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Cinquant’anni fa, Magnago coniava il suo «Los von Trient»

È tuttora il simbolo di una lunga strada fatta dalla gente del Trentino e dell'Alto Adige per arrivare alle due Autonomie che oggi tutto il mondo ci invidia. - Ma è politicamente e storicamente superato

Il 17 novembre del 1957 nacque lo slogan, coniato da Silvius Magnago a Castel Firmian, «Los von Trient». Quanto abbia concorso alla sua creazione la poca lungimiranza della classe dirigente trentina di allora e quanto abbiano contribuito i dirigenti e politici altoatesini a perpetuare la miopia dei trentini, sono questioni che animano ancora il confronto politico attuale.
Certo è che fu l'inizio di una stagione di lotte per l'autonomia, al termine della quale nacquero le Province Autonome di Trento e di Bolzano. Vale quindi la pena ricostruire un po' tutto il percorso storico racchiuso intorno a quel semplicissimo e chiarissimo slogan.



La storia, che comincia un po' indietro nei tempi, possiamo farla risalire alla fine della Grande Guerra, quando il trattato di pace stabilì quali fossero i nuovi territori attribuiti all'Italia. Per una sorta di incongruente interpretazione dei principi declamati da Wilson, ci fu impedito di congiungerci a Fiume, ma ci fu permesso di annetterci Bolzano. L'Italia parlò di «vittoria mutilata», ma nessuno difese i Sud Tirolesi, sicché si trovarono ad essere «italiani» obtorto collo non appena lo Statuto Albertino ratificò il nuovo confine.
L'apice dell'intolleranza verso gli Altoatesini viene toccato nel 1938, quando Hitler e Mussolini firmano il trattato per cui i cittadini italiani di madre lingua tedesca dovevano optare tra il restare italiani o l'emigrare in Germania. Dobbiamo dire che Hitler in questo caso fece un'eccezione in onore al suo amico e maestro Benito Mussolini, perché era abituato a prendersi militarmente senza troppi complimenti tutti i territori popolati da tedeschi, mentre in questo caso si abbassò ad accettare il solo trasferimento della gente nella madre patria Deutschland.

Fatto sta che in quel maledetto 1938 gli Altoatesini si trovarono costretti a scegliere tra l'essere dei «Dableiber» e degli «Optanti». Come si vede, la storia ci ha consegnato spudoratamente una parola in tedesco per definire chi voleva restare in Italia e in italiano per chi voleva andarsene in Germania. Optarono in 220.000, dei quali solo 60.000 lasciarono effettivamente il Paese. Più o meno altrettanti decisero di rimanere.
Poi, dopo l'8 settembre 1943, Hitler riuscì finalmente ad annettersi il Sud Tirolo e lo fece dipendere da Innsbruck.
La guerra finì come sappiamo e per gli Altoatesini ricominciò l'incognita dell'appartenenza, sulla cui scelta non potevano esprimere la propria volontà sostanzialmente perché la guerra l'avevano nuovamente persa. Con la complicazione che stavolta l'aveva persa anche l'Italia.
Rimasero apolidi fino al Trattato di Parigi del 1948, dove si stabilì che l'Alto Adige era italiano. Per rendere l'idea di che cosa abbia significato quel periodo senza cittadinanza, è bene sapere che gli Altoatesini non votarono né per il referendum tra Repubblica e Monarchia, né per la costituente che avrebbe dovuto scrivere la Costituzione, proprio perché nel 1946 non erano Italiani.
Il primo atto ufficiale che li riguardò fu l'accordo Degasperi-Gruber, avvenuto in quello stesso 1946, quando venne costituita quella che fu chiamata «Frame», una «cornice» all'interno della quale «gli Italiani e i Tedeschi avrebbero dovuto trovare un accordo».
I veri problemi nacquero dunque dopo il Trattato di Parigi.

Nel 1945, alla fine della guerra, gli «Optanti» avevano cominciato a tornare in Alto Adige, sperando probabilmente che stavolta le cose sarebbero andate meglio. E quello stesso anno nasce la Volkspartei, un movimento popolare «trasversale» che non era un partito così come lo è oggi, ma appunto un movimento perché raccoglieva tutti i cittadini che non condividevano l'appartenenza all'Italia e che volevano difendere la propria identità.
Nel 1948 la Volkspartei aderisce all'impianto costituzionale italiano, che prevedeva la nascita di una Regione costituita da due province, Trento e Bolzano.
Ma le successive esperienze portano a un graduale allontanamento delle aree trentina da quella altoatesina, per motivi che vedremo. Certo è che dopo i primi difficili anni del dopoguerra, una serie di concause produce un grande cambiamento epocale: l'intera classe dirigente originaria della Volkspartei, fino a quel momento costituita dalle grandi famiglie dell'Alto Adige (ex «Dableiber»), viene sostituita da una nuova leadership completamente diversa, formata dagli ex «Optanti». Cosa era successo?
Gli storici attribuiscono la metamorfosi a quattro ordini di motivazioni, tra le quali la «Questione Odorizzi» (come vuole la Storia ufficiale) è solo una parte.

1. Il primo è dato da quel progressivo allontanamento degli Altoatesini voluto dai Trentini dall'esecutivo della Regione, dove la maggioranza era inevitabilmente italiana. L'autonomia risultava ad essere così fittizia, e gli Altoatesini la ritengono una presa in giro.

2. Il secondo è dato da un importante avvenimento storico. Nel giugno del 1957 l'Austria sottoscrive il cosiddetto «Trattato di Stato», grazie al quale finalmente torna ad essere uno Stato dotato di una sua propria sovranità, con l'unica condizione che non può schierarsi né con il Patto Atlantico né con il Patto di Varsavia.

3. Il terzo è frutto del precedente, perché l'evento genera le prime istanze nazionali dal parte dell'Austria, tra le quali quelle dei cittadini del Tirolo del Nord che iniziavano a fare pressioni su Vienna affinché lo Stato si adoperi per riunirli con i Tirolesi del Sud.

4. Con l'insorgere delle istanze rivendicative dei cugini di oltre Brennero, anche in Alto Adige si sollevano le frange più determinate al raggiungimento della propria autodeterminazione.

Fatto sta che ad un certo punto la leadership della Volkspartei viene sostituita da politici del livello di Magnago, Brugger, Volgger, Dietl e altri ancora. Leader dei decisi a difendere la propria identità, Magnago organizza a Castel Firmiano per il 17 novembre del 1957 il congresso della Volkspartei.
Ed è lì che conia il motto destinato a passare alla storia: «Los von Trient».
In quel momento cominciano le prime lotte per il raggiungimento della propria autonomia.
Magnago, tuttavia, nel nuovo «corso» non predica mai il «Los von Rom», per la semplice ragione che sa perfettamente che era una strada impercorribile. Insomma, se da una parte non ha mai abbandonato l'idea della autodeterminazione, dall'altra non l'ha mai rivendicata. In un periodo di Cortina di ferro, Guerra fredda e quant'altro, non sarebbe mai stato ammesso neanche un pur minimo spostamento degli equilibri internazionali.
Invece coltiva un altro principio, quello proprio del «Sammelpartei» (partito di raccolta), che vive tenendo uniti i propri sostenitori grazie a una perenne rivendicazione di diritti.
Di fronte ai grandi ideali, gli Altoatesini non si sarebbero mai frazionati in molti partiti che ne avrebbero indebolito la forza e la portata politica in sede nazionale italiana.


Qui finisce la nostra storia del «Los von Trient», dalla quale - è da ricordare - comincia anche la vera storia del Trentino. Ne parleremo in altre occasioni, ma non è male ricordare qui i passi principali di quanto accadde dopo.

- Nel 1959 la Volkspartei esce dalla Giunta Regionale, lasciando solo un assessore a titolo di rappresentanza etnica.

