Cento anni fa il terribile terremoto sullo stretto di Messina

Fu la più grande tragedia naturale dell'Italia moderna, ma anche il primo esempio di solidarietà internazionale

Stretto di Messina, 28 dicembre 1908. Erano le 5.17 di mattina, quando improvvisamente il cielo si illuminò di bagliori spaventosi e silenziosi come la morte, che vennero visti fino a Malta. Non accadde nulla per qualche minuto, lasciando nell'angoscia i pochi che avevano assistito a quell'incredibile fenomeno naturale. Poi, d'un tratto, un maestoso e sordo boato si levò dalle viscere della terra, seguito - alle 5.21 precise - da una terribile scossa di terremoto che fece tremare la terra per 32 lunghissimi secondi, con epicentro proprio nello stretto di Messina.
Accadde così il più tragico evento sismico d'Italia.
Gli addetti all'Osservatorio Ximeniano* annotarono: «Stamani alle 5,21 negli strumenti dell'Osservatorio è incominciata una impressionante, straordinaria registrazione. Le ampiezze dei tracciati sono state così grandi che non sono entrate nei cilindri; misurano oltre 40 centimetri!»

*L'Osservatorio Ximeniano è un ente autonomo di misure e ricerca specializzato in meteorologia e geofisica. Fondato dal gesuita trapanese Leonardo Ximenes nel 1756 è ancora oggi attivo negli stessi locali ove nacque, all'ultimo piano del Convento dei Padri Scolopi detto di San Giovannino a Firenze. Il laboratorio fa parte della Rete Sismica dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.


La magnitudo, unità di misura che allora ancora non era stata codificata, fu di 7,1 gradi della scala Richter (quasi l'11° grado della scala Mercalli). In poche ore, ma molto probabilmente in pochi minuti, 100.000 persone persero la vita da Messina a Reggio Calabria.
Le cause principali ti tante vittime furono certamente l'ora e lo stato degli edifici secolari e strutturalmente fragili.



Numerosissime scosse di assestamento si ripeterono nelle giornate successive e fin quasi alla fine del mese di marzo 1909.

Solo a Messina per tale ragione il terremoto provocò il crollo del 90% degli edifici della città. Morirono 80.000 persone su una popolazione di 150.000.
L'entità dei danni al patrimonio edilizio è stata calcolata da Alberto Quadrio Curzio, docente di economia politica all'università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in circa 100 miliardi di euro di oggi. Le case continuarono a crollare per ore dopo il sisma e molti sopravvissuti morirono anche durante la fuga per strada, sotto una pioggia che rendeva ancora più infernale la città, resa sinistra anche dai lampi che avevano preceduto la catastrofe causati dalle scariche elettromagnetiche emesse dalle rocce compresse della placca poco prima della scossa.
I pochi superstiti scomparvero nella nuvola di polvere che oscurò l'aria. Sotto una pioggia torrenziale e al buio, molti dei sopravissuti inebetiti dalla sventura e seminudi furono colti dalle esplosioni e dagli incendi causati dal gas che si sprigionò dalle tubature interrotte. Tra voragini e montagne di macerie gli incendi si estesero, andarono in fiamme case, edifici e palazzi ubicati nella zona di via Cavour, via Cardines, via della Riviera, corso dei Mille, via Monastero Sant'Agostino.

A Reggio Calabria ci furono circa 15.000 morti su una popolazione di 45.000 abitanti. Gravissimi anche i danni riportati a Reggio Calabria e da molteplici altri centri abitati della Calabria meridionale. Sconvolte le vie di comunicazione stradali e ferroviarie nonché le linee telegrafiche e telefoniche, divelti i cavi dell'energia elettrica e rotti i tubi del gas.
A Reggio andarono distrutte fra le altre, la villa Genoese-Zerbi e i palazzi Mantica, Ramirez e Rettano, nonché diversi edifici pubblici. Caserme ed ospedali subirono gravi danni, 600 le vittime del 22° fanteria dislocate nella caserma Mezzacapo, all'Ospedale civile, su 230 malati ricoverati se ne salvarono solo 29.



