io la dote! Cembra 1962 – 2022 Una scuola di merletti in Trentino» Dopo il successo ottenuto a Cembra ora la mostra «Te la do io la dote!» è allestita al METS - Museo etnografico trentino San Michele.
L’inaugurazione è in programma giovedì 5 gennaio alle 17.30.
La rassegna, ideata dal Comune di Cembra Lisignago e dal METS - Museo etnografico trentino San Michele con la collaborazione della Biblioteca comunale di Cembra e del locale Gruppo Donne del Tombolo, è curata da Marta Bazzanella (conservatrice presso il Museo di San Michele) e Irene Fratton.
La mostra dedicata all’arte di creare pizzi e merletti sarà visitabile fino al 19 marzo con orario che, dal 9 gennaio, sarà continuato 10.00-18.00.
 
Che cos’è il tombolo, a cosa servono i fuselli, come lavoravano le merlettaie degli anni Sessanta del secolo scorso?
E quelle che ancora amano questo lavoro di grande creatività? Quali manufatti si possono realizzare con il tombolo? U
n modo per scoprirlo, ammirando magnifiche creazioni di pregio, è visitare la mostra «Te la do io la dote! Cembra 1962-2022. Una scuola di merletti in Trentino».
 

 
È l'autunno del 1962 quando a Cembra viene inaugurato il primo corso della scuola statale di pizzi e merletti.
Da allora trine di straordinaria bellezza hanno preso vita tra le abili mani delle allieve, divenute merlettaie o merlettaie specializzate.
L’arte di creare pizzi e merletti è oggi quasi dimenticata ma, a distanza di cinquant’anni, in Val di Cembra continua a vivere e si è evoluta attraverso l’entusiasmo delle merlettaie.
 
«Te la do io la dote! Cembra 1962-2022. Una scuola di merletti in Trentino» ripercorre la storia della scuola di merletto trentina, attraverso le creazioni di artigiane particolarmente capaci e di fotografie evocative conservate dalle allieve.
Nelle sale sono esposti preziosi pizzi che sottolineano l’abilità di chi li ha realizzati, ma anche le storie di quelle donne che, naturalmente, si intrecciano con le vicende dei luoghi e del paese.
Un ordito che si fa metafora della vita della comunità: con i fuselli si creano intrecci che si rincorrono, in qualche punto si trasformano, per poi tornare ad essere quelli iniziali, volute che ruotano su sé stesse per snodarsi e, di nuovo, ricombaciare.

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