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Il 10 luglio di 80 anni fa iniziò lo sbarco degli alleati in Sicilia

Dal punto di vista militare la campagna ebbe un esito deludente per gli Alleati. Dal punto di vista strategico, invece, fu fondamentale perché fece crollare il Fascismo

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Mussolini aveva capito che la guerra era persa prima ancora che gli alleati concludessero la campagna di Tunisia, finita il 13 maggio.
Ovviamente aveva pensato cosa avrebbe dovuto fare, ma non c’erano soluzioni. Hitler non gli avrebbe permesso di firmare l’armistizio con gli Alleati, e gli Alleati non volevano concedere sconti: la resa doveva essere incondizionata. Decisione questa che allungò la fine della guerra di quasi tre anni.
Quindi Mussolini al momento non poteva fare altro che prepararsi a contrastare l’invasione dell’Italia, che verosimilmente sarebbe partita dalla Sicilia.
Gli alleati avevano deciso infatti di neutralizzare prima l’Italia per potersi poi dedicare alla guerra contro la Germania, avversario ben più temibile.
 

 
Per arrivare in Sicilia, gli alleati decisero di neutralizzare l’isola di Pantelleria. Era una fortificazione di tutto rispetto e avrebbe potuto creare molti problemi allo sbarco successivo.
L’Italia aveva ancora una flotta potente e praticamente intatta, ma nessuno pensò di mobilitarla per affrontare il nemico a difesa di Pantelleria. Anzi, Mussolini in persona autorizzò il comandante dell'isola fortificata, l’ammiraglio Gino Pavesi, ad arrendersi quando questi glielo chiese.
Mussolini venne poi a sapere che Pavesi aveva a disposizione ben 11.000 militari e si pentì non solo di avergli permesso la resa, ma di non averlo mandato davanti al plotone di esecuzione.
In effetti, con una forza così consistente poteva avere due opzioni. Poteva resistere per settimane prima che gli alleati la conquistassero, dando tempo alle forze armate dell’Asse di organizzare una potente difesa della Sicilia. Ma avrebbe potuto almeno trasferire quegli 11.000 militari in terraferma.
 

 
Fatto sta che, quando gli alleati sbarcarono a Pantelleria, rimasero meravigliati a vedere quanti prigionieri avevano catturato senza colpo ferire.
La battaglia si concluse l’11 giugno e costò comunque agli italiani la morte di 200 persone tra civili e militari, mentre gli alleati registrarono un solo ferito.
In breve gli alleati conquistarono tutte le isole Pelagie. Ora lo sbarco in Sicilia poteva avvenire senza minacce particolari.


 
Lo sbarco in Sicilia (nome in codice Operazione Husky) fu attuata dagli Alleati sulle coste siciliane nelle prime ore del 10 luglio 1943, con l'obiettivo di aprire un fronte nell'Europa continentale e invadere e sconfiggere il Regno d'Italia, concentrando in un secondo momento i propri sforzi contro la Germania nazista.
Dopo la caduta di Pantelleria, fu la prima grande operazione delle truppe alleate sul suolo italiano durante la guerra e segnò l'inizio della campagna d'Italia (1943-1945).
 

 
Lo sbarco in Sicilia costituì una delle più grandi operazioni anfibie della seconda guerra mondiale.
Vi presero parte due grandi unità alleate: la 7ª Armata statunitense al comando del generale George Smith Patton e l'8ª Armata britannica al comando del generale Bernard Law Montgomery, riunite nel 15º Gruppo d'armate sotto la responsabilità del generale britannico Harold Alexander.
Le due armate sbarcarono nella zona sud-orientale della Sicilia con il compito di avanzare in contemporanea all'interno dell'isola: la 7ª Armata di Patton avrebbe dovuto avanzare verso Palermo e occupare la parte occidentale dell'isola, mentre l'8ª Armata di Montgomery avrebbe dovuto marciare lungo la parte centro-orientale della Sicilia verso Messina, compiendo in linea teorica un'azione a tenaglia che avrebbe dovuto imprigionare le forze dell'Asse, raggruppate nella 6ª Armata italiana comandata dal generale Alfredo Guzzoni.
 

 
Va precisato che l’Italia aveva le forze armate migliori all’estero, dove ormai stavano combattendo per la sopravvivenza o stavano per soccombere agli assalti alleati, per cui in Sicilia gli unici reparti agguerriti furono i paracadutisti tedeschi della Grünenteufel (Diavoli verdi) e quelli italiani della Folgore.
L’unica battaglia vera e propria fu sostenuta da questi due corpi militari speciali nella piana di Catania dove, per ordine di Kesselring, dovevano tenera a bada gli alleati per consentire alle truppe dell’Asse di passare lo stretto di Messina.
Le truppe dell'Asse riuscirono a riparare nell'Italia continentale.


 
Dal punto di vista tattico la campagna di Sicilia ebbe un esito deludente per gli Alleati, che non riuscirono a impedire la ritirata delle truppe italo-tedesche del generale tedesco Hans-Valentin Hube (che ai primi di agosto era subentrato a Guzzoni che si era arreso) verso l'Italia continentale.
Da un punto di vista strategico-politico, invece, la campagna fu fondamentale perché l'invasione della Sicilia ebbe decisiva influenza in Italia: favorì la destituzione di Benito Mussolini, la caduta del fascismo e il successivo armistizio di Cassibile, con cui le forze armate italiane cessarono le ostilità contro gli anglo-statunitensi.
Ma di questo ne parleremo in occasione dell’80esimo anniversario del 25 luglio, quando cadde il Fascismo.

G. de Mozzi

Le perdite degli alleati furono di 30.000 uomini, le perdite dell'Asse furono 105.000.
Si ringrazia Wikipedia per le foto.

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