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Trento Film Festival, la Genziana d’oro a «La Grande-Messe»

ll «Premio CAI al film italiano «La regina di Casetta» – Il «Premio Città di Bolzano» a «Bruder Jakob, schläfst du noch?»

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Il senso della comunità conquista con ironia la 67ª edizione del Trento Film Festival con il documentario «La Grande-Messe» di Méryl Fortunat-Rossi e Valéry Rosier.
La giuria internazionale, composta da Charlène Dinhut (Francia), Ed Douglas (Gran Bretagna), Arūnas Matelis (Lituania), Eliane Raheb (Libano), Giulio Sangiorgio (Italia), ha assegnato infatti a «La Grande-Messe» (Belgio/Francia, 2018, 70’) il prestigioso Gran Premio «Città di Trento» Genziana d’oro Miglior film con la seguente motivazione:
«Un racconto sapientemente ritmato su identità, nazionalismo, invecchiamento e lutto.
«Il film indaga l'appassionato fanatismo di un gruppo di tifosi di ciclismo provenienti da tutta la Francia, che condividono l'amore per una delle più famose gare di ciclismo al mondo: il Tour de France. Con l'avvicinarsi della gara, i registi Méryl Fortunat-Rossi e Valéry Rosier, svelano le vite di un'anziana generazione impegnata in una riflessione su quello che loro, e la Francia, sono diventati.»
 
«Ho accolto con piacere la notizia della vittoria della Genziana d’oro da parte de La Grande-Messe – ha evidenziato il presidente del Trento Film Festival, Mauro Leveghi – perché è un’opera originale e coinvolgente, dove, in un ambiente di montagna dalla bellezza straordinaria, i veri protagonisti sono questa volta gli spettatori di un evento ciclistico di richiamo mondiale, il Tour di France, che fa da sfondo alla storia.
«Attraverso il loro entusiasmo, le emozioni, la semplicità dei loro gesti dettati da ritmi lenti, i protagonisti del film, avanti con l’età, trasmettono il senso della comunità, il piacere dello stare insieme, sublimando il significato dell’attesa.
«Valori che sono stati al centro di questa edizione del festival e che costituiscono anche una filosofia, un modo di approcciarsi alla montagna, secondo la quale ciò che è importante e premiante è il percorso, da fare insieme, non la cima in quanto tale.
«Anche questa volta la montagna unisce, creando una comunità d’intenti e la condivisione per la bellezza di un ambiente naturale che ognuno di noi ha il dovere di preservare.»
 

 
Il «Premio del Club Alpino Italiano Genziana d’oro Miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna» è stato assegnato al documentario «La regina di Casetta» di Francesco Fei (Italia, 2018, 80’) con la seguente motivazione:
«La giuria vuole complimentarsi con il regista per la sensibilità con la quale ha guidato il pubblico alla scoperta della vita privata di Gregoria, una ragazza che sta crescendo in un paesino di montagna.
«Il film segue la protagonista per un anno, evidenziando le sfide che è costretta ad affrontare per restare nel suo bellissimo paese circondato dalla natura, che lei considera il posto più bello al mondo.
«Allo stesso tempo poetico e contemplativo, La regina di Casetta trasmette un messaggio di resistenza per tutte quelle comunità che vogliono continuare a vivere in montagna.»
 
«Il coraggio e la coscienza dell'identità delle proprie radici – ha dichiarato il presidente generale del CAI, Vincenzo Torti – non conoscono età: ce lo dimostra la protagonista del film «La regina di Casetta» che, proprio come era nelle intenzioni del Club alpino italiano quando ha aperto l'attribuzione dalla propria Genziana d'oro anche ai film che valorizzano, oltre all'alpinismo, le popolazioni e la vita nelle terre alte, guarda all'amore per la “propria” montagna.
«Non occorre avere alle spalle una vita dalla quale non ci si vorrebbe staccare, talvolta anche per una consuetudine di quotidianità: basta invece avere forte nel cuore la convinzione che la montagna dove si è nati ha bisogno di noi tanto quanto noi abbiamo bisogno di lei.
«La giovanissima protagonista non ci insegna l'attaccamento nostalgico, ma la visione verso il futuro.»
 

 
Il «Premio Città di Bolzano Genziana d’oro Miglior film di esplorazione o avventura» è andato a «Bruder Jakob, schläfst du noch?» di Stefan Bohun (Austria, 2018, 80’) con la seguente motivazione:
«Questo commovente film, la storia di quattro fratelli cresciuti insieme nelle montagne del Tirolo - tra cui lo stesso regista Stefan Bohun - e del loro tentativo di comprendere e fare i conti con il suicidio del quinto di loro, è a suo modo anche un'esplorazione.
«Attraverso il tempo, riguardando i filmati della loro infanzia e confrontandosi sui reciproci percorsi, e lo spazio, viaggiando dalle loro montagne alla lontana città dove viveva il fratello, i quattro analizzano la loro relazione con Jacob e tra loro, prima di tornare sulla montagna che scalarono insieme da ragazzi.»
 
