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«Festival Altrotempo», Messner-Cremonesi sull'Europa

«Il futuro sta nelle regioni» – E per Messner il doppio passaporto italo-austriaco va dato anche ai Trentini

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Due ore di chiacchierata di fronte a Forte Larino con 500 persone rimaste ad ascoltare Reinhold Messner e Lorenzo Cremonesi, incuranti persino del violento acquazzone che poco prima delle 18 si è scatenato sulla Valle del Chiese.
Un incidente di percorso rintuzzato dai vigili del fuoco volontari che hanno approntato a tempo di record dei gazebo per riparare il pubblico, finito anche sotto gli alberi e nelle costruzioni collaterali al Forte.
 
Il quinto Festival Altro tempo voluto dall’area cultura del Consorzio Turistico si è rivelato un successo capace di catalizzare l’attenzione di centinaia di persone provenienti non solo dalle Giudicarie ma dall’intero Trentino e dalle province limitrofe.
Molti i temi affrontati da Messner e Cremonesi, stuzzicati dal giornalista Diego Decarli, in un confronto capace di ammaliare letteralmente il folto pubblico con molti temi e sfaccettature: dalle vicende storiche della Guerra 14-18, alle attuali situazioni nel Medio Oriente dove tuttora si combatte come 100 anni fa sulle montagne a 6.000 metri di quota tra Pakistan e India, alle tracce lasciate dal primo conflitto Mondiale in Valle del Chiese affrontate dall’inviato del Corriere Lorenzo Cremonesi, ai temi anche prettamente più regionali (dalla vicenda del doppio passaporto al futuro dell’Autonomia) al centro dei vari interventi di Reinhold Messner.
 
Sul tema del secondo passaporto Italia-Austria, di cui si parla in alto Adige, Messner è stato molto diretto.
«Tale opportunità va data anche ai Trentini. A me in realtà non serve – ha chiarito – io sono contento di quello che ho e caso mai vedo in futuro, non per me ma per i miei figli, l’introduzione di un passaporto europeo.
«Però se a Vienna e a Roma viene deciso che i sud tirolesi di lingua tedesca e di lingua italiana possono averli, tale opportunità deve essere data anche ai sudtirolesi di lingua italiana e in particolare ai Trentini.
«La popolazione del Trentino ha difeso la propria Heimat, parte del regno austroungarico fra il 1914 e il '18. Chi vive in questa terra, una volta chiamata Welchtirol o Suedtirol, che allora non era Bolzano ma il Trentino, che ne deve aver diritto.
«Non vogliamo un’altra lite solo perché qualcuno ha l’idea di dare il passaporto solo ad un gruppo o a due gruppi linguistici. Non si può dividere il gruppo italiano tra Trentino e Bolzano. Va dato a tutti.»
 
E poi il futuro dell’Autonoma del Trentino Alto Adige, al centro costantemente del dibattito politico, locale e nazionale. “Il futuro dell’Autonomia sta soprattutto nel fatto che noi siamo un esempio per l’Europa.
Un’Europa delle Regioni, non degli Stati, – ha aggiunto Messner. – Noi abbiamo già due culture, parliamo almeno due lingue, e se noi popolazione europea non accettiamo la possibilità che per tutte le etnie ci possa essere posto e che per tutte le culture ci debba essere rispetto, non ce la faremo.
«Noi siamo l’esempio di un futuro dell’Europa che con queste premesse funzionerà.»
 
Per Lorenzo Cremonesi «guardando alla Guerra, guardando alle nostre Alpi, a quello che è stato lo specifico della Guerra sulle Alpi e sul Trentino, oggi emerge nettamente la necessità di valorizzare l’Europa unita.
«Quanto sarebbe triste tornare ai vecchi confini: Si alle regioni no alle Nazioni, sì all’Europa unita no ai nuovi nazionalismi, – ha proseguito l’inviato del Corriere della Sera. – Il nostro discorso è stato molto simile e abbiamo trovato un pubblico entusiasta.
«Il messaggio che viene da questi forti è guardate com’era triste com’era limitante e limitata l’Europa, divisa e frazionata nei confini.
«Tra l’altro questi forti, che sono in queste valli su luoghi storici, su luoghi storici di conflitti quasi di tribù, a me ricordano molto le vicende della Libia, delle sue tribù.
«Il dramma della Libia in questo momento, parlo da inviato di guerra in un paese che ci riguarda da vicino, vedi la vicenda degli immigrati, sono le lotte tribali, quasi familiari.
«Quanto avvenuto nel Medioevo anche qui in Europa.»
 
Cremonesi ha enfatizzato il valore dei Forti, al centro negli ultimi anni di importanti azioni di recupero da parte della Provincia autonoma e delle amministrazioni comunali.
«Tutto questo va bene è un memento. Conoscere la nostra storia, la storia di questi forti, vedere quanta gente ci ha perso la vita non tanto tempo fa, parliamo di tre generazioni, ci conferma quanto è importante tenerli e raccontarli, per superarli in un’ottica di Europa unita.»
È stato insomma un incontro a tutto tondo incentrato sulla Cultura, sulla storia con una riflessione profonda e attuale sui significati della Grande Guerra, a cento anni di distanza dalla sua fine. E uno sguardo rivolto al futuro, alle nuove opportunità di crescita sociale, culturale, economica e turistica.
 
La declinazione La forza di rinascere voluta dall’area cultura del Consorzio Turistico ha volturo collegare metaforicamente la situazione della Valle del Chiese di 100 anni fa alla forza di «rinascere» e diventare luogo di aggregazione, cultura, eventi, mostre, grazie agli interventi di recupero promossi dalla Provincia autonoma di Trento, dal Bim, delle amministrazioni comunali, dalle associazioni e dalla Comunità di valle.
L’appuntamento di sabato ha completato il primo momento di approfondimento del Festival L’Altro tempo ospitato a metà luglio nell’altrettanto affascinante location delle trincee di San Lorenzo a Condino, nel comune di Borgo Chiese.
A rendere possibile la quinta edizione del festival l’Alto tempo sono stati Comunità di Valle delle Giudicarie, Bim del Chiese, Comuni di Sella Giudicarie, Valdaone e Borgo Chiese, Associazione Le Busier, Comunità Handicap Roncone, Coro Cima Ucia, Carabinieri in congedo e Vigili del Fuoco volontari di Lardaro, Roncone, Bondo e Breguzzo, il Gruppo Alpini di Condino, il Museo Grande Guerra in Valle del Chiese, e il Coro Azzurro di Strada.

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