L'Armir a teatro: Sofferenze di guerra nelle due lingue originali
A Trento e Rovereto vanno in scena le vicende dell'Armata Italiana in Russia (ARMIR), recitate in italiano e russo, da attori italiani e russi
La campagna di Russia voluta
dall'Italia fascista per «dare una mano alla Germania» che voleva
sconfiggere il comunismo è stata una delle più grossolane avventure
militari del nostro Paese, primo perché lo stesso Hitler aveva
provato a scoraggiare il suo alleato Mussolini («È una battaglia
giganti, tieniti fuori»), secondo perché sapevamo perfettamente di
non essere militarmente all'altezza di combattere alcuna guerra,
anche molto meno impegnativa della campagna di Russia.
La copiosa letteratura che ha generato è tra le più amare dei
nostri ragazzi, la cui opera più nota è «Centomila gavette di
ghiaccio», ma la si è vista spesso anche sul grande schermo con
pellicole volte perlopiù a cantare l'umanità della nostra gente e
quella del nostro nemico. Anche a teatro non è la prima volta che
viene portata.
Quella che è stata annunciata oggi ha la particolarità di essere
non solo un tributo alle migliaia di alpini che persero la vita
nella campagna italiana di Russia, ma anche un'importante occasione
di educazione alla cultura della pace, grazie a uno spettacolo
teatrale recitato in italiano e russo, da attori italiani e russi,
da una compagnia italiana e da una russa.
Franco Panizza, assessore alla cultura della Provincia autonoma di
Trento, ha parlato oggi del doppio appuntamento al Teatro Cuminetti
di Trento e al Teatro alla Cartiera di Rovereto, con «La Russia
dell'Uomo d'Oro, storia di un padre e di migliaia di figli»,
spettacolo teatrale frutto della coproduzione Occupazioni Farsesche
di Firenze e Teatro - Festival Baltijskij Dom di San
Pietroburgo.
In Trentino lo spettacolo arriva grazie all'Assessorato alla
cultura della Provincia autonoma di Trento in collaborazione con la
Fondazione Museo storico del Trentino, Museo storico italiano della
Guerra di Rovereto, Comune di Rovereto, Centro Servizi culturali S.
Chiara e ANA, Associazione nazionale alpini.
Tre gli spettacoli in programma. Al Teatro Cuminetti di Trento
sabato 31 gennaio (ore 20.30) e domenica 1 febbraio (ore 16.00), al
teatro alla Cartiera di Rovereto lunedì 2 febbraio alle ore
20.45.
Ingresso a dieci euro, ridotto a 5 per giovani sotto i 26 anni, per
gli over 65 e per gli iscritti all'ANA.
Alla presentazione nella sala stampa della Provincia oggi c'erano,
accanto all'assessore Franco Panizza (che ha rimarcato il ruolo di
conoscenza e sensibilizzazione, specie verso i giovani, che simili
iniziative vanno ad assumere), il direttore del Centro servizi
culturali S. Chiara, Franco Oss Noser; il direttore della
Fondazione Museo Storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi; il
direttore della Compagnia Occupazioni Farsesche di Firenze, nonché
regista dello spettacolo, Riccardo Sottili; il presidente della
sezione trentina dell'ANA, l'Associazione nazionale alpini,
Giuseppe Demattè (lo spettacolo è centrato proprio sulle tragiche
vicende dell'ARMIR (Armata italiana in Russia) inviata a combattere
nelle sterminate steppe durante la seconda guerra mondiale), il
provveditore del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto,
Camillo Zadra.
LA SCHEDA DELLO SPETTACOLO
L'Associazione Culturale Occupazioni Farsesche ha iniziato a
lavorare sulla Campagna italiana di Russia già nel 2004, spinta dal
carattere epico della vicenda: il contadino strappato alla sua
miseria, spedito a suon di retorica fascista ad affrontare "a mani
nude" un gigante come la Russia. Così, dal lungo lavoro di documentazione, è nato nel 2005 lo spettacolo ARMIR - Armata Italiana in Russia - partitura per immagini, suoni e pupazzi. Lo spettacolo raccontava la visione italiana. Nel 2007 infine, è partito il progetto "Italia-Russia: il fronte della memoria", con l'intenzione di coinvolgere direttamente "il nemico" di allora: la Russia. In collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo, l'Università Agraria Statale di Voronez (VGAU), nonché il Teatro Baltiskij Dom, si è arrivati alla realizzazione di un film-documentario, girato in Russia e Ucraina, e del progetto forse più ambizioso: uno spettacolo dal titolo LA RUSSIA DELL'UOMO D'ORO, storia di un padre e di migliaia di figli in cui attori russi e italiani insieme 'giocano' alla guerra. Si voleva soprattutto onorare la memoria dei tanti soldati che, su un fronte e sull'altro, seppero essere migliori della guerra che combattevano. |
LA RUSSIA DELL'UOMO D'ORO storia di un padre e di migliaia di figli Spettacolo in russo e in italiano |
Una coproduzione Occupazioni Farsesche (Firenze) Teatro-Festival Baltijskij Dom (San Pietroburgo) |
Testo Alessandra Bedino Regia Riccardo Sottili |
Movimenti di scena Antonio Bertusi costumi Oleg Golovko scene Daniele Spisa e Oleg Golovko assistente scenografo Gemma Romanelli Traduzioni Irina Dvizova, con Lino Spadaro, Vadim Jakovlev (Lev Brilliantov) e con Nicolò Belliti, Antonio Bertusi, Alberto Galligani, Andrej Panin, Darja Stepanova, Alessio Targioni |
Con la collaborazione dell'Istituto Italiano di Cultura a San Pietroburgo Premio K. Lavrov per il miglior spettacolo Festival Internazionale di Teatro X Meetings in Russia San Pietroburgo 2-11 aprile '08 |
La trama Giuseppe, un uomo anziano che fa il ciabattino, vive nella sua bottega aspettando il ritorno del figlio Michele dalla campagna di Russia, anche se la guerra è finita ormai da molto tempo. Gli anni infatti sono passati, ma non per il ciabattino. Giuseppe fa dell'attesa del figlio la sua fissazione e la sua unica ragione di vita. Chiuso nel suo mondo solitario, fatto di scarpe e pensieri, vive al confine della follia: parla da solo, senza più distinguere tra sogni e realtà. Nella sua bottega, cioè nella sua mente confusa, cominciano ad 'accadere' cose strane: le scarpe si trovano fuori posto, compaiono oggetti mai visti, e personaggi sconosciuti lo vanno a trovare. Fra questi ci sono anche dei russi, con i quali riesce 'misteriosamente' a dialogare. Questi 'fantasmi' sono personaggi di una storia ormai passata, che lui non conosce ma desidera tanto immaginare: la storia di suo figlio. Tra Giuseppe e la Russia si apre un canale di comunicazione fantastica, totalmente irrazionale ed è così che lui, ma anche noi spettatori, accediamo ad un altro luogo e a un altro tempo: siamo sul fronte russo nel 1942. Conosciamo così il giovane soldato Michele, l'amico Nuto, postino del battaglione, e il tenente medico veterinario Giovanni Bianco. Ma anche i russi Piotr, un padre che la guerra ha privato dei figli, Kolja, giovane partigiano e sua sorella Maša, presto innamorata di Michele. Armato della sua follia e con l'aiuto dell'immaginazione, Giuseppe si ritroverà egli stesso nel mezzo della tragica ritirata italiana, alla ricerca di suo figlio. E com'è lecito attendersi lo ritroverà. |
Russia - Italia Il Fronte della Memoria è un progetto impegnativo e complesso iniziato nel 2006 insieme al Teatro Baltijskij Dom di San Pietroburgo. All'epoca la compagnia aveva alle spalle già due anni lavoro sul tema dell'Armata Italiana in Russia; due anni segnati dall'incontro folgorante con l'opera e il pensiero di Nuto Revelli (ma anche di altri reduci, non ultimo Rigoni Stern) e culminati in un lavoro teatrale non d'attore dal titolo ARMIR - Armata Italiana in Russia: partitura scenica per immagini, suoni e pupazzi. Il punto di vista di questo spettacolo era tutto italiano. Erano i nostri reduci, i nostri "vinti" (per lo più poveri contadini male organizzati e male equipaggiati) a parlare attraverso le loro testimonianze raccolte da Nuto Revelli in un lungo, paziente e preziosissimo lavoro sulla memoria del cuneese. Ma al di là degli aspetti storici e militari, che in quella vicenda raggiunsero vette di tragicità epica, al punto che se non fossero storia vera parrebbero frutto dell'immaginazione di qualche poeta, sono in particolare due i momenti della campagna di Russia che hanno colpito: primo, l'incontro tra il contadino italiano "occupante" e il contadino russo occupato (perché come ci ricorda Nuto Revelli anche quella fu una "guerra di poveri" e tra poveri che non avevano nessuna ragione per combattersi); secondo, il prodigio umano per cui anche in condizioni estreme come solo la guerra sa determinare, talvolta gli uomini sono capaci di restare tali e si dimostrano migliori dei loro più "nobili" propositi. Ebbene, sono stati proprio questi due aspetti della guerra sul fronte russo che hanno reso possibili gli innumerevoli ed i più incredibili episodi di solidarietà umana tra russi e italiani in quel lontano autunno-inverno del '42-'43. È stato proprio a partire da questo che nel 2006 è iniziata la collaborazione con il Teatro Baltijskij Dom di San Pietroburgo. E fin da subito gli obiettivi artistici e di contenuto del progetto sono apparsi molto chiari: 1) affiancare al punto di vista italiano, anche quello russo; 2) cercare nuove fonti e nuovi documenti in Russia, dove ancora oggi sono in molti a non sapere che circa 220.000 italiani hanno combattuto al fianco di Hitler; 3) realizzare un film-documentario nelle zone di occupazione e del fronte; 4) realizzare uno spettacolo bilingue con la partecipazione di attori russi e italiani, rinnovando un incontro avvenuto 65 anni fa, ma stavolta in modo immaginario, poetico, teatrale. La lavorazione del progetto è iniziata a settembre del 2007 con un viaggio in Ucraina, nella regione di Donetsk, la zona di occupazione raggiunta dal primo Corpo di Spedizione in Russia (CSIR) nell'estate del 1941. Ad ottobre 2007 è seguito un secondo viaggio, questa volta in Russia, nella regione di Voronež, ovvero il teatro delle operazioni dell'ARMIR che si estendeva lungo le rive del mitico fiume Don. In questi due viaggi è stato girato il materiale video e raccolte le testimonianze che poi sono entrati a far parte del film documentario Russia - Italia: il Fronte della Memoria. |
Riccardo Sottili «Credo sia stato proprio durante quei giorni sul Don che ha iniziato a prendere forma anche l'idea dello spettacolo teatrale. Seduti in un comodo pulmino, mentre ripercorrevamo le tappe salienti della ritirata italiana verso ovest, l'immagine di un soldato che arranca nella steppa coperta di neve si è sovrapposta a quella di un padre che ne attende il ritorno. Poi quel soldato si è trasformato in una interminabile colonna di "poveri cristi" abbandonati a se stessi e quel padre che ostinatamente lo attende è diventato "tutti i padri". A rappresentare questa figura quasi mitica di padre Alessandra Bedino ha eletto l'Omino d'Oro, un calzolaio vissuto ad Arezzo e morto alla fine degli anni Settanta. Suo figlio partì per la Russia nel '42 e non è mai tornato. Lui lo attese sempre, anche quando la follia si impossessò di lui e vestito d'oro si recava ogni giorno alla stazione: "Se mio figlio tornerà non potrà non riconoscermi!", lo si sentiva dire. E' così che è nata l'idea de' La Russia dell'uomo d'oro - storia di un padre e di migliaia di figli.» |
Alessandra Bedino «Ancora a metà degli anni Settanta, chiunque ad Arezzo conosceva l'Omino d'oro e la sua storia. Una vicenda che, nella sua semplicità quasi da favola, ha subito commosso i nostri amici russi più di tanti dati storici, facendomi capire che l'Omino d'oro era un 'seme' poetico universale, fecondo per noi come per loro. Tutto ciò che di questa guerra volevamo raccontare è così 'germogliato' intorno a questa figura, icona della guerra, del dolore, dell'attesa che diventa follia e della follia che rende possibile l'impossibile. Anche per portare la guerra sul palcoscenico ci vuole un po' di follia. Tutto è inventato, ma niente è falso. Situazioni e personaggi provengono rigorosamente da materiali storici.» |
Info: Centro Servizi Culturali S.Chiara - Trento
Numero Verde 800 013952 tