Il 23 marzo di 80 anni fa avvenne l’attentato di Via Rasella
Fu l’episodio che scatenò la strage delle Fosse Ardeatine – Ma le vittime tedesche erano degli altoatesini arruolati nel battaglione di punizione «Bozen»
Alle 15.15 del 23 marzo 1944 fu fatto esplodere in Via Rasella a Roma un bidone delle spazzature contenente 13 kg di tritolo mentre passava l’11ª Compagnia del 3° Battaglione dell'SS Polizeiregiment Bozen.
Morirono sul colpo 30 militari tedeschi e altri tre morirono l’indomani. Perse la vita anche un ragazzino di 12 anni che passava di là. Rimasero feriti altri 56 militari e alcune donne che si trovavano nelle vicinanze.
Quei ragazzi vittime dell’attentato non erano proprio SS (Schutz-Staffeln - squadre di protezione), come riportato nel nome del reggimento.
E visto che il 23 marzo di ogni anno a Bolzano si svolge una cerimonia commemorativa di quei poveri ragazzi, è bene spiegare cosa facevano a Roma.
Nel 1938, quando vennero emanate le leggi razziali, oltre a discriminare gli ebrei, Mussolini aveva imposto ai cittadini dell’Alto Adige di optare per la lingua italiana e quella tedesca. Chi sceglieva quella tedesca doveva lasciare l’Italia e andarsene in Austria o in Germania. Gli altri potevano restare.
Fu un grave atto di intolleranza, praticamente sconosciuto ancora oggi al resto d'Italia.
Fatto sta che molti altoatesini se ne andarono e molti altri restarono. Coloro che se ne andarono furono chiamati «Optanti», gli altri furono definiti «Dableiber» (restanti qua).
Quando nel 1943 - dopo l’infausto armistizio e la liberazione di Mussolini - l’Italia fu occupata dai tedeschi, Hitler decise di annettere al Reich le province di Bolzano, di Trento e di Belluno nel nuovo territorio tedesco denominato Alpenvorland.
Dopo l’annessione gli altoatesini vennero considerati tedeschi e si rovesciò la situazione. Hitler decise di arruolare i «Dableiber» nella Wehrmacht in due battaglioni di punizione, proprio perché avevano optato per restare in Italia. La polizia militare tedesca andò a snidarli casa per casa, arruolando cittadini fino all’età di 50 anni (classe 1894, già richiamata per la Grande Guerra). D’altronde gli abili erano già stati arruolati dal Regio Esercito Italiano.
Formarono due unità, il battaglione Brixen che venne mandato in Russia e il Battaglione Bozen che fu mandato a Roma.
Ovviamente chi si vide destinato a Roma si ritenne fortunato. E invece finì nell’assurda tragedia di Via Rasella.
Di certo non erano feroci SS, ma reclute destinate alla guardia di alcuni ministeri. Ma non ci risulta che fossero i componenti della fanfara militare, come affermato dal presidente del Senato Ignazio La Russa.
La reazione tedesca all'attentato fu isterica e la conosciamo, ne parleremo domani. I superstiti del Bozen spararono all’impazzata e qualche ufficiale pensò di far saltare in aria l’intero rione.
Poi il Fuhrer ordinò la vergognosa rappresaglia che portò alla strage delle Fosse Ardeatine, con 335 vittime.
Quando fu il momento di eseguire la sentenza, il comando SS tedesco offrì ai superstiti del battaglione Bozen di fucilare gli ostaggi per vendicare i compagni caduti. Ma si rifiutarono, dicendo che loro non erano assassini.
In chiave giudiziaria l'attentato di Via Rasella venne giudicato come una operazione militare. Gli storici concordano però che l’attentato compiuto in Via Rasella dai GAP Comunisti non ha avuto alcuna utilità militare.
La vigilia del 24 marzo, dunque, ricordiamoci anche delle 33 vittime del Battaglione Bozen. Non ci sono vittime di seria A e di serie B.
E magari cerchiamo di ricordare i fatti come avvennero veramente.
Di tutte queste stragi c'è sempre un solo colpevole: la guerra. Prima o poi l'ONU deve dichiarare che ogni guerra sia da considerare un Delitto contro l'umanità.
Guido de Mozzi - g.demozzi@ladigetto.it
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