A Bagnara di Calabria crollarono numerose case. A Palmi andò distrutta la chiesa di San Rocco. A Trifase nei pressi di Catanzaro si ebbero molti danni ma fortunatamente pochi gli scomparsi data la modesta dimensione delle abitazioni.
In Sicilia si ebbero crolli a Maletto, Belpasso, Mineo, S. Giovanni di Giarre, Riposto e Noto. A Caltagirone crollò per metà il quartiere militare.

Ai danni provocati dalle scosse sismiche ed a quello degli incendi si aggiunsero quelli cagionati dal mare. Improvvisamente le acque si ritirarono e dopo pochi minuti almeno tre grandi ondate aggiunsero al già tragico bilancio altra distruzione e morte. Onde gigantesche, alte oltre 10 metri, raggiunsero il litorale spazzando e schiantando quanto esistente. Nel suo ritirarsi la marea risucchiò barche, cadaveri e feriti. Molte persone, uscite incolumi da crolli ed incendi, furono trascinate al largo e affogarono miseramente. Alcune navi alla fonda furono danneggiate, altre riuscirono a mantenere gli ormeggi entrando in collisione l'una con l'altra ma subendo danni limitati.
Il villaggio del Faro, a pochi chilometri da Messina, andò quasi integralmente distrutto. La furia delle onde, spazzò via le case situate nelle vicinanze della spiaggia anche in altre zone. Le località più duramente colpite furono Pellaro, Lazzaro e Gallico sulle coste calabresi; Riposto, S.Alessio, Briga e Paradiso su quelle siciliane.
Il maremoto era avvenuto otto minuti dopo il sisma e aveva fatto altri 2.000 morti, oltre quelli del sisma. Lo tsunami fu causato da uno smottamento di materiale sottomarino destabi-lizzato dal sisma al largo dei Giardini Naxos, a metà strada tra Messina e Catania.

Nella foto di fianco, Messina

La prima notizia ufficiale del disastro giunse al presidente del Consiglio Giolitti solo alle 17.25 di quello stesso giorno, col telegramma trasmesso dal comandante della torpediniera Spica che per poterlo inviare si era dovuta portare con la nave a Marina di Nicotera. Nella stessa serata del 28, riunito d'urgenza il Consiglio dei Ministri, il Presidente del Consiglio On. Giolitti esaminò la situazione emanando di concerto le prime direttive del Governo.
Il Comando di Stato Maggiore dell'esercito diffuse ordini operativi mobilitando gran parte delle unità presenti sul territorio nazionale. Il Ministro della marina fece comunicare alla divisione navale in navigazione nelle acque della Sardegna, composta dalle corazzate «Regina Margherita», «Regina Elena», «Vittorio Emanuele» e dall'incrociatore «Napoli», di cambiare rotta e dirigersi verso la zona disastrata.
Il Ministro dei Lavori Pubblici l'On. Piero Bertolini partì subito per Napoli da dove, imbarcatosi sull'incrociatore «Coatit», raggiunse Messina.
Anche il Re e la Regina partirono il 29 per Napoli. Saliti da lì sulla «Vittorio Emanuele», in sosta per caricare a bordo anche materiale sanitario e generi di conforto, raggiunsero la Sicilia nelle prime ore della giornata successiva.

