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Il libro storico del mese – Di Guido de Mozzi

«Festung Trient - Le fortificazioni di Trento e il relativo periodo storico» – Di S. Pinotti

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Titolo: FESTUNG TRIENT
Autore: Stefano Pinotti
 
Editore: Gino Rossato 2011
Dati: Brossura, 296 pagine
 
Prezzo di copertina: 22 euro
 

 
 IL CONTENUTO
Si tratta di una ricerca conclusiva sui fatti che hanno condotto allo sviluppo della piazzaforte di Trento.
Un approfondimento col quale l'autore conferisce pieno valore alla contestualizzazione storica, preliminare a definire le motivazioni che hanno contribuito a fare di Trento la sede della poderosa Festung, destinata tuttavia a rimanere avulsa dai principali eventi bellici.
Indispensabile il ricorso alle fonti d'archivio, specie a quelle pervenute da un autorevolissimo fondo totalmente inedito, consentendo a questo studio di fare chiarezza conclusiva sull'ultimo atto del processo unitario
 
 IL COMMENTO
Devo dire che questo libro ha portato una maggiore chiarezza un po’ a tutti gli aspetti legati alle fortificazioni trentine fatte dall’Austria.
Le motivazioni militari e storiche, le logiche dell’Impero, l’evoluzione tecnologica del periodo rappresentano da sole un quadro chiarissimo del come e perché.
Gli aspetti architettonici, sociali ed economici, ma anche estetici, delle fortificazioni danno una luce particolarmente illuminante dell’insieme.
 
La data da annotare è quella della Terza Guerra d’Indipendenza (1866), quando Garibaldi vinse Bezzecca e il generale Medici giunse a Pergine, minacciando pericolosamente di accerchiare Trento da vicino.
Come sappiamo, le conquiste degli unici generali italiani vincitori dovettero essere restituite all’Austria in virtù del trattato di pace di Vienna, che assegnò il Veneto all’Italia. Ma gli austriaci non dimenticarono il pericolo corso dalla città di Trento.
Inoltre, con la perdita del Veneto, l’Impero Austro Ungarico perse il Quadrilatero, ovvero il sistema difensivo che riparava l’accesso alla Valle dell’Adige.
Verona, Peschiera, Mantova e Legnago non erano delle fortificazioni strategicamente impenetrabili, ma dal punto di vista tattico consentivano alle truppe rapidi spostamenti con la possibilità di riparo immediato e veloce entro le fortificazioni delle quattro città.
 
Perso il Quadrilatero, restava il problema di come difendere l’impero da una quasi certa prossima guerra di Indipendenza italiana.
E gli esperti militari decisero che Trento sarebbe dovuta diventare una fortezza. Questo naturalmente per semplificare, perché in realtà vennero fatte tante altre costruzioni (come la catena di forti sugli altopiani). Ma l’ultimo baluardo venne deciso che fosse Trento.
Fior di alti ufficiali del Genio dell’I.R. Esercito trovarono la soluzione giusta, che consisteva nella rivoluzione urbanistica della città, mediante la costruzione di 34 fortificazioni militari cittadine.
Per Trento sarebbe stata la devastazione urbanistica, se per fortuna non avesse avuto anche l’Impero A.U. problemi di bilancio. Tra espropri e costruzioni per rincorrere i sogni dei militari, Vienna avrebbe dovuto destinare tutti i fondi al fronte trentino, lasciando incustodite frontiere ben più pericolose come quelle della Galizia a difesa da possibili attacchi dalla Russia.
 
E così Trento fu risparmiata.
Però vennero costruiti i fortini a difesa degli accessi della città, da Martignano e Civezzano, dalla Forra di Cantanghel a Civezzano, da Vigolo alla Maranza, da Mattarello a Romagnano, dal Bus de Vela a, udite udite, Candriai.
Vennero costruite altre difese, che in questa sede hanno poca importanza, ma che dimostrano come l’Impero ritenesse strategico mantenere la sovranità sul Trentino.
Di queste costruzioni l’autore dà ampia relazione, attingendo i dati dall’Archivio di Stato giacente a Trento. Un capolavoro, perché scopriamo quanto sono costate, quanti operai vi hanno lavorato (molte le donne e i bambini) e quale il materiale utilizzato. In proposito, l’autore ricorda come la pietra trentina non fosse a prova di bomba, ma tanto bella da rendere meno cupe le costruzioni militari.
 
L’autore pubblica decine e decine di progetti delle fortificazioni e i campi di tiro delle artiglierie ospitate, riporta il numero degli effettivi necessari in caso di guerra e in caso di pace, nonché le foto dell’epoca e di oggi delle opere.
A monte di tutto questo, abbiamo trovato estremamente importanti i dettagli delle operazioni militari avvenuti ai comandi dei generali Garibaldi e Medici, vincenti a Est e Ovest della città, che noi non conoscevamo.
 
In poche parole, questo libro rappresenta una pietra miliare per tutti coloro che si accingono a organizzare le celebrazioni del centenario della Grande Guerra, professionisti o dilettanti che siano.
 
G. de Mozzi

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