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La «flavescenza dorata» minaccia ancora la viticoltura trentina

L'Ufficio Fitosanitario ricorda ai viticoltori l'obbligo di estirpazione delle piante malate

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Un nastro bianco e rosso posto attorno alla vite: è così che vengono segnalate le viti destinate ad essere estirpate perché affette da Flavescenza dorata.
Un'operazione obbligatoria, ricorda ai viticoltori l'Ufficio Fitosanitario provinciale, che evidenzia come questa malattia sia particolarmente pericolosa e come si siano riscontrati gravi danni in diverse zone viticole italiane rinomate messe in ginocchio per la velocità di diffusione del fitoplasma e l’assenza di cure.
 
Infatti, le viti affette da Flavescenza vanno incontro a perdita di produzione, deperimento e morte.
La Flavescenza dorata è una pericolosa fitoplasmosi della vite che è presente in Italia dalla fine degli anni ‘60 e si è diffusa negli anni 80 nel Nord Italia.
 
Segnalata dal 2001 con sporadici focolai puntualmente eradicati in varie aree vitate, solo dal 2010 è stata riscontrata negli impianti della Bassa Valle del Chiese (in particolare nel Comune di Storo).
I sintomi della malattia si presentano sulla vegetazione a partire da fine giugno, riportando arricciamento fogliare con colorazione della lamina e disseccamento del grappolo.
 
I sintomi di tale malattia sono ben visibili nei mesi di settembre ed ottobre.
La Flavescenza dorata, per il cui contenimento il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha emanato il D.M. del 31-5-2000, viene trasmessa da un insetto vettore (Scaphoideus titanus) presente nel vigneto da inizio giugno a settembre.
 
L’insetto rimane infettivo per tutta la durata della sua vita e può trasmettere il fitoplasma ad un numero indefinito di piante.
Si ricorda che la trasmissione può avvenire anche attraverso innesto eseguito con materiale di propagazione infetto.
 
La presenza di Flavescenza dorata nel Basso Chiese, con particolare riferimento a Condino, Baitoni di Bondone, Darzo e Lodrone del Comune di Storo, è stata accertata nel corso del monitoraggio mirato condotto dal Centro Trasferimento Tecnologico (CTT) della Fondazione E.Mach per conto dell’Ufficio Fitosanitario.
In queste aree è altresì presente l’insetto vettore.
 
Si segnala inoltre una recente recrudescenza della patologia nel Comune di Arco - località Romarzollo – che richiede, considerata la valenza produttiva della coltura, un tempestivo e mirato intervento volto alla rimozione di ogni singola pianta infetta.
In ottemperanza al citato decreto, i Comuni di Arco, Avio, Bondone, Cavedine, Condino, Lasino, e Storo sono stati dichiarati nel 2012 zone focolaio per Flavescenza Dorata.
 
In queste zone è obbligatorio l’estirpo di tutte le viti sintomatiche o, qualora le viti infette superino il 20% del totale, di tutto il vigneto.
Nei focolai è altresì imposta la lotta allo Scaphoideus titanus che va eseguita con appositi trattamenti insetticidi nella fase post-fiorale nel mese di giugno, conformemente alle indicazione tecniche emanate dal CTT.
 
Questi obblighi di legge sono indipendenti dalla varietà, dal tipo di utilizzo dell’uva e dalla dimensione del vigneto.
Si evidenzia che questa malattia è particolarmente pericolosa e che si sono riscontrati gravi danni in diverse zone viticole italiane rinomate messe in ginocchio per la velocità di diffusione del fitoplasma e l’assenza di cure.
 
Infatti, le viti affette da Flavescenza vanno incontro a perdita di produzione, deperimento e morte.
L’Ufficio Fitosanitario ha già provveduto a comunicare l’obbligo di estirpazione ai proprietari del fondi infetti.
 
Si rammenta che la mancata estirpazione dà luogo a sanzioni amministrative.
Spetta al viticoltore individuare e rimuovere le singole viti sintomatiche agevolati dai tecnici di zona incaricati che stanno provvedendo a controllare e segnare le piante malate con il nastro bianco e rosso.

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