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«Vuoto di memoria. Riscoperta del quartiere del Sas di Trento»

Mostra inaugurata nello «Spazio archeologico del S.A.S.S» di piazza Cesare Battisti

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Presentata alla stampa ieri, inaugurata oggi, domani 25 aprile apre nello spazio archeologico del Sas, sotto piazza Cesare Battisti, una nuova mostra della Fondazione Museo storico del Trentino che testimonia il continuo impegno della Fondazione nei confronti della città di Trento: l’esposizione, curata da Elena Tonezzer, è dedicata al quartiere perduto del Sas.
 
Negli anni trenta del Ventesimo secolo, nel pieno della dittatura fascista, il Municipio di Trento decise di procedere allo «sventramento» del centro della città, il suo cuore medioevale.
Il quadrilatero compreso tra via San Pietro, via Manci, via Oss Mazzurana e largo Carducci (l’area dell’attuale piazza Cesare Battisti) era allora completamente diverso dalla situazione odierna: stretti vicoli, chiamati fossati, attraversavano un dedalo di palazzi antichi e cadenti, una roggia era utilizzata dalle lavandaie, piccoli cortili oscuri si aprivano dietro i portoni.
 
La zona era malsana, gli edifici trascurati. La motivazione dell’operazione fu la necessità di risolvere un problema igienico: demolire il vecchio e malato per edificare un vuoto luminoso e sano.
Il risultato fu un cambiamento radicale del centro storico della città, una metamorfosi fisica e sociale.
Il paesaggio urbano della piazza si impose sulla memoria del quartiere precedente, che dalle testimonianze ritrovate doveva essere ricco di vita sociale.
La piazza, originariamente chiamata «del Littorio», cancellò edifici e relazioni umane, provocando quel vuoto di memoria, a cui allude il titolo dell’esposizione.
 

Nella rarissima foto aerea della città, il quartiere che presto avrebbe cambiato fisionomia. 
Per orientarsi, la via in ombra è Largo Carducci, seguita da Via Oriola.

 
 La mostra
Il progetto del percorso dell'esposizione si avvale della direzione artistica di Micol Cossali e Valentina Miorandi, del contributo dell'architetto Massimo Scartezzini (studio BBS, Trento) e del grafico Alessio Periotto (DesignFabrik, Rovereto).
Il percorso parte dal presente, dalla conformazione odierna di piazza Cesare Battisti, da questo spazio vuoto ritagliato tra gli edifici del centro storico della città. Scendendo i gradini che conducono all'area espositiva sotterranea inizia il nostro viaggio nel passato. L’allestimento cerca di stimolare la partecipazione del visitatore, che è invitato a ‘giocare’ con installazioni multimediali.
Il percorso comincia con alcune colonne che il pubblico può far girare per ricomporre fotografie che ricordano tanti momenti della vita e degli usi della piazza: la manifestazione dell’ASAR del 1946, gli studenti degli anni settanta, quando era solo un semplice parcheggio…
 
La mostra prosegue con grandi immagini della distruzione del quartiere, fotografie inedite di macerie che fanno da cornice ad un’installazione costituita da oggetti di uso quotidiano: un’allusione al trasloco, qui solo immaginato, di una delle centinaia di famiglie che dovettero abbandonare le loro case prima dello sventramento.
La terza sala spiega quale era il clima culturale che ha portato alla decisione di demolire il quartiere del Sas. Qui è possibile vedere anche il volume originale del progetto e una lettera che l’architetto Adalberto Libera scrisse nel 1936 al podestà per condannare quello che si stava costruendo.
 
Ma come erano le case che sono state demolite? Alcuni dei verbali depositati dalla Commissione che fece i sopralluoghi per decidere il valore degli immobili che andavano demoliti sono recitati da una voce narrante: premendo i campanelli sarà possibile ascoltare come erano quattro di quei palazzi andati perduti di lì a poco.
Prima della demolizione del quartiere del Sas alcuni fotografi documentarono quello che si stava per perdere. Uno di loro abitava con la famiglia e lavorava proprio nel quartiere. 
 
Nell'installazione interattiva della camera oscura sono a disposizione dei visitatori dei «dagherrotipi attivi» che, posizionati sul light box, attivano dei brevi video che raccontano frammenti di vita familiare nel quartiere.
Un altro passaggio dell’esposizione ospita una grande mappa del quartiere com'era prima della distruzione e mostra la disposizione delle case e delle strade. Collocando una lente d'ingrandimento in otto diverse posizioni sulla mappa, il visitatore può accedere ad altrettanti approfondimenti video, che raccontano alcuni aspetti della topografia del quartiere e della vita dei suoi abitanti: i vicoli e le strade, le rogge, l'approvvigionamento dell'acqua, le lavandaie, le attività artigianali e commerciali.
 
Tre grandi parallelepipedi che si trovano nell'ultima sala sono posizionati in modo tale da ricordare l'intrico degli stretti passaggi del quartiere. Su ogni lato le fotografie mostrano luoghi che non esistono più e i volti ritratti ci suggeriscono storie lontane. Raggiungendo il centro dell'installazione si possono ascoltare frammenti di ricordi, voci raccolte nelle interviste registrate nel corso del 2011 e 2012.
 
 Il catalogo
La mostra si avvale di un catalogo composto da quattro saggi storici e riccamente illustrato con le fotografie del quartiere perduto, dei suoi abitanti e dei lavori di demolizione. 
 
 Apertura 25 aprile – 28 ottobre 2012
Orario: dal 24 aprile al 31 maggio e dal 1 ottobre al 28 ottobre: 9-13; 14-17.30
Dal 1° giugno al 30 settembre: 9.30-13; 14-18. Chiuso il lunedì
Visite guidate per gruppi su prenotazione: Euro 2.00 a persona, tel. 0461 1747000
Info@museostorico.it - Ingresso lbero
 

Nella foto sopra, l'immagine posta all'ingresso. Nelle foto sotto, due innovative soluzioni espositive.
 

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