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Malga Zonta: dalla memoria del passato gli interrogativi del presente

I migranti e il nuovo parco museo oggi fra i temi della commemorazione a cui ha partecipato il vicepresidente Olivi

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Si è parlato di una memoria - quella della strage nazista di malga Zonta, 73 anni fa - che si rinnova, che affronta i fantasmi del presente, la guerra, il razzismo, o anche semplicemente il conformismo delle idee, oggi a passo Coe.
Ma si è parlato anche del previsto parco-museo dell'Altopiano, a cui stanno lavorando il Comune di Folgaria, la Fondazione Museo storico del Trentino, e la Provincia autonoma di Trento, per riconnettere i vari spezzoni della memoria degli eventi del '900, che qui hanno lasciato segni indelebili: dalle battaglie della Prima guerra mondiale alla strage di quel terribile 12 agosto 1944, costata la vita a 17 persone, fino a base Tuono, una delle più grandi basi missilistiche della Nato, emblema della Guerra fredda.
Presenti alla cerimonia con i loro gonfaloni e i loro rappresentanti le delegazioni dell'Anpi e delle associazioni combattentistiche, i Comuni e le Province di Trento e Vicenza, i Comuni di Schio e Folgaria.
 
«Credo che i cittadini vengano qui perché considerano queste giornate tutt'altro che un rito. Lo fanno perché la memoria è il principale investimento sui valori della libertà e dell'uguaglianza, – ha detto il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi. – Ma non veniamo qui solo per ricordare, veniamo qui anche a discutere dell'oggi, del Trentino di oggi, dell'Italia e dell'Europa di oggi, di una globalizzazione che non sempre distribuisce equamente occasioni e opportunità, e sappiamo che senza lavoro non vi è godimento compiuto dei diritti.»
L'orazione ufficiale è stata pronunciata dal presidente nazionale delle Comunità di accoglienza Vincenzo Passerini che ha toccato tutti i temi che legano idealmente il passato al presente: guerra, razzismo e nazionalismo, negazione dei diritti umani, resistenza.
«Le dittature – ha ricordato – si fondano sul presupposto che vi siano popoli o categorie di persone che valgono più delle altre, ma attenzione, anche le democrazie non sono state immuni da questa convinzione, ad esempio quando escludevano le donne, o i membri di una certa classe sociale.
«Qui a malga Zonta diciamo che i valori su cui si fonda la nostra civiltà sono completamente opposti: per noi la civiltà si misura dalla capacità di stare in primo luogo dalla parte degli umili, dei più deboli.»
 

 
Walter Forrer, sindaco di Folgaria, ha aperto gli interventi, sottolineato «il percorso comune avviato con Provincia e Museo storico per una nuova riflessione che abbracci la Prima e la Seconda guerra mondiale e la Guerra fredda, che farà perno sul nuovo parco museale.
«Oggi, non a caso, è stato aperto per la prima volta l'edificio del corpo di guardia  della base, che diventerà l'ingresso del parco,e che al momento ospita un'installazione che contestualizza l'intervento.»
Walter Orsi, sindaco di Schio, ha sottolineato come «la volontà delle persone di combattere per la propria libertà non è cosa scontata, anche se a tanti anni dagli eventi della Seconda guerra mondiale e della Resistenza ci possano essere interpretazioni  diverse.
«Al di là di questo vi è il valore della democrazia, la possibilità di ciascuno di esprimere le proprie idee, senza temere di avere ripercussioni personali. Questo e un valore importantissimo. Se veniamo meno a questo valore veniamo meno anche alla memoria del sacrificio che ricordiamo oggi.»
 
Per Olivi «bisogna respingere l'idea che la complessità non esiste, che sia frutto di una cospirazione, un inganno, che basti  seguire la voce del più forte, che basti dare la colpa di volta in volta alla politica, o ai migranti, o a qualche altro “nemico” per risolvere le cose.
«Il nemico è il conformismo, che trasforma il disagio, rche è eale, in paura e rabbia. E sta condizionato un dibattito politico che si sviluppa per slogan.
«I giovani di malga Zonta ci insegnano che ci si può non arrendere alla paura e al conformismo.
«I giovani di malga Zonta non hanno delegato ad altri, sapevano che la loro battaglia era difficile, che rischiavano persino di dividere, sì: ma per unire.
«Malga Zonta e altri luoghi come questo compongono una grande rete ideale intessuta di sacrificio umano, da cui deve partire un messaggio anche all'Europa, che dovrebbe liberarsi di qualche irritante conformismo burocratico per guardare avanti e costruire una casa comune per i giovani.»
 

 
Sono seguiti gli interventi di Renzo Marangon per la Provincia di Vicenza, di Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione museo storico del Trentino, e di Vincenzo Passerini, che ha posto al centro della sua riflessione i migranti che cercano rifugio in Europa e vengono respinti in luoghi insicuri come la Libia, ma anche tutte le altre vittime delle discriminazioni, dei pregiudizi, delle dittature, compresi, in passato, i migranti italiani.
«Per la nostra idea di civiltà – ha detto – i diritti umani sono uguali per tutti, per il presidente della Repubblica o il Papa e per l'ultimo dei rifugiati.»

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