La tragedia provocata dal cataclisma fece immediatamente il giro dell'Europa, scatenando quella che può essere chiamata la prima operazione di solidarietà internazionale.
I primi soccorritori giunti a Messina furono i marinai della flotta imperiale russa, che si trovava nel porto di Augusta, tappa quasi obbligata per la marina Russa quando usciva dal Mar Nero.
Appresa la notizia della terribile sciagura che aveva colpito la nostra città, l'Ammiraglio Livtinov salpò nella nottata del 28 dicembre e arrivò a Messina la mattina del 29. Evitando relitti e detriti galleggianti, la flotta - composta da due corazzate e due incrociatori (uno di questi nella foto di fianco) - riuscì in qualche modo ad attraccare nel porto, dove già si era formata una folla di superstiti disperati in cerca di aiuto.
Nella stessa giornata arrivò anche la flotta britannica, che coordinò con i russi la propria opera di soccorso.
Appena sbarcati, i russi dovettero fronteggiare l'emergenza. I superstiti avevano bisogno di vestiti e di cibo, mentre per i feriti erano necessarie cure e medicinali. Ma la prima esigenza era scavare sotto le macerie per trovare persone ancora in vita.
I russi si adoperarono con grande eroismo in quest'opera di salvataggio, scavando anche con le sole mani sotto le macerie, incuranti della fatica e del pericolo che le continue scosse di assestamento minacciavano alla loro stessa vita. Soltanto nel primo giorno salvarono un centinaio di persone e trasportarono circa 500 feriti sulle loro navi.

L'eroismo dei marinai russi fu sottolineato da tutti i giornali europei (con eccezione forse di quelli austriaci, come vedremo dopo), all'indomani di un terremoto che trovava un solo precedente nella Storia europea nel terremoto di Lisbona del 1755.
Nei vari giorni che seguirono, i russi da soli salvarono dalle macerie circa 800 persone e fin dal primo giorno trasportarono i feriti negli ospedali facendo la spola con le città di Palermo, Siracusa e Napoli, prestando soccorso a più di 2.500 vittime del disastro.
I primi soccorsi giunsero dal mare, quindi vanno ricordati anche i marinai delle navi inglesi, francesi e americane che si prodigarono nelle operazioni di salvataggio, ma un merito tutto particolare fu riconosciuto all'abnegazione ed all'eroico sacrificio dei marinai russi, tant'è che, già nel primo consiglio comunale dopo il terremoto, i Messinesi deliberarono di erigere un monumento a quei primi salvatori.

La solidarietà con Messina andò oltre il primo e immediato soccorso: fu costituito un comitato Pietroburgo - Messina che inviò generi di prima necessità e raccolse fondi per la ricostruzione. Lo stesso Zar donò 50.000 franchi di tasca propria. Anche lo scrittore Gorkij volle contribuire scrivendo un libro sul terremoto, i cui proventi furono donati alla città.

Il ricordo dell'aiuto ricevuto dai Russi restò vivo a Messina: Dopo la Rivoluzione d'Ottobre, il comandante Ponomarev dell'incrociatore Makarof, divenuto Ammiraglio, dovette fuggire dalla Russia bolscevica e giunse a Messina nel 1918, privo di mezzi di sostentamento. Ma in città fu subito organizzata una raccolta di fondi per aiutarlo tramite il giornale La Gazzetta di Messina e delle Calabrie.

Il rapporto tra Messina e San Pietroburgo rimane ancora vivo e di tanto in tanto vi sono cerimonie ufficiali tra le due città per ricordare quei momenti. L'ultima in termini di data, nel 2006.


Il 9 gennaio arrivava da Berlino la notizia che l'imperatore tedesco aveva incaricato il medico personale dottore Niepnea di «procedere alla costruzione e alla organizzazione delle sei baracche donate ai profughi rifugiatasi a Palermo, le quali sono ognuna capace di quindici letti e di una cucina. Il dottor Niepnea arriverà domani a Roma per proseguire per Palermo».
Già il 31 dicembre veniva data la notizia che l'imperatore Guglielmo aveva «pregato» la società di Navigazione «Hamburg Amerika Linie» di imbarcare sul piroscafo Illiria in partenza il 5 gennaio sei «padiglioni del sistema Däcker».

Come abbiamo visto, il Re e la Regina d'Italia arrivarono all'alba del 30. Con una lancia a motore, accompagnati dai ministri Bertolini e Orlando, percorsero la costa per poi fare ritorno a bordo della loro nave. Data la gravità e le difficoltà della situazione, la regina era rimasta sulla corazzata e contribuì con grande impegno alla cura degli inferm, mentre il Re raggiunse la terraferma per portare alle truppe italiane e straniere, impegnate nelle difficili operazioni di prima assistenza, i propri sentimenti di riconoscenza e di elogio.

