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In sala Guetti la giornata organizzata dal Corecom

A Trento l'annuale Conferenza dell'informazione: «Allarme rosso per le emittenti Tv»

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Le emittenti televisive trentine hanno di fronte nuove forche caudine, dopo quelle già patite con il passaggio dal segnale analogico al digitale terrestre, che costò loro due milioni e mezzo di euro di adeguamento tecnologico.
Lo spauracchio ora riguarda il nuovo switch off, che nel marzo 2022 comporterà obbligatoriamente il passaggio al segnale Dvb-t2: se i cittadini dovranno acquistare un nuovo apparecchietto da connettere alla tv, se non cambiare addirittura il televisore, per le emittenti andrà anche peggio.
Si prospetta infatti un nuovo costo superiore ai 2 milioni di euro, senza che l’ente pubblico abbia per ora previsto alcun tipo di sostegno economico (mentre per gli utenti ci saranno invece dei contributi ad hoc).
 
A illustrare questa transizione è stato oggi pomeriggio Graziano Angeli, patròn di Trentino tv, intervenendo al dibattito organizzato in sala don Guetti dal Corecom.
Il Comitato provinciale per le comunicazioni, organo incardinato presso il Consiglio provinciale, in base alla legge 18 del 2016 deve organizzare ogni anno una «Conferenza dell’informazione», una sorta di termometro del settore giornalistico, ma anche uno strumento tecnico di riflessione sull’attuazione e le criticità della legge stessa, che ha introdotto specifici contributi della Provincia per le tv, le radio e le testate online provinciali.
 
Se questo sistema di sostegno al pluralismo dell’informazione si conferma ben congegnato, le tv segnalano invece questo grande pericolo che incombe, legato all’aggiornamento tecnologico imposto dallo Stato.
Se Trentino tv e Rttr non arriveranno alla primavera 2022 con oltre 100 ripetitori distribuiti sul territorio e con una copertura minima del 90% del nuovo segnale Dvbt2, dovranno spegnere le frequenze.
 
Angeli – assieme poi a Daniele Demarchi, editore di Rttr – ha denunciato che lo Stato ha provocato questo terremoto per fare spazio nell’etere alle frequenze del 5G, da cui ha già ricavato 6 miliardi e mezzo di euro, concedendole alle compagnie di telefonia mobile.
Dei contraccolpi subiti dalle emittenti televisive locali i Governi non si sono occupati, ma senza un sostegno - hanno argomentato i tycoon trentini - le aziende potrebbero capitolare.
 
In Italia le tv erano 1.500 nel 1990 (12 in Trentino), si dimezzarono dopo che la legge Mammì introdusse l’obbligo di contenuti giornalistici professionali, poi si ridussero ulteriormente alla metà per effetto dell’oneroso switch-off verso il digitale terrestre.
«Ora – ha detto Angeli – il nuovo passaggio tecnologico si prevede possa falcidiare nuovamente il settore.
«Se non si vuole che in Trentino l’informazione televisiva sparisca o diventi un monopolio, urge un intervento della Provincia.»
 
Demarchi ha fatto presente che le aziende del settore già pagano un pesante handicap nei confronti di quelle di altre regioni italiane, perché l’orografia del Trentino impone loro di piazzare sul territorio un numero di ripetitori molto più elevato.
Alla conferenza – aperta al mattino dal saluto del presidente del Consiglio provinciale, Walter Kaswalder, che ha riconosciuto l’importanza strategica di una buona informazione - era presente per il governo provinciale Roberto Failoni.
 
L’assessore, anche a nome del collega Achille Spinelli, ha aperto una porta: «Cercheremo in tutti i modi – ha detto – di darvi risposte, tanto più che entro la prossima primavera contiamo di rimodulare l’impianto della legge 6 e quindi il sistema degli incentivi alle imprese.»
Il dibattito, cui ha partecipato Stefano Elena, editore di Nord Est Quotidiano, ha riservato attenzione anche al tema delle minoranze linguistiche. Angeli ha spiegato di dedicare un canale tematico, Tml, a mocheni, ladini e cimbri, con un tg settimanale per ciascuno dei tre idiomi.
Rttr ha puntato invece sul mezzo radiofonico con 3 programmi settimanali che vanno in onda da un paio d’anni a questa parte.
 
La conferenza d’informazione ha occupato anche l’intera mattinata con una riflessione a più voci sull’ostico rapporto tra adolescenti e informazione al tempo dei social network. Il Corecom - composto dal presidente Marco Sembenotti, da Adele Gerardi e da Alessio Marchiori - ha poi dato spazio all’illustrazione del recente protocollo d’intesa Pat-Ordine giornalisti-Sindacato giornalisti-Assostampa, grazie al quale i giornalisti stanno entrando nelle scuole per far conoscere agli studenti un oggetto misterioso: il giornale. A illustrare lo stato dell’arte c’erano Mauro Keller, Rocco Cerone e Patrizia Belli.

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