Ernesta Bittanti, vedova Battisti
Scheda della sua vita (1871-1957)
Nasce a Brescia il 5 maggio 1871, da
Luigi e Giuditta Rivara. Dopo un'infanzia trascorsa tra Brescia,
Cagliari e Cremona, dove compie gli studi ginnasiali, si
trasferisce a Firenze, nel 1890. Qui si iscrive alla sezione di
Filosofia e filologia dell'Istituto di studi superiori pratici e di
perfezionamento, e nell'agosto del 1896 consegue la laurea
discutendo una tesi in storia della letteratura. Nel novembre dello
stesso anno inizia a insegnare al liceo "Galileo" di Firenze. Nel
capoluogo toscano intreccia rapporti significativi con i fratelli
Mondolfo, Alfredo Galletti, Gennaro Mondaini e Gaetano Salvemini e
conosce Cesare Battisti. Nel 1898, a causa della sua attività
politica e del suo dichiarato laicismo positivista, viene
destituita dall'insegnamento in tutte le scuole del Regno. L'8
agosto 1899 sposa civilmente a Firenze Cesare Battisti e si
trasferisce a Trento. Qui collabora alla pubblicazione dei
periodici diretti dal marito, «Tridentum» (1898), «Il popolo»
(1900), «Vita trentina» (1903), sostituendolo nella direzione
durante le sue assenze. Tra il 1901 e il 1910 dà alla luce i figli
Gigino, Livia e Camillo. Allo scoppio della guerra ripara in Italia
- Treviglio e Padova - dove per mantenere la famiglia si dedica
all'insegnamento.
Dopo il 12 luglio 1916, data della sua tragica vedovanza, seguono
anni di riflessione, di impegno politico e lavoro. Si dedica alla
famiglia e coltiva la memoria del marito. Tra il 1916 e il 1957
dissemina la sua testimonianza storica in una copiosa serie di
scritti e pubblicazioni. Nel 1930 si trasferisce a Milano dove ha
frequenti contatti con gli amici antifascisti Ugo Guido e Rodolfo
Mondolfo, Paolo Maranini, Tommaso Gallarati Scotti, Bianca Ceva,
Ferruccio Parri e Aldo Spallicci. Sono gli anni della dura presa di
posizione contro il regime fascista, espressa talvolta con gesti
simbolici e coraggiosi. Lascerà Milano nel 1943, costretta a
fuggire in Svizzera dall'incalzare degli eventi bellici. Nel 1946
la sua esistenza è nuovamente segnata da un lutto familiare: perde
l'amatissimo figlio Gigino in un incidente ferroviario.
L'isolamento in cui si ritira nel secondo dopoguerra non le
impedisce di partecipare alle polemiche sorte intorno alla
questione dell'Alto Adige schierandosi a fianco delle popolazioni
alloglotte di questa regione, nell'ambito degli accordi
Degasperi-Grüber e delle soluzioni autonomiste e regionaliste. Si
spegne a Trento il 5 ottobre 1957.
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