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Oggi ricorre il 215° anniversario della nostra bandiera

Il tricolore, che secondo gli storici nacque a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, è ora più che mai il simbolo della parte migliore del nostro Paese

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l 7 gennaio di ogni anno la bandiera italiana è protagonista della giornata nazionale della bandiera.
La sua storia risale alle campagne napoleoniche, quando in Italia si diffuse il tricolore francese per identificare i rivoluzionari.
Non abbiamo grandi certezze su come si cambiò il blu col verde, perché per gli Italiani dell'epoca la bandiera dello Stato non era presa in grande considerazione. Era solo l'emblema della dinastia di nobili regnante in quel momento, o al massimo di utilità militare, ma non aveva, come avrebbe avuto dall'Ottocento in poi, il significato di simbolo dell'unità nazionale e del sentimento patriottico.

Sappiamo che il verde simboleggiava, come in Francia, la speranza. Ma ci sono decine di altre motivazioni che attribuiscono al verde valori importanti, anche se improbabili per l’epoca.
Noi in questa commemorazione vogliamo attribuire la scelta del colore verde così come ci venne insegnata a scuola secondo la versione ufficiale, quindi certamente non storica. Secondo questa versione, con l’avvento delle armate di napoleone, più di una città decise di preparare centinaia di bandiere tricolori, bianco rosso e blu.
Pare che una città dell’Emilia non avesse il tessuto blu ma solo quello verde e venne fatta così. La versione italiana piacque sia a Napoleone che agli italiani rivoluzionari e da allora divenne il simbolo dell’Italianità.
 
I Savoia sposarono il tricolore, inserendovi lo stemma nella parte bianca della bandiera.
Con la fine della monarchia, lo stemma sabaudo venne tolto. 
Ma, con la Repubblica, la Bandiera venne relegata per decenni a semplice indicazione di stato, o di appartenenza sportiva, in quanto veniva vissuto come aspetto esteriore di quel nazionalismo che aveva portato alla Seconda guerra mondiale. In questo furono le sinistre a giocare un ruolo importante.
Poi però, grazie al presidente della Repubblica Ciampi, vennero sdoganati sia la bandiera che l’inno nazionale. Se quest’ultimo non è sancito dalla Costituzione, la prima lo è fin dal 1947.
Infine venne istituita la Giornata della bandiera dalla legge nº 671 del 31 dicembre 1996, che ne fissò la nascita in data 7 gennaio 1797.
 
La legge riconosce un fatto storico. A Reggio Emilia, il 27 dicembre 1796, si riunì un'assemblea di 110 delegati presieduti da Carlo Facci per decretare la costituzione della Repubblica Cispadana, comprendente i territori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia.
Ad avanzare la proposta di adozione di una bandiera verde, bianca e rossa fu Giuseppe Compagnoni, che per questo è ricordato come il «Padre del Tricolore».
Nel Verbale della successiva riunione del «7 gennaio 1797» si legge:
«… Compagnoni fa mozione che lo stemma della Repubblica sia innalzato in tutti quei luoghi nei quali è solito che si tenga lo Stemma della Sovranità. Decretato.»
«... Fa pure mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Viene decretato.»
«... Dietro ad altra mozione di Compagnoni dopo qualche discussione, si decreta che l'Era della Repubblica Cispadana incominci dal primo giorno di gennaio del corrente anno 1797, e che questo si chiami Anno 1° della Repubblica Cispadana da segnarsi in tutti gli atti pubblici, aggiungendo, se si vuole, l'anno dell'Era volgare.»
 
Oggi dunque si festeggia il 215esimo anniversario della nostra bandiera.
Noi vogliamo qui ricordare come il tricolore sia oggi motivo di orgoglio nel mondo, non solo perché gli sportivi italiani ne hanno fatto un idolo (cosa di per sé comunque non da poco), ma perché abbiamo visto nei teatri di guerra dove sono presenti i nostri soldati che cosa significhi portare un tricolore sulla spalla vedere un tricolore che sventola in una base italiana.
Non c’è nazionalismo tra i nostri militari, ci sono solo il senso del dovere, senso di altruismo e di solidarietà che solo il nostro esercito sa avere e senza che nessuno glielo chieda.
Questo non è solo un parere di chi, come il sottoscritto, in quei teatri ci è stato, ma della popolazione civile che ha conosciuto la nostra bandiera, all’ombra della quale si sentono esseri umani da proteggere come tutti gli altri.
 
Citerò un aneddoto, che ho già pubblicato a suo tempo, ma che in questa ricorrenza può sembrare emblematico di che cosa significhi il tricolore.
In una zona esterna alla nostra base di Herat, presieduta dal V Alpini (Vipiteno), venni presentato ai militari dell’ANA (Esercito Afghano), addestrati da noi.
Chiesi di poter intervistare il capitano afghano da solo, cioè senza l’interprete dei nostri soldati. e mi fu permesso.
«Ho saputo che gli alpini verranno sostituiti dagli americani. – Ho detto, mentendo, all’ufficiale afghano. – Sarai contento immagino…»
Il poverino ebbe una reazione incontrollata di stupore, rabbia e delusione. Guardò la bandiera italiana vicino a quella afghana e corse disperato dai nostri militari per avere spiegazioni.
I quali lo accolsero, lo tranquillizzarono e mi chiesero se ero impazzito.
«Niente, – sorrisi. – Era quello che volevo sentire da lui.»
Diedi la mano all’afghano, che aveva capito il filtro.
«Bastardo!» – Mi disse sorridendo… O almeno questa è la parola che l’interprete mi riferì.
 
Guido de Mozzi
g.demozzi@yahoo.it 
Nella foto sotto il titolo, il tricolore che sventolava lo scorso anno a Shindand.
Nella foto che segue, l'ufficiale afghano citato nell'articolo. 

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