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Martedì 14 a Bolzano, mercoledì 15 all’Auditorium di Trento

Prime esecuzioni assolute di Dyscrasic Morphing del compositore Marco Uvietta

Commissionata dalla Fondazione Haydn, Dyscrasic Morphing, del compositore Marco Uvietta, debutta all’Auditorium di Bolzano martedì 14 novembre 2017. Potremo ascoltarne la musica, eseguita dall’Orchestra Haydn sotto la direzione di Marco Angius, anche mercoledì 15 novembre all’Auditorium S. Chiara di Trento.
Dyscrasic Morphing, che significa metamorfosi discontinua, nasce da una pagina di musica che il compositore Luciano Berio regalò a Marco Uvietta il 4 gennaio del 2003. Si trattava dell’inizio di una trascrizione per orchestra della Toccata V per organo di Girolamo Frescobaldi, sei battute in tutto che Berio, in quell’occasione, attribuì erroneamente a se stesso dimenticando di averle invece ricopiate da una trascrizione del suo maestro Giorgio Federico Ghedini.
«Continua tu», chiese infatti a Uvietta passando il testimone.
 
Fu solo dopo la morte del Maestro, che Uvietta, musicologo e professore presso l’Università di Trento, scoprì la vera paternità della trascrizione che Berio aveva ricopiato di suo pugno nel 1982 per dirigerla assieme ad altre trascrizioni frescobaldiane di Ghedini.
Ma la curiosa storia della nascita di Dyscrasic Morphing non finisce qui, perché in quel periodo la ricerca scientifica portò Uvietta a interessarsi anche della Toccata VII di Michelangelo Rossi, di cui scoprì curiose analogie con la menzionata Toccata V di Frescobaldi.

Marco Uvietta.

Raccogliendo il suggerimento di Berio, Uvietta decise dunque di rielaborare le sei battute della pagina ricevuta in regalo per dare vita, non già alla trascrizione completa della Toccata V, bensì a una composizione nuova, che però non dimenticasse la storia di cui era divenuta protagonista.
Il risultato è Dyscrasic Morphing, una «metamorfosi discontinua», come spiegano le parole del sottotitolo «da Girolamo Frescobaldi a Michelangelo Rossi attraverso di me - e altri».
Con questa composizione, infatti, Uvietta cerca di immaginare cosa accadrebbe se la Toccata V di Frescobaldi si trasformasse nella Toccata VII di Rossi, e se questa metamorfosi andasse in frantumi, si mescolasse con frammenti estranei e fosse ricostruita secondo un’altra logica; oppure, se elementi d’altra natura interferissero nel processo.
 
«Tentando delle simulazioni mi si aprirono vasti orizzonti – spiega il compositore – e riemersero inaspettatamente amori musicali giovanili (sono facilmente riconoscibili reminiscenze di Verdi, Debussy, Bartók, Stravinskij; autori più recenti sono inestricabilmente contesti nel mio linguaggio e quindi più difficilmente individuabili).
«Ho lasciato che questo flusso di associazioni di idee scorresse liberamente. Naturalmente Berio è sempre presente nella composizione, ma non come nozione stilistica; piuttosto ho cercato di mettere in pratica quanto più possibile i suoi insegnamenti.
«In Dyscrasic Morphing le interferenze sono costituite da esperienze che hanno influenzato la mia formazione.
«In un certo senso la composizione esplicita una serie di mie associazioni di idee che legano due composizioni del passato straordinariamente moderne sia fra di loro sia con altre di un passato più recente, ma ciò crea scompensi nel processo di metamorfosi.
«Di fatto, una metamorfosi del tutto omogenea e graduale non avrebbe alcun interesse in musica, mentre l’interferenza di elementi estranei – oppure, nella metafora geologica, la coesistenza di materiali appartenenti a strati e a epoche diverse – consente di lavorare sui contrasti, cioè su una delle più importanti risorse della forma musicale.»
 
Quante ore di lavoro ci sono in questa composizione?
«Le ore di lavoro non sono calcolabili. Talvolta ci si corica la sera con un problema da risolvere e ci si sveglia al mattino con la soluzione. Il nostro cervello ha lavorato di notte? È molto probabile. Un secondo, un minuto o un’ora? Non possiamo saperlo.
«Quanto al tempo complessivo, calcolato in giorni, ho scritto la prima nota il 2 luglio e l’ultima il 30 settembre (ma l’incubazione è stata molto più lunga). Forse qualche giorno non ho scritto, ma ho ugualmente composto. Di fatto, nelle fotografie delle vacanze non ci sono mai...»
 
Cosa avviene durante il processo di composizione? Crede che durante la prima esecuzione della sua composizione potrebbe ascoltare qualcosa che non aveva immaginato?
Per immaginare bene, bisogna studiare molto. Lo scopo non è prevedere tutto, ma limitare le situazioni impreviste, evitando quelle sfavorevoli ma lasciando che si verifichino inaspettate contingenze favorevoli.
«Quando gli esecutori sono di alto livello, strumenti e voci sono molto generosi e ci riservano meravigliose sorprese. Talvolta si rischia un po’ di più, ma l’azzardo fa parte del gioco. Se a una prima esecuzione (in particolare in prova) sentissi solo ciò che ho immaginato, penso che resterei molto deluso.
«Proverei lo stesso stato d’animo (suppongo) nel caso improbabile in cui avessi rispettato rigorosamente il progetto compositivo originario (un senso di morte?).»

E.M.


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