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Il Trentino Rock, dai favolosi anni Sessanta a oggi/ 2

Gli anni in cui la Beat Generation immaginò la pace. Dal primo settembre sulle nostre pagine

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I mitici anni Sessanta, come ormai sono stati consegnati alla storia, hanno rappresentato il decennio del più importante rinnovamento generazionale che il secolo scorso abbia mai conosciuto.
Gli eventi socio-politici e culturali di quegli anni avrebbero infatti influenzato e modificato profondamente valori, aspirazioni e stile di vita delle future generazioni.
La generazione, nata nel dopoguerra, in quegli anni si avvia alla maggiore età e vuole tagliare con un passato di sangue e di privazioni imposte da mezzo secolo di inutili e sanguinosissime guerre mondiali.
La musica diventa presto il linguaggio internazionale che tutto il mondo capisce senza bisogno di traduzioni o di cultura comune. La protesta corre sul pentagramma più veloce che su qualsiasi altra portante.
Nasce in quegli anni la Beat generation, che si nutre di Rhythm and blues e di musica pop.

Fanno da sfondo a questo importante decennio l'inizio delle lotte per i diritti civili dei neri e di altre minoranze, il rifiuto della guerra del Vietnam e lo shock provocato dalla prematura morte del presidente Kennedy, che in qualche modo rappresentava il sogno dell'umanità, come naturale estensione di quello americano.
Con lui se ne vanno presto anche papa Giovanni e Kruscev, ultime appendici piene di buona volontà, ma di un secolo che doveva chiudere in fretta.
Per far posto ai giovani.

In quegli anni si vedono le prime minigonne, sintomo di ribellione e di libertà. I benpensanti di allora vedevano solo le sconce minigonne e non l'intera rivoluzione avviata da Mary Quant, che aveva fatto diventare moda gli indumenti meno costosi, tra i quali anche la maglietta e la gonna…
I capelli lunghi sono stati la cosa meno costosa per i giovani che volevano protestare.
A vent'anni dalla fine della guerra, era tutto in fermento.
Tutte le forme artistiche spiccano il volo, tagliando con il passato. È la corsa verso la Libertà.
In quel decennio si formano i primi movimenti hippie a San Francisco, che avranno il pieno riconoscimento a Woodstock, teatro del più grande evento rock della storia della musica. Spontaneo. Imprevedibile. Libero.
Si sta andando verso quello che passerà alla storia come Sessantotto, voluto da tutti i ragazzi di allora, anche se poi le Sinistre se ne sono appropriate la paternità.

Ovvio che anche il sonnolento e bacchettone Trentino diventasse teatro di quella rivoluzione. L'Università di Sociologia, voluta con forza da Bruno Kessler per orientare la nostra cultura al Terziario, divenne presto la sede dell'Intelligentia della contestazione giovanile come Parigi e Londra.
«Ce-n'est qu'un début continuons le-combat…»
Mao, Marx, Marcuse divennero presto gli idoli dei giovani di Via Verdi. Tutti sognavano di diventare come Che Guevara. E, sebbene, la gente di allora oggi non ricordi più chi fosse Marcuse e abbia sepolto il mito del Che, in quei tempi tutti, tutti, erano scesi in strada per tagliare con il passato.

È in quei favolosi anni Sessanta che a Trento si inseriscono nella Beat generation il Rhythm 'n Blues, il pop e il rock.
I musicisti trentini di allora, parte fondamentale di quella spontanea innovazione, hanno lasciato un segno indelebile per le future generazioni, insegnando che nella vita ci si deve proporre, a volte imporre, che si deve provare, si deve credere in se stessi, che si deve provare ad essere protagonisti nella società.
Il boom economico, che nel 1964 sembrava affievolirsi, in realtà aveva insegnato che tutto era possibile, che tutto era realizzabile. Che al di là delle nuvole c'era il blu del cielo, che la pioggia stava cessando
È di quegli anni il motto «L'ho sognato, quindi posso farlo».

In verità, non abbiamo realizzato molti sogni e, anzi, abbiamo scoperto che più il mondo cambia e più resta uguale.
Ma ci lascerete il merito di aver abbattuto il Muro di Berlino? Di aver fatto un'Europa (per quanto fragile) Unita? Di aver messo l'individuo al centro del Mondo? Di aver cancellato gli schemi per anelito di libertà?
John Lennon codificò la generazione del Sessantotto con la canzone simbolo di quell'epoca, «Imagine». Lui non ci ha fatto sognare la pace, l'ha fatta immaginare.
«Niente per cui valga la pena uccidere, niente per cui valga la pena morire



Imagine

Immagina

Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today...

Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace...

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world...

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one

Immagina non esista il Paradiso
Provaci, è facile…
Nessun inferno sotto di noi,
Sopra di noi solo il Cielo
Immagina che la gente
viva alla giornata...

Immagina non ci siano nazioni,
Non è difficile da fare…
Niente per cui valga la pena uccidere o morire.
E nessuna religione.
Immagina che tutti
vivano la loro vita in pace...

Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo.
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno solo.

Immagina un mondo senza proprietà.
Mi meraviglio se ci riesci…
Senza avidità e senza fame.
La fratellanza tra gli uomini
Immagina tutta la gente
Che condivida il mondo intero...

Puoi dire che sono un sognatore
Ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
E che il mondo diventi uno solo.


Gianci Virgillito, primo musicista che affronteremo in questa fantastica storia della musica popolare del Trentino, è l'incarnazione vivente di quegli anni.
La sua storia, con quella dei Flying Drakes e dei Britanni, nella prima puntata, che sarà online dal 1° settembre.

Roberto Conci
r.conci@ladigetto.it

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