Di fianco, Reggio Calabria.

Le navi da guerra, trasformate ormai in ospedali e trasporti, caricati i feriti facevano poi la spola con Napoli e altre città costiere occupandosi anche di trasferire le truppe già concentrate nei porti ed in attesa di destinazione. Cominciò l'afflusso di uomini tra cui i Carabinieri delle legioni di Palermo e di Bari e molteplici reparti dell'esercito. A chi arrivò di notte la città di Messina apparve illuminata dagli incendi che continuarono ad ardere per parecchi giorni.
Fu inevitabilmente necessario applicare la legge marziale per affrontare il vergognoso fenomeno dello sciacallaggio. Per ordine dello stesso Re Vittorio Emanuele III gli sciacalli trovati in flagranza di reato venivano fucilati sul posto.

La stampa uscì con le prime edizioni dei giornali riportando dapprima dati sintetici e poi informazioni dettagliate con il sopraggiungere di notizie più certe e particolareggiate. L'Italia, sbalordita, seppe così che a Reggio e a Messina, interi quartieri erano crollati, che sotto le macerie di case, ospedali e caserme erano scomparsi interi nuclei familiari, malati, funzionari, guardie e soldati. Venne inoltre a conoscenza della meravigliosa gara di solidarietà internazionale apertasi tra navi straniere e italiane per portare aiuto ai superstiti e trasportare sui luoghi colpiti dal sisma i materiali e gli uomini necessari.

Il mondo intero si commosse. Capi di Stato e di Governo e il Papa Pio X, espressero il loro cordoglio e inviarono notevoli aiuti anche finanziari. Unità da guerra francesi, tedesche, spagnole, greche e di altre nazionalità lasciarono i loro ormeggi e, raggiunte le due sponde dello stretto, misero a disposizione anche i propri equipaggi per provvedere a quanto si ritenesse necessario distinguendosi sempre nel corso delle azioni cui presero parte.

Nella foto di fianco, Messina

In tutta l'Italia, oltre agli interventi organizzati dalla Croce Rossa e dall'Ordine dei Cavalieri di Malta, si formarono comitati di soccorso per la raccolta di denaro, viveri ed indumenti. Da molte province partirono squadre di volontari composte da medici, ingegneri, tecnici, operai, sacerdoti ed insegnanti per portare, malgrado le difficoltà di trasferimento esistenti, il loro fattivo sostegno alle zone terremotate.
Unico fenomeno controcorrente fu rappresentato dal generale austriaco Franz Conrad von Hazendorf, allora capo di stato maggiore dell'Imperial Regio esercito Austro Ungarico, che (contrariamente agli alleati Tedeschi) poco dopo la tragedia incitò il proprio governo alla guerra contro l'Italia per approfittarne dello stato di debolezza del nostro Paese. Richiesta che venne reiterata finché il ministro Ärenthal, esasperato e sconcertato, ne chiese e ottenne l'allontanamento dalla carica. Alla morte di Ärenthal, però, nel 1912, Conrad fu richiamato. Lo avremmo trovato alla guida della Strafe Expedition nel 1916, secondo anno della Grande Guerra.
Per completare il capoverso della ragion di stato, vale la pena ricordare che il progetto di Giolitti di colonizzare la Libia facendo guerra alla Turchia non venne accantonato neanche di fronte ai numeri della catastrofe di Messina. Lo sbarco a Tripoli avvenne regolarmente nel 1911 anche di fronte ad una ricostruzione delle zone terremotate che, per molti versi, non è ancora finita ai giorni nostri. Ovvero 100 anni dopo.

