«Maglia azzurra»: il cielo trentino oggi si è tinto di azzurro
Si è svolta in Provincia la tavola rotonda che ha portato alla rinascita della sezione trentina dell'Associazione Atleti Olimpici Azzurri d'Italia

In questo sabato di metà novembre
Trento si riscopre Città sportiva.
Di più, il Trentino tutto si riscopre terra di sport, terra di
grandi figure del passato e del presente che la ricostituita
sezione nostrana dell'Associazione Atleti Olimpici Azzurri d'Italia
ha voluto riunire in una giornata densa di emozioni, in cui il
ricordo di un glorioso passato ha permesso di rivivere forti
momenti e di rilanciare un intero movimento verso il futuro.
Si è parlato di Trento Città dello Sport, di tecnici e di
dirigenti, della "fame" degli atleti, oggi forse minore di un
tempo, del ruolo che lo sport ha e deve avere nella società, come
promozione sociale e turistica, certamente, ma anche e soprattutto
come cultura del miglioramento, nel confronto degli altri e nel
confronto con se stessi per il raggiungimento di grandi e piccoli
traguardi.
È stata una giornata intensa, quella odierna, nella sala Depero
della Provincia Autonoma di Trento, teatro dell'attesa tavola
rotonda «Maglia Azzurra», che ha tenuto a battesimo la rinascita
dell'Associazione Atleti Olimpici Azzurri d'Italia presieduta da
Dody Nicolussi, ex atleta ed ora giornalista di Sky Sport, nonché
principale artefice dell'apprezzata iniziativa, e moderato da Diego
Decarli, presidente dall'Unione Giornalisti Sportivi del Trentino
Alto Adige (USSI).
Dalla costruttiva esperienza dell'ex atleta ed ora direttore
agonistico della nazionale di combinata nordica Ivo Pertile a
quella aurea e trionfale del pallavolista del secolo Lorenzo
Bernardi, passando per quelle (altrettanto formative ed
emozionanti) dell'allenatore della squadre azzurre giovanili di
nuoto Walter Bolognani, della psicologa dello sport Daniela Cavelli
e del direttore eventi speciali di Sky Sport Giovanni Bruno: un
concentrato di emozioni in "Maglia Azzurra". Un'emozionante sfilata
di successi (e, perché no, anche sconfitte), di aneddoti e ricordi,
con la maglia azzurra a fare da comun denominatore.
Un sogno azzurro che nasce da bambini su un campo di gara o davanti
ad una tv, come ha spiegato Pertile, lui che la sua vittoria
(sfumata da atleta) l'ha conquistata da tecnico, portando
all'Italia la prima medaglia olimpica della storia nella combinata
nordica grazie ad Alessandro Pittin (bronzo a Vancouver).
«Le ferite da atleta mi sono servite come motivazioni per la
carriera da tecnico, - ha detto Pertile, ricordando che - anche i
vincitori collezionano più sconfitte che vittorie e che le case si
costruiscono con mattoni e cemento, ma la differenza la si fa con
le persone che ci lavorano.»
«È difficile per un giovane capire i valori della maglia azzurra -
ha aggiunto Walter Bolognani, - servono grandi motivazioni e
stimoli, che un allenatore deve saper dare, con la famiglia nel
ruolo di braccio destro e senza mai dimenticare l'importanza del
gruppo, indispensabile in uno sport individuale come il nuoto.»
Uno sport fatto di regole, che, come ha sottolineato mister secolo
Lorenzo Bernardi, sono state la chiave del suo più grande successo,
quello iridato conquistato a Rio de Janeiro nel 1990.
«Quando arrivò l'allenatore Velasco il suo primo passo da tecnico
fu quello di imporre il rispetto delle regole, ovvero quello che
mancava: il nostro successo di squadra si spiega principalmente
così.»
Il segreto del successo?
«Mi allenavo quotidianamente per essere meglio di me stesso» - ha
concluso Bernardi, esempio da seguire i giovani sportivi.
Ma per vincere da "grandi"...da piccoli bisogna prima giocare,
divertirsi e socializzare - ha spiegato la psicologa dello sport
Daniela Cavelli - con la soddisfazione di indossare la maglia di
una squadra, che implica il rispetto delle regole, prerogativa che
è ormai rimasta al solo sport, in grado di insegnare cos'è una
regola e di insegnare a rispettarla.»
Infine, spazio alle emozionanti immagini e racconti di Giovanni
Bruno, vera e propria icona della tv sportiva italiana, che, come
egli stesso ha tenuto a sottolineare, «deve saper raccontare le
fatica dell'atleta, della sua famiglia, dell'allenatore, attraverso
volti, immagini e gesti, perché questo è lo sport».
Nel pomeriggio, i lavori sono proseguiti con una sorta di tavola
rotonda, per dar voce alle parole dei protagonisti, degli atleti;
per dare spazio alle emozioni con il concetto di fondo che la
rinnovata sezione trentina dell'Associazione Atleti Olimpici
Azzurri d'Italia possa e debba contribuire a far crescere il
movimento dello sport nostrano, mettendo a disposizione dei giovani
di oggi l'esperienza, il bagaglio culturale, la passione che i
grandi del passato portano con sé.
Ma non solo, attraverso loro cercare risorse, sottolineare temi
critici presso le istituzioni, per far sì che la conoscenza e
consapevolezza del passato possa garantire un futuro altrettanto
florido.
«Il mio sogno e non lo nascondo è che un domani Trento possa
davvero diventare Città dello Sport» - confessa dal palco Dody
Nicolussi e attorno a questo concetto si concentrano i discorsi, i
ragionamenti, le argomentazioni dei presenti.
Il minor spirito di sacrificio dei giovani del giorno d'oggi da una
parte, un progressivo decadimento dell'importanza della figura del
tecnico dall'altra.
Proprio sul binomio tra tecnici e dirigenti, figure necessarie per
garantire un futuro all'attività sportiva, si inseguono
considerazioni. Pertile, Bolognani e Bernardi non nascondono
perplessità e preoccupazioni sullo stato di salute dello sport
italiano, indicando possibili soluzioni, possibili modalità di
intervento.
E la parola passa quindi agli atleti: Franco Nones, Lara Magoni,
Lidia Trettel, Maurizio Fondriest, Francesco Moser, Antonella
Bellutti, Melania Corradini, Francesca Dallapè, Lorenzo Bernardi
con il contributo di Giovanni Bruno e della stessa Dody
Nicolussi.
Questi i protagonisti della discussione, pronti a portare le loro
esperienze, considerazioni, ricordi ed emozioni legati alla maglia
azzurra, alle partecipazioni olimpiche e mondiali.
Tanti ricordi, tante immagini, qualche confronto fondamentale
«perché, - lo sottolinea proprio Ivo Pertile, - è dalla curiosità,
dalla volontà di migliorare, di confrontarsi con l'esterno che un
tecnico può crescere, può migliorare. Ed il suo ruolo è
fondamentale e imprescindibile perché solo tramite una struttura
tecnica preparata e competente si può pensare ad un futuro
vivo.»
Si chiude così la positiva esperienza di «Maglia Azzurra», un
convegno che ha saputo rilanciare il Trentino dello Sport e aprire
nuove prospettive per il futuro.
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