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Fiorenzo Brigadoi, una vita da Maestro

Il «simbolo» delle bande trentine ha 73 anni, maestro della banda di Predazzo da 54

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«Il flauto? L’amore di una vita, dopo mia moglie naturalmente!» Fiorenzo Brigadoi è una figura simbolo nel mondo delle bande trentine: con i suoi 54 anni di direzione è il decano dei maestri di banda del Trentino. Classe 1948, a soli 12 anni, nel 1960, fece il suo ingresso tra le file della banda di Predazzo e dopo soli sette anni, nel 1967, ne era già il maestro: «Allora ero il più giovane maestro di banda del Trentino, oggi sono il più anziano!», attacca Brigadoi ripercorrendo la propria storia musicale.
«La musica mi è sempre piaciuta, in chiesa ascoltavo il coro e così, nel 1960 iniziai i corsi per allievi della banda, studiando teoria e solfeggio con il maestro Gabrielli; poi ho cominciato con il clarinetto contralto e poi con il flauto, secondo amore dopo mia moglie…»
 
Diplomato nel 1972 al conservatorio di Bolzano, Brigadoi ha suonato l’ottavino nell’Orchestra regionale Haydn per 7 anni: «Poi mi sono ritirato nel paese a causa del ‘mal del campanil’, anche se ho dovuto così rinunciare a tante opportunità; ma il mio mondo era quello della direzione della banda, del coro parrocchiale e dell’organista, sul modello dei Kapellmeister della tradizione tedesca…»
Il ruolo del maestro di banda è fondamentale: «Tra le sue qualità ci deve essere la capacità di tenere assieme i vari tipi di bandisti, giovani e meno giovani, anziani; e poi il permaloso, quello che vuole essere coccolato, il volonteroso, il saputello… poi ovviamente deve saper fare il maestro, avere cognizioni di direzione, strumentazione, armonia, non può improvvisarsi, deve essere all’altezza; in generale i suonatori di oggi sono molto preparati, mentre una volta…»
 
Brigadoi apre il libro dei ricordi raccolti dai bandisti di un tempo: «Un vecchio bandista, attivo negli anni Trenta del Novecento, mi raccontò di quella volta che si presentò per entrare nella banda. Il maestro gli diede uno strumento, senza possibilità di scelta e gli disse “mettiti tra due suonatori anziani e copia quello che fanno loro”; le cose sono cambiate molto da allora…»
Il ricordo più bello è legato naturalmente al flauto: «La mia prima esibizione come flautista, agitatissimo… i flautisti erano rari allora, in Val di Fiemme c’ero io e un altro della banda di Tesero. Nella banda l’ho suonato per sei anni, poi dovetti passare per necessità al bassotuba, che imparai a suonare in una settimana; ma il flauto lo suono ancora oggi. Un altro ricordo bellissimo mi porta al primo concerto da maestro, nel 1967 nell’aula magna del municipio di Predazzo: la banda veniva da tali vicissitudini che l’avevano portata allo scioglimento, tanto che quella sera eravamo solo in 14; ricordo la diffidenza degli anziani nell’avere di fronte un maestro di 19 anni, però andò bene visto che in qualche anno arrivammo a 60 elementi! Ma non è il numero che fa la qualità…»
 
Infine, un altro ricordo risale ai festeggiamenti per i 170 anni della banda di Predazzo: «Con la banda e i cori riuniti di Predazzo e Panchià ci esibimmo in uno straordinario concerto dedicato a Verdi, Wagner e Mascagni…»
Ma cos’è la banda per Fiorenzo Brigadoi? «Per me, la mia vita! Quando insegnavo musica alle medie avevo istituito la ”bandina” della scuola, che si esibiva nelle manifestazioni scolastiche e che forniva giovani bandisti alla banda civica: i giovani non mancavano fin tanto che siamo andati avanti con questa esperienza, ragazzi che formavano anche altre orchestrine, gruppi jazz… Oggi, a malincuore devo dire che diversi di questi ragazzi che si sono preparati con la banda, che con la banda hanno ricevuto la basi, una volta diplomati al conservatorio la banda l’hanno abbandonata… ciò mi ha molto amareggiato. Però – continua Brigadoi - tantissimi ragazzi continuano a suonare e soprattutto continuo è lo scambio di suonatori tra le varie bande, quelle di Predazzo, Tesero, Cavalese, cosa che una volta era impensabile! Questa è una cosa bellissima, dare e ricevere aiuto in caso di bisogno, ognuno con la propria divisa.»
 
Oggi i giovani sono in calo: «Diminuiscono i ragazzi disponibili a imparare lo strumento, oppure, se imparano vengono per qualche anno e poi per lo studio o per il lavoro se ne vanno; sono finiti i tempi in cui si era bandisti anche a 60-70 anni, spinti da un amore grandissimo per la banda. Tante cose sono cambiate: come l’ingresso benvenuto delle donne, che oggi sono anche più degli uomini, spesso fidanzate e sposate con figli, che alla sera vanno a suonare.»
La passione per la musica ha contagiato anche i familiari di Fiorenzo Brigadoi: «Sono davvero fortunato! Uno dei miei tre figli è diplomato in violoncello, nella banda suona il bassotuba e l’eufonio; è insegnante di musica e ci alterniamo alla direzione ormai da quasi vent’anni. Quando dovrò smettere avrò un sostituto. Gli altri due figli suonano rispettivamente la tromba e le percussioni e poi ho due nipoti, una cornista e una flautista, diplomata come il nonno. Posso davvero ritenermi fortunato.»
Alla fine della chiacchierata, il maestro Brigadoi augura alla Federazione che compie 70 anni lunga vita e ogni bene, «ma anche di essere sempre vicina alle bande, anche finanziariamente; ai bandisti trentini auguro di avere sempre passione per la banda».

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