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La Fiera di Santa Croce, più volte dichiarata «clinicamente morta»

Un'occasione per ricordare le Fiere di Trento, che risalgono a quasi novecento anni fa

Le più antiche fiere del Trentino risalgono al XII secolo, ma la loro prima elencazione ufficiale la si trova nello statuto di Trento del 1340, nel quale sono contenute anche le principali norme che le disciplinavano. Erano queste: La «Fiera delle Ceneri» (ultimo di carnevale) detta la «Casolara» perché i formaggi erano il prodotto principale. La Fiera della Vendemmia (cominciava l'8 settembre e finiva otto settimane dopo). La Fiera della Consacrazione (dal 18 al 25 novembre). Infine quella di Natale, che andava dal 21 dicembre al 10 gennaio.
Alla fine del XVI secolo nacquero i mercati, che normalmente duravano due giorni. Erano delle vere e proprie piccole fiere, tanto numerose da indurre i commercianti tradizionali a darsi da fare affinché venissero ridotte per favorire le proprie attività. E così il Clesio stabilì le 4 fiere da conservare, che non potevano superare gli 8 giorni: la Casolara, la Fiera di san Vigilio (iniziava il 24 giugno), quella di san Michele a settembre e della Consacrazione a novembre.

Un secolo dopo le fiere vennero date da gestire alla polizia municipale, che doveva garantire alcune prerogative. Piena libertà di commercio, sicurezza personale, impedire che una qualsiasi azione (anche legale, fatto salvo il reato di frode) potesse venire mossa contro i commercianti nel corso della fiera e i mercanti esterni venivano protetti mediante il raddoppio della pena a chi li molestava. I posti in fiera venivano assegnati allora come oggi. I negozi dovevano chiudere e trasferirsi anche loro al mercato. Per tutelare i consumatori, venivano nominati due «controllori».

Nel XVIII secolo vennero divisi i mercati di animali dagli altri, e venne istituito il diritto dei produttori di generi alimentari di esporre la loro merce il sabato, con assoluta esclusione dei rivenditori.
La Fiera di San Lorenzo prese il nome dalla sconfitta dell'armata veneta guidata da Roberto da San Severino, avvenuta proprio il 10 agosto, e si svolgeva tra Piazza del Duomo, Piazza Santa Maria, le strade che oggi formano il Giro al Sass, Piazza Fiera e, appunto, il Ponte San Lorenzo, che -ricordiamo - si trovava all'incirca nella attuale zona di Via Pozzo.
In ordine di importanza, subito dopo l'area che ruotava intorno a Piazza Duomo c'era quella che si affacciava sull'Adige. Da Torre Verde a San Martino, da Via San Marco a tutti i vicoli che collegavano Via Lunga (l'attuale Via Manci) all'Adige. Vi si trattavano materiali di costruzione di provenienza trentina bolzanina e veneta.

Nel 1800 il mercato alimentare venne trasferito dall'attuale Giro al Sass alla Piazza delle Oche, poi divenuta Piazza delle Erbe.
Anche sul ponte di San Lorenzo si teneva un mercato, grazie alla sua bellezza e alla copertura tipo Ponte di Bassano. Veniva chiamato «Mercato delle zigole» (Zwibeln, cipolle), ma si vendevano tutti gli ortaggi freschi ed anche gli uccelli (cantatori, da uccelliera e da polentina) oggi vietatissimi. D'un tratto il mercato del Ponte venne spostato in Via Prepositura (probabilmente a causa di una delle frequenti piene dell'Adige), estesa poi a Piazza Santa Maria e all'attuale Via Cavour.

E arriviamo alla Fiera di Santa Croce. Istituita verso il 1700, si effettuava il 3 maggio (e anche adesso la si svolge la domenica prima o quella successiva a quella data), ed era specializzata nel mercato delle scale di legno, brente, gerle e altri attrezzi agricoli e domestici non solo di legno. La si teneva in Piazza Fiera e le scale venivano appoggiate alle antiche mura della città. Domenica scorsa, alla Fiera di Santa Croce di quest'anno, abbiamo registrato un solo espositore di scale di legno… E l'abbiamo trovata in Piazza del Duomo e la zona del mercato del giovedì, perché in Piazza Fiera non la si vuole ospitare più.

L'ultima a scomparire dal calendario delle fiere trentine, che durarono per secoli, è stata la Casolara, che si era trasformata in un mercato di animali, poi portata dal Foro Boario (cioè «dei buoi», oggi Corso Buonarroti) alla parte settentrionale di Piazza Venezia.
Di tutte le fiere trentine, le uniche rimaste sono quella di Santa Croce, quella di Santa Lucia e quella di San Giuseppe. A quest'ultima viene attribuita la continuazione della Fiera di San Vigilio, per via della sua caratterizzazione merceologica agricola primaverila. La Fiera di Santa Lucia, invece, risulta essere la continuazione della Fiera della Consacrazione, perché è la portatrice di giocattoli e frutta secca tipici del periodo di Natale.
Nel secondo dopoguerra sembrava che anche le ultime due fiere rimaste, di San Giuseppe e Santa Lucia (Santa Croce era già stata definita «clinicamente scomparsa»), dovessero venire cancellate dalla strapotenza dei nuovi principi commerciali, poi divenuti Centri Commerciali.
E invece, si sono riprese decisamente bene e sembra che goda di ottima salute anche la risorta Fiera di Santa Croce.


Nella foto, il bozzetto dell'artista Guido Polo fatto apposta per illustrare la Fiera di Santa Croce per arricchire l'articolo scritto da Gino de Mozzi per la rivista della camera di Commercio «Economia Trentina»

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