- Alla fine di quello stesso anno, l'Austria presenta all'ONU un primo ricorso nel quale espone il problema della separazione del Tirolo del Nord da quello del Sud. Non ne esce nulla.

- Nel 1960 l'ONU si esprime su una seconda istanza presentata dall'Austria, deliberando stavolta che «Italia e Austria devono mettersi d'accordo». Può sembrare a prima vista una decisione salomonica, ma invece è una rivoluzione vera e propria, perché l'Alto Adige diventa finalmente un problema di politica internazionale.

- Nulla accadendo, a fine giugno del 1961 scoppia quella che viene chiamata «la Notte dei fuochi»: vengono fatti saltare in aria una decina di tralicci dell'alta tensione. Nessun morto e nessun ferito, solo un «incentivo» a mettersi al tavolo della trattativa.
(Seguirà anche una stagione di attentati mortali, dei quali non vogliamo parlare in questa sede. Ricordiamo solo il primo caduto - di una ventina - un povero stradino di Salorno di nome Postal.)

- Nel 1961 il Presidente del consiglio Scelba istituisce finalmente la «Commissione dei 19», formata da Sudtorolesi e da Trentini.

- Nel 1964, alla fine delle trattative, i 19 redigono un rapporto finale che diventa la base sulla quale verrà poi elaborato il «Pacchetto Trentino Alto Adige». Verrà firmato da Saragat e Kreisky.

- A metà 1969, un congresso della Democrazia Cristiana trentina approva il Pacchetto.

- Alla fine di quel medesimo 1969, Magnago riesce a far approvare il Pacchetto dalla Volkspartei in un congresso difficile e tumultuoso. La maggioranza è appena sufficiente, ma c'è.

- Nel 1972, il Parlamento Italiano approva il Pacchetto, che modifica l'impianto costituzionale italiano dando vita alle due province autonome di Trento e di Bolzano, accomunate da una Regione destinata a perdere sempre più importanza.

- L'Austria darà l'imprimatur solo nel 1992, quando il Pacchetto oramai sarà quasi completamente attuato.

- Dal 2001 i cittadini di ogni provincia autonoma eleggono i propri Consiglieri Provinciali, che - radunati - vanno a formare il Consiglio Regionale. Prima venivano eletti Consiglieri Regionali che, ritirandosi nelle proprie opportune strutture, formavano il proprio Consiglio Provinciale.

Nel dicembre 2006, l'onorevole Michl Ebner chiede al senatore trentino Giorgio Postal di scrivere una testimonianza sul Los von trient da pubblicare nel suo libro intitolato «Weil das Land sich ändern muss…». La riportiamo qui di seguito.

«Con il rilascio nel 1992 della quietanza liberatoria da parte dell'Austria, che pone fine alla lunga vertenza internazionale, con l'approvazione nel 2001 della Legge Costituzionale n. 2, con la quale vengono resi elettivi i due consigli provinciali di Bolzano e di Trento, anziché quello regionale, e infine con la integrale applicazione dell'articolo 18 dello Statuto di Autonomia - che provvede a trasferire l'esercizio delle ultime competenze amministrative dalla Regione alle Province - si dovrebbe poter affermare "con ragionevole fondatezza" che il "Los von Trient", lanciato da Castel Firmiano nel 1957, è diventato un fatto superato, dalla politica e quindi dalla storia.»


Dunque, oggi «Los von Trient» è uno slogan «ampiamente superato», grazie a Dio.
Comunque sia, è stato l'inizio di un lungo e faticoso cammino che ci ha portati a questo stato dell'Autonomia per le due province, che tutto il Mondo ci invidia. E la nostra gente, che ne gode i frutti, dovrebbe sempre ricordarsi gli eventi che l'hanno accompagnata in questi 50 anni di strada.

Guido de Mozzi
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Liliana Turri 13/07/2021
Dispiace solo che l'interruzione di una convivenza storica, con la separazione delle due province, abbia significato anche la rottura di legami di ogni genere; si spera che riprendano quei contatti di buona, fruttuosa vicinanza.
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