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Beniamino Andreatta, un grande uomo italiano nato a Trento

Solo adesso che non c'è più lo si canta come un profeta, e pochi lo furono davvero come lui.

Beniamino Andreatta, nato a Trento l'11 agosto del 1928 e morto a Bologna il 26 marzo 2007 dopo un'agonia durata quasi otto anni, è stato un uomo politico di livello indubbiamente superiore, fuori del comune e per certi versi geniale, certamente dotato di una capacità davvero unica di analisi politica e storica. Quanto dicono di lui i giornali, adesso che non c'è più, è sostanzialmente esatto.
Ma da tempo ormai non era più un Trentino. I suoi legami con la nostra terra erano stati intensi con Bruno Kessler, quando insieme rappresentarono la vera interfaccia culturale tra la realtà locale operativa da una parte e quella culturale accademica e nazionale dall'altra.
Fu per tutta la sua vita più un consulente di rilievo che un politico navigato, e l'Italia stessa deve a lui quelle medesime intuizioni che a suo tempo concesse alla nostra provincia. Una fortuna per il Paese.
Ma soprattutto per il Trentino, che però non ricambiò in termini reali, tanto vero che quando candidò nel 1992 nel collegio della Val di Non, non venne eletto senatore.
Se non è sufficiente spiegare la sua bocciatura con il motto latino «nemo profeta in patria», lo si può intuire ricordando che in quel periodo venne invece eletto senatore un uomo come Erminio Boso, che di cattedratico aveva ben poco. La correlazione Boso-Andreatta è anzi davvero emblematica, proprio perché dimostra quanto il personaggio bolognese fosse lontano dal popolo e quando si ritenesse e quanto fosse al di sopra delle righe, rispetto a Boso che invece incarnava la parte ruspante della nostra gente.
Solo adesso che non c'è più lo si canta come un profeta, e pochi lo furono davvero come lui.

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