Sono trascorsi cento anni dalla tragedia del 1908, ma a Messina sono migliaia le persone che vivono ancora nelle baracche. Vecchie, fredde, fatiscenti, senza riscaldamento, con i tetti in eternit, il materiale composto da amianto. Se piove, entra l'acqua dappertutto. Un inferno disposto su una superficie di oltre 50.000 metri quadrati. Ci sono topi, ratti e animali di ogni genere che si intrufolano nelle baracche.
Qualcuno ha addobbato comunque un alberello natalizio un po' spoglio anche lì. Anche per loro è Natale.»

GdM

Si ringraziano le varie fonti Internet presso le quali abbiamo reperito le foto e verificato le informazioni che abbiano pubblicato, da Wikipedia ai vari comitati per le celebrazioni del terribile centenario.




Elenco dei principali terremoti avvenuti in Italia (in ordine cronologico)

- 62 (5 febbraio) - Pompei - danneggia le città romane di Pompei ed Ercolano e diversi monumenti di Neapolis fra cui il teatro romano.
- 68 - Teate (Chieti).
- 79 (25 agosto) - Area vesuviana - Terremoto causato dall'eruzione catastrofica del Vesuvio che seppellirà le città di Pompei, Ercolano e Stabiae.
- 101 - San Valentino in Abruzzo Citeriore.
- 305 - A Reggio Calabria dopo il terremoto del 305 d.C. vengono ricostruite le terme pubbliche e restaurato il vicino palazzo del tribunale.
- 369 (21 luglio) - Benevento.
- 847 (giugno) - Benevento.
- 849 - Roma: causò probabilmente la caduta dell'Obelisco di Montecitorio.
- 990 (25 ottobre) - Benevento.
- 1117 (3 gennaio) - Il terremoto funestò il Nord Italia, (Verona Milano, Bergamo, Brescia, Venezia, Treviso, Modena, Pavia, Parma Cremona), provocando 30.000 morti.
- 1125 (25 gennaio) - Benevento.
- 1138 (22 gennaio) - Benevento.
- 1169 (4 febbraio) - Catania.
- 1198 - Bisaccia: distrutto il castello.
- 1279 (30 aprile) - Cagli, Fabriano, Nocera, Foligno: il sisma provocò gravi danni nell'appennino umbro-marchigiano.
- 1279 (30 aprile) - Toscana, Emilia: il sisma avvenne poche ore dopo quello umbro-marchigiano, provocando gravi danni e numerosi morti nell'area dell'appennino tosco-emiliano.
- 1293 - A Napoli viene gravemente danneggiata la Chiesa di Santa Maria Donnaregina.
- 1315 - L'Aquila.
- 1348 (25 gennaio) - Un forte terremoto devasta la Carinzia (a nord del Friuli), provocando circa 10.000 morti. Seguono scosse di assestamento fino al 5 marzo.
- 1348 e 1349 (9 settembre) - Appennino abruzzese, con distruzione del Castello di Alvito.
- 1349 - Viene distrutto il Monastero di San Vincenzo al Volturno in Provincia di Isernia. A Napoli crolla la facciata della Cattedrale di Napoli.
- 1456 (4-5 dicembre) - Irpinia, Matese, Sannio, Napoli, Abruzzo: il sisma provocò 30.000 morti. A Napoli crolla il campanile della Chiesa di Santa Chiara, la Chiesa di San Domenico Maggiore deve essere ricostruita, il Duomo di Napoli e la Cappella palatina di Santa Barbara in Castel Nuovo restaurati. A Teramo morirono più di 200 persone.
- 1542 - Lentini - Il terremoto contribuisce alla decadenza della città, distrugge totalmente il castello nuovo, parzialmente quello vecchio e gran parte delle case che vi stanno attorno.
- 1542 (13 giugno) - Terremoto del Mugello.
- 1562 - Reggio Calabria: una forte scossa sismica fece sprofondare Punta Calamizzi, l'antica foce del Calopinace, privando la città del suo porto naturale.
- 1599 - Avendita: danni al paese e nelle zone limitrofe.
- 1627 (30 luglio) - Capitanata e Benevento: il sisma, che si stima dell'XI grado della scala Mercalli, rase al suolo San Severo, Torremaggiore e diversi centri limitrofi e provocò un maremoto sulle coste del Gargano, soprattutto presso il Lago di Lesina. Persero la vita diverse migliaia di persone.
- 1638 (27 marzo) - Terremoto del 1638 in Calabria: con epicentro presso Nicastro (oggi Lamezia Terme), distrusse parecchi centri abitati.
- 1659 (6 novembre) - Terremoto del 1659: colpì la Calabria, con epicentro tra Sant'Eufemia e Squillace.
- 1661 - Terremoto in Civitella di Romagna, a seguito del quale la Chiesa del Castello viene rifatta quasi del tutto.
- 1686 - Napoli.
- 1688 (5 giugno) - Sannio un immane terremoto rase quasi al suolo la città di Benevento, portando notevoli danni anche a molti comuni della provincia, complessivamente morirono 2.115 persone mentre i dispersi furono 163. Una cifra notevole se si pensa che all' epoca la città contava circa 7.000 abitanti. Gravissimi danni subì anche la città di Napoli (crollo della cupola della Chiesa del Gesù Nuovo e del Tempio dei Dioscuri trasformato in Basilica di San Paolo Maggiore, danneggiata la Basilica di Santa Restituta).
- 1693 (11 gennaio) - Terremoto del Val di Noto in Sicilia e Calabria: provocò la distruzione totale di oltre 45 centri abitati causando circa 60.000 vittime. Con un'intensità pari a 7,4° della Scala Richter fu il sisma più potente mai registrato in Italia.
- 1693 - Napoli.
- 1694 (8 settembre) - Benevento. Danni anche a Cava de' Tirreni.
- 1700 (28 luglio) - Friuli: gravemente danneggiato l'abitato di Muina; danneggiata anche Ovaro.
- 1702 (14 marzo) - Benevento.
- 1703 (14 gennaio) - Marche: Distrutto quasi del tutto il paese di Avendita nel quale sopravvissero solo 29 abitanti, ed anche il Castello Innocente. Ad Ascoli Piceno il terremoto fu molto intenso ma non causò danni: per lo scampato pericolo fu eretto il Tempietto di Sant'Emidio alle Grotte. Anche Foligno scampò.
- 1703 (2 febbraio) - Abruzzo: terremoto apocalittico con circa 6.000 morti a L'Aquila; gravi danni anche a Paganica.
- 1704 - Ispica: danneggiata la Chiesa della SS. Annunziata.
- 1706 - La Maiella.
- 1727 (6 gennaio) - Ispica: gravemente danneggiata la Basilica di Santa Maria Maggiore.
- 1730 - Avendita.
- 1731 - Napoli.
- 1741 (24 aprile) - Centro Italia (Castelplanio e la Vallesina).
- 1743 (20 febbraio) - Terremoto di Nardò in Salento: terremoto che distrusse in buona parte la città di Nardò e di Francavilla Fontana.
- 1751 (27 luglio) - Gualdo Tadino: gravemente danneggiata la città che perde le sue caratteristiche tardo-medievali.
- 1783 (5 e 6 febbraio) - Terremoto del 1783 in Calabria e Sicilia: un terremoto di 2 minuti uccise 60.000 persone, distruggendo o danneggiando gravemente gli edifici di Messina, Reggio Calabria e di centinaia di paesi nell'area dello Stretto.
- 1785 - Un terremoto distrugge la Chiesa di Santa Maria di Momentana alle pendici della collina di Monterchi, dalla quale viene recuperato l'affresco della Madonna del parto di Piero della Francesca.
- 1786 - L'Aquila.
- 1794 (3 giugno) - Benevento.