La «Genziana d’argento Miglior contributo tecnico – artistico» è andata a «Riafn» di Hannes Lang (Germania, 2019, 30’).
«Una meravigliosamente ritmata raccolta di canzoni, suoni e richiami – si legge nella motivazione della giuria - che i pastori delle montagne usano per comunicare tra loro e con i loro animali.
«Considerato il tema, la colonna sonora di questo film è fondamentale.
«Il suono e il montaggio sono eccezionali e contribuiscono enormemente al successo del film, creando l'impressione complessiva di uno spontaneo concerto di montagna.»
 
La «Genziana d’argento Miglior cortometraggio» è andato a «Stations» di Julien Huger (Francia, 2018, 23’) «per le sue immagini mozzafiato – si legge nella motivazione della giuria - e per il suo approccio artistico molto originale, il film è capace di trasformare le immagini dell'attività di una stazione sciistica invernale in astrazioni, sensazioni ed emozioni, mostrandole come vani tentativi da parte degli umani di addomesticare montagne quasi soprannaturali.
«Attraverso l'uso raffinato e intenso delle immagini e della musica, al termine del film i monti diventano un varco che connette l'umanità al cosmo.»
 
Il «Premio della Giuria» è stato assegnato a «The Border Fence» di Nikolaus Geyrhalter (Austria, 2018, 112’):
«Un documentario che è un saggio preciso sul presente.
«Un forum di confronto tra opinioni, che accoglie la voce dei cittadini, li osserva al lavoro, costruisce un possibile popolo e ascolta un coro discordante di parole e impressioni sul tema dei migranti.
«Un grande film politico, complesso e contraddittorio, che si contrappone al discorso politico semplificato trasmesso dai media.»

La giuria ha inoltre assegnato la «Menzione speciale a Beloved» di Yaser Talebi (Iran, 2018, 61’) sulla straordinaria figura di Firouzeh, una donna di ottant’anni che vive immersa nella natura tra le montagne dell’Iran.
«La giuria vuole inoltre conferire una menzione speciale al documentario Beloved e complimentarsi con il regista per aver ritratto il coraggio di una signora di ottant’anni che vive da sola sulle montagne della Turchia, sopravvivendo con difficoltà insieme alle sue mucche, alle quali è legata come fossero i suoi figli.
«Mentre i suoi veri figli non le fanno mai visita, lei continua ad aiutarli attraverso il duro lavoro, garantendo loro un’eredità.
«Riprendendo la vita di questa donna in diverse stagioni, il regista offre un ritratto onesto del coraggio di una madre.»
 
Anche la direttrice del festival, Luana Bisesti, si è detta contenta per il fatto che il senso di comunità, valore che contraddistingue da sempre il Trento Film Festival, sia emerso nei premi assegnati dalla giuria internazionale.
«Una voglia di stare insieme e di condivisone – ha detto Luana Bisesti – che è stata testimoniata sia dalle sale cinematografiche sempre piene, ma anche dalla grande partecipazione di pubblico a tutti gli altri eventi del festival, dalle mostre, alle serate evento, dai caffè scientifici, agli eventi per il Marocco, alle iniziative per i più piccoli al Parco del Mestieri.
«Il festival, in questo senso, ha dimostrato ancora una volta come rappresenti un momento di riflessione e d’incontro, dove ognuno può percorrere itinerari a seconda delle proprie passioni e interessi, scambiando opinioni, programmi, progetti, amicizie.
«Un festival sempre più internazionale, dove il nostro territorio si apre al mondo, diventando laboratorio del mondo della montagna e delle sue culture.»
 
«Le scelte della giuria del concorso – ha evidenziato il responsabile del programma cinematografico del festival, Sergio Fant – ci rallegrano perché colgono la combinazione di rilevanza tematica, originalità formale e forza dei racconti che cerchiamo di mettere in evidenza con la varietà dei film selezionati.
«Inoltre, dopo tante Genziane andate a film girati sulle montagne di tutto il mondo, i premiati di quest’anno ci riportano tutti su Alpi e Appennini, come a ricordaci che l’attenzione, la cura per i territori di montagna iniziano necessariamente da quelli che abbiamo più vicini, che viviamo ogni giorno, e non solo

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