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Al Festival dello Sport, Alberto Tomba: il più grande

Il fenomeno dello sci italiano e mondiale, restio ad apparizioni pubbliche e televisive, ha fatto un grande regalo al pubblico del Festival dello Sport di Trento

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Una «bomba» di simpatia. Alberto Tomba non tradisce le attese e ripaga con battute e gag il pubblico del Festival dello Sport che lo ha atteso anche per ore in fila all’ingresso del Teatro Sociale.
L’Albertone dello sci, 50 vittorie in carriera, Coppe del Mondo e Olimpiadi nel palmarès, ha ricevuto un’ovazione all’ingresso sul palco e cori da stadio.
Un fenomeno dello sci e un personaggio anche fuori dalle piste. «Zurbriggen? È sparito, non lo sento da tanto. Con Girardelli ci sentiamo. Ma quando eravamo rivali scherzava poco».
 

 
Durante l’intervista con Gianni Valenti, direttore scientifico del Festival, Tomba cerca spesso la sponda in platea di Gustav Thoeni, quasi un fratello maggiore per lui.
Albertone guarda il teatro pieno e si rivolge all’ultimo ordine di palchi: «Fa freddo lassù? Dove siete, a Campiglio?».
Una delle sue piste preferite, protagonista di gustosi amarcord, nel finale di serata, con Thoeni salito sul palco e Lorenzo Conci, presidente del Comitato 3Tre.
Lo slalom di Madonna di Campiglio quest’anno per concomitanza con le gare altoatesine, slitta all’8 gennaio, ma dal 2020 tornerà alla tradizionale data del 22 dicembre.
«Tomba è riuscito a trasformare la 3Tre del 1988 – ha ricordato Conci – in uno stadio da 40.000 spettatori. Ha portato il tifo del calcio in una disciplina come lo sci. E Thoeni prima di lui.»
 

 
Atleta anomalo, corporatura robusta, peso importante, origini cittadine (Bologna), esordi su piste appenniniche e non alpine.
Tomba «la Bomba», classe 1966, nello sci professionistico dal 1984 al 1998, estroverso e istrionico come sempre, ha ricordato – aiutato da filmati, dalla sua memoria con la passione per i numeri, e da Gianni Valenti – squarci indimenticabili della sua straordinaria carriera.
Le prime gare giovanili alla Montagnetta di San Siro, la vittoria allo slalom di Calgary nel 1988, e poi il bis nel gigante, che portò all’interruzione dell’incrollabile Festival di Sanremo; l’esultanza in pantaloncini e canottiera gialla a Bormio ’95. Tomba, un innovatore: nel 1991 fu il primo a sciare con il caschetto.
 

 
«In gigante andavo a 100 km/h all'ora e per vincere serviva passare il più vicino possibile ai pali, ma erano duri, – ha raccontato Albertone. – Quanto è ripido il muro di Wengen.» Ha poi confessato con ironia.
«Disegnava la pista, pulito, come un binario, – ha osservato Valenti. – Merito del mio peso» ha replicato Tomba.
«Che ha anche confidato alla platea del Festival che il suo idolo da bambino era Ingemar Stenmark, che usava uno scafo degli scarponi durissimo e pur avendo il 44 e mezzo di piede usava una scarpetta interna misura 43.
«Mi allenavo nella seconda metà della mattina perché prima faceva troppo freddo, anche -30°». E via ancora, altri aneddoti, risate strappate al pubblico con il suo disincanto e tutta la sua bolognesità.
«Mi sono ritirato a 32 anni perché ero stanco, stressato. Avevo vinto tanto. I ritmi erano troppo alti. I media mi inseguivano anche in bagno. Forse sarei tornato due-tre anni dopo, ma nello sci è dura».

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