- 1805 - A Napoli grazie alla soprelevazione dell'edificio del Real Museo Borbonico il Gran Salone regge durante il terremoto. A Campobasso gravi perdite umane e materiali, fra cui il duecentesco Convento dei Celestini.
- 1818 (20 febbraio): epicentro a Zafferana Etnea (CT). 29 vittime sepolte dalle macerie della Chiesa Madre; in tutto 34 morti.
- 1820 - Castelbuono: crolla la chiesa della Matrice Nuova.
- 1836 (25 aprile) - Terremoto del 1836: colpì in Calabria soprattutto Rossano.
- 1846 - Fauglia: fu gravemente danneggiata la Chiesa di Santa Lucia a Luciana, e crollò la Chiesa di San Lorenzo (Fauglia).
- 1857 (16 dicembre) - Terremoto del 1857 in Basilicata: nelle aree colpite dal sisma 1.300 furono le vittime. Nel centro abitato di Sarconi vennero cancellate tutte le testimonianze monumentali del passato, compreso il castello.
- 1865 (18 luglio) - Macchia di Giarre, contrada Fondomacchia: 64 vittime, 47 feriti, circa 150 edifici distrutti.
- 1881 - Abruzzo meridionale.
- 1883 (28 luglio) - Terremoto di Casamicciola, Isola d'Ischia: un terribile sisma distrugge gran parte della famosa cittadina termale di Casamicciola, provocando 2333 morti e 762 feriti.
- 1887 (23 febbraio) - Terremoto di Diano Marina in Liguria.
- 1901 Salò: grave sisma mette in ginocchio la città.
- 1904 - Marsica.
- 1905 (8 settembre) - Calabria: epicentro nel golfo di Santa Eufemia con gravi danni ai centri abitati circostanti.
- 1907 - Danni a Canolo.
- 1908 (28 dicembre) - Terremoto di Messina colpì la Calabria e la Sicilia: un terremoto di 30 secondi (magnitudo 7,2) rase al suolo le città di Reggio Calabria e Messina e tutti i villaggi nell'area, causando 130.000 morti. Si tratta della più grave sciagura naturale in Italia, per numero di vittime, a memoria d'uomo.
- 1914 - Linera.
- 1915 (13 gennaio) - Terremoto di Avezzano in Abruzzo: furono distrutte dal sisma Avezzano e tutto il territorio della Marsica. I morti ammontarono a circa 30.000. Ad Avezzano su 11.000 abitanti ne sopravvissero solo 300!
- 1917 (26 aprile) - in Umbria e Toscana: furono distrutte dal sisma Monterchi, Citerna e Sansepolcro, e furono provocati danni a tutti i centri urbani dell'alta valle del Tevere.
- 1919 (29 giugno) - Terremoto del Mugello: magnitudo 6,9.
- 1920 (7 settembre) - Garfagnana e Lunigiana (Toscana): un terremoto di magnitudo 6,5, con epicentro a Fivizzano provocò 300 morti solo nel comune che all'epoca contava circa 18.000 abitanti.
- 1929 (10 aprile) - Terremoto di Bologna: una lunga serie sismica (fino al VII grado della scala Mercalli) danneggia le abitazioni di Bologna e delle aree rurali pedeappenniniche
- 1930 (23 luglio) - Terremoto del Vulture: Irpinia, Magnitudo 6,7, provocò 1.425 morti.
- 1933 - La Majella.
- 1943 - Marche e Abruzzo.
- 1958 - L'Aquila.
- 1962 estate - Irpinia: Ariano Irpino.
- 1968 (15 gennaio) - Terremoto del Belice nella Sicilia occidentale: circa X grado della scala Mercalli, rase al suolo diversi paesi del trapanese; 370 furono le vittime.
- 1968 (20 gennaio) - Rignano Flaminio.
- 1971 (6 febbraio) - Lazio: un terremoto semidistrusse Tuscania, danneggiando gravemente i monumenti romanici e provocando 31 morti.
- 1972 (25 gennaio) - Marche: un terremoto del VII grado della scala Mercalli colpì la città di Ancona. Il 14 giugno dello stesso anno si ripete una seconda scossa, che raggiunge il X grado scala Mercalli. Per ulteriori informazioni, vedi Storia di Ancona.
- 1976 (6 maggio) - Terremoto del Friuli. Circa 1.000 le vittime.
- 1979 (19 settembre) - Valnerina: il sisma provocò gravi danni a Norcia, Cascia e le aree limitrofe danneggiando i monumenti e provocando alcuni morti
- 1980 (23 novembre) - Terremoto dell'Irpinia, scala Richter di 6,9°: devastate diverse zone tra la Campania e la Basilicata, con danni ingentissimi nell'area del Vulture. Vengono distrutti numerosi paesi, i morti saranno migliaia. A Napoli crolla un palazzo di diversi piani provocando numerosi morti (3.000 circa).
- 1984 (7 e 11 maggio) - Epicentro a San Donato Val di Comino; si è avvertito intensamente anche a Napoli e in Abruzzo.
- 1984 (19 ottobre): epicentro a Zafferana Etnea (CT). Una vittima, centinaia di sfollati, danni ingenti al Palazzo Municipale e alla Chiesa Madre.
- 1990 (13 dicembre) - Terremoto di Santa Lucia nella Sicilia sud-orientale: sisma di Magnitudo 5,1, gravi danni ad Augusta e Carlentini con 16 vittime, molti danni nell'area del Val di Noto.
- 1996 (15 ottobre): epicentro nella zona compresa fra Bagnolo (RE), Correggio (RE) e Novellara (RE). Sisma di magnitudo 5,4 (VII grado Scala Mercalli) alle ore 11.56. Il sisma è durato circa un minuto e le scosse di assestamento, alcune lievi, altre più forti, sono proseguite in tutti i mesi successivi.
- 1997 (26 settembre) (oltre a scosse meno forti nei giorni seguenti) - Terremoto di Umbria e Marche: furono coinvolte le zone di Assisi, Colfiorito, Verchiano, Foligno, Sellano, Nocera Umbra, Serravalle di Chienti, Camerino. Scosse disastrose: distrutte numerose frazioni del comune di Foligno ed altri centri, gravi danni alle città; undici morti.
- 1998 (9 settembre) - Basilicata e Calabria: epicentro localizzato fra i comuni di Lauria, Castelluccio Superiore e Castelluccio Inferiore. Registrata magnitudo di 5,3. Un morto a Maratea, travolto da una frana innescata dal sisma mentre era in auto. Individuati diversi problemi di instabilità nell'area.
- 2000 (11 marzo) - Rocca Canterano, Canterano.
- 2000 (21 agosto) - Piemonte orientale, in particolare le province di Asti e Alessandria, nessun morto.
- 2002 (6 settembre) - Sicilia settentrionale: sisma di magnitudo 5,6 con epicentro a 35 km a nord-est di Palermo; danni modesti.
- 2002 dal (31 ottobre) al 2 novembre - Terremoto del Molise e Puglia: San Giuliano di Puglia. Crollata una scuola dove morirono 27 bambini. 30 morti in tutto.
- 2004 (24 novembre) - Terremoto del 24 novembre 2004 in Lombardia: sisma con epicentro a Salò. Magnitudo 5,2. Svariate abitazioni danneggiate, 2.000 sfollati per lo più rientrati nelle proprie case in pochi giorni, nessun morto. La frazione Pompegnino di Vobarno la più colpita.
- 2006 (26 ottobre) - Calabria e Sicilia: sisma di magnitudo 5,7, con epicentro a largo di Stromboli, e successivo piccolo Tsunami sulle coste dell'isola.
- 2008 (23 dicembre) - Sisma di magnitudo 5,2 Richter con epicentro nelle zone di Traversetolo (PR), Neviano degli Arduini (PR), Vetto (RE) e Canossa (RE). Molta paura, ma nessun ferito grave e/o morti. Varie scosse di assestamento nelle ore successive, ma di minore intensità, la più rilevante si è verificata alle ore 22:58, di magnitudo 4.7 e successivamente un altra alle ore 00:35 di magnitudo 3.9.