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Centrale Fies, in scena dal 30 giugno al 2 luglio

«Live Works - Free School of Performance», a cura di Barbara Boninsegna e Simone Frangi – Domenica 2 in prima nazionale Harald Beharie, giovane promessa della danza

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La programmazione variegata e stratificata di Centrale Fies propone, attirando un pubblico eterogeneo per età e provenienza, e consolida il suo posizionamento di luogo che si è sempre saputo distinguere anche per la costellazione delle sue curatele.
Il weekend dedicato all’undicesima edizione di «Live Works - Free School of Performance» a cura di Barbara Boninsegna e Simone Frangi con la curatela esecutiva di Maria Chemello, dedicata all’approfondimento pratico e teorico dei confini delle arti performative con 4 curator, 3 esperte internazionali, 28 artiste e artisti tra partecipanti della scuola e guest artists.
Domenica 2 in prima nazionale Harald Beharie, giovane promessa della danza già vincitore di moltissimi premi ma per la prima volta in Italia a Centrale Fies.

«Batty Bwoy» è un’espressione usata in Giamaica per indicare le persone queer. In questa performance, Harald Beharie, artista norvegese di origine giamaicana, se ne riappropria, distorcendo e trasformando il mito del corpo queer per invocare sensibilità demoniache e affascinanti crudeltà, smascherando possibili vulnerabilità in un gioco tra ingenuità e consapevolezza.
Il lavoro trae ispirazione dai miti più diffusi, dai peggiori stereotipi, da sensazioni e fantasie legate ai corpi e alle identità queer, dai testi omofobici di alcune canzoni dance, dai film gialli italiani anni ’70, dalla resilienza della comunità giamaicana Gully Queens – costretta a fronteggiare le conseguenze di un’omofobia dilagante, – da voci dalle comunità queer giamaicane e norvegesi che hanno preso parte al processo di creazione.
 
«Batty Bwoy» attraversa la porosità dei corpi e dei linguaggi, attacca e abbraccia le narrazioni sedimentate attorno alla paura di un corpo queer visto e percepito come una figura perversa, deviante, mostruosa; evoca un essere ambivalente che esiste sul confine di un corpo precario: è potenza liberata, è gioia, folle energia.
L’atmosfera di Centrale Fies può dunque essere nuovamente vissuta a 360 gradi e la sera è possibile cenare nel parco, anche se sprovvisti di biglietti.
 

 
 Da quest'anno Centrale Fies si apre a nuove politiche di vendita biglietti  
Oltre alle moltissime proposte gratuite saranno attive 4 fasce di prezzo da scegliere in base al tipo di relazione che si vuole instaurare con la struttura, all'invito di «Pay what you want».
Non ci sono più prezzi fissi, ad ogni fascia corrisponde non più una categoria, come in passato, di abbonati, operatori, studenti ecc. ma delle azioni che chiunque può scegliere di fare: esplora (5 €), apprezza (10 €), ama (15 €), sostieni (20 €).
 
Durante le tre serate si alterneranno anche le performance dell’artista irlandese Eoghan Ryan (2 luglio) porta in scena una domanda: e se fosse proprio l’anarchia la risposta definitiva all’ordine?
Se l'Anarchia si afferma come risposta all'ordine, con la performance Circle A, Eoghan Ryan pone l'accento sulla parola «risposta».
In altre parole significa mettercela tutta per disfare un sistema.
Alice Giuliani e Camilla Strandhagen (2 luglio) presentano «And everything is as porous as a bodily crack»: la performance contiene tracce e ispirazioni da testi e teorie che indagano il dolore invisibile di alcune malattie croniche, intrecciate alle loro esperienze personali.
La performance attraversa diversi capisaldi teorici, dalla relazione col tempo che le persone con disabilità sperimentano, come anche le persone con stanchezze croniche.
 
Endi Tupja (2 luglio) è un’artista albanese, che vive tra Tirana e Berlino. Per il suo progetto selezionato da LIVE WORKS, «All the missing caregivers or Fascismo all´Acqua di Rose» l'artista approfondisce la sua ricerca sulle tecniche di scrittura performativa e di messa in scena di donne albanesi nel contesto italiano, oscillando tra gli anni '30, gli anni '90 e il presente.
L’artista utilizza la (de)spettacolarizzazione e la dirompenza di diverse forme interconnesse e sottomesse di aree sud-mediterranee per riflettere sul genere, sulla prossimità, sul travaglio e sul periferico, frammentando così dall'interno lo spazio delle proiezioni (post)imperiali italiane.
 
Per il terzo anno consecutivo all’interno di Live Works, Centrale Fies porta avanti «Agitu Ideo Gudeta Fellowship»: affirmative action realizzata con la collaborazione di Razzismo Brutta Storia e il collettivo curatoriale BHMF, che mira all’agevolazione dell’entrata nel mondo delle pratiche performative di artiste e artisti italiani razzializzati, appartenenti a minoranze etniche o con background migratorio.
Pensata come una forma di affirmative action, la Agitu Ideo Gudeta Fellowship che quest’anno è stata vinta da Valerie Tameu, nasce dalla consapevolezza che l’assenza di diversità, nel mondo dell’arte, e non solo, è legata a barriere strutturali concrete sulle quali è necessario agire.
 

 
Una borsa di studio mossa dal bisogno di mettere in crisi e modificare quei meccanismi che materializzano barriere escludenti.
La speciale fellowship titolata ad Agitu Ideo Gudeta è a cura di Barbara Boninsegna, Simone Frangi, Mackda Ghebremariam Tesfau’, Justin Randolph Thompson.
Un modo per rendere più fruibile l’accesso alla formazione e al circuito dell’arte contemporanea a persone che per ragioni materiali e simboliche, ne sono strutturalmente escluse.
 
Una tre giorni di performance degli alumni 2022/2023: Bassem Saad and Sanja Grozdanić, Yoojin Lee, Eoghan Ryan, Alice Giuliani and Camilla Strandhagen, Teo Ala-Ruona and Artor Jesus Inkerö, Thalia Pigier, Endi Tupja, Soukaina Abrour (Agitu Ideo Gudeta Fellowship) che presentano i progetti strutturati durante l’anno e cinque special guest internazionali: Rabih Mroué - Lina Majdalanie - Mazen Kerbaj, Harald Beharie, Nkisi.
Visitabile gratuitamente The Naked Word, la mostra collettiva a cura di Simone Frangi e Barbara Boninsegna che verrà “attivata” durante l’opening con Marco Giordano, Jota Mombaça, Tarek Lakhrissi, Florin Flueras, Alina Popa.

Per partecipare alla free school di LIVE WORKS si incontrano i fellow di entrambe le edizioni, quella attuale e quella a venire. I progetti performativi selezionati tramite la call internazionale quest’anno saranno di: Eloy Cruz Del Prado, Alessandra Ferrini, Liina Magnea, Melis Tezkan with Nil Yalter. Valerie Tameu, è invece l’artista selezionata per l’affirmative action nominata ad Agitu Ideo Gudeta, in collaborazione con Razzismo Brutta Storia di Feltrinelli e con il collettivo curatoriale BHMF. A seguire il medesimo percorso di residenze artistiche e free school anche Mohamed Ali Ltaief, artista selezionato da Consortium Commission Mophradat assieme alla commissione curatoriale di Live Works, dando così l’avvio a una collaborazione tra Centrale Fies e la piattaforma nata per sostenere il “mondo arabo” negli ambiti delle arti contemporanee.
 
Da qualche anno la free school, dapprima immaginata solo per chi avesse passato la selezione di «Live Works», si apre gratuitamente a chiunque voglia parteciparvi previa iscrizione. Quest’anno i tutor saranno docenti, ricercatrici, persone che lavorano nel campo della geografia politica, della saggistica e della ricerca.
Francesca De Rosa (2 luglio) concentra la sua ricerca su studi culturali e visuali e sulle costruzioni dell’alterità nel contesto lusofono, studi linguistici e letterari post-coloniali di lingua portoghese in una prospettiva decoloniale.
I suoi interessi si muovono tra femminismo, studi su razza, bianchezza e diaspora. Oggi è assegnista di Ricerca all'Università di Napoli «L’Orientale».

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