Il libro storico della settimana
Fucilazioni di guerra. Testimonianze ed episodi di giustizia militare dal fronte italo-austriaco 1915-1918 A cura di Massimiliano Magli Collana: Sui campi di battaglia Editore: Nordpress 2007 Pagine illustrate: 176

Nella prima guerra mondiale migliaia
di soldati italiani morirono per la Patria e centinaia di altri
soldati per quella stessa Patria ebbero il «dovere» di morire
giustiziati. È la tragica constatazione di questo lavoro che
ricostruisce la vicenda di militari inviati al patibolo talvolta
perché trasgressori di una crudele legge marziale, più spesso
perché, pur rispettando quella legge, rappresentavano l'occasione
ideale per incutere terrore e ridurre a cieca obbedienza le truppe
di stanza sul fronte italiano.
Talvolta fumare davanti a un ufficiale significò giocarsi la vita,
altre volte fu sufficiente cedere alla paura della morte e
sottrarsi alle armi, oppure ancora affidarsi al sogno di lasciare
la trincea ricorrendo all'autolesionismo.
Accadde anche per chi, poche ore prima di finire davanti al
plotone, aveva portato a termine imprese eroiche degne di una
medaglia. Dall'opera«Il Generale Graziani, di passaggio per Noventa
di Padova il 3 novembre 1917 alle 16.30 circa, vede sfilare una
colonna di artiglieri da montagna.
Un soldato, certo Ruffini di Castelfidardo, lo saluta tenendo la
pipa in bocca. Il generale lo redarguisce e riscaldandosi inveisce
e lo bastona. Il soldato non si muove. Molte donne e parecchi
borghesi sono presenti. Un borghese interviene e osserva al
generale che quello non è il modo di trattare i nostri soldati. Il
generale, infuriato, risponde: «Dei soldati io faccio quello che mi
piace» e per provarlo fa buttare contro il muricciolo il Ruffini e
lo fa fucilare immediatamente tra le urla delle povere donne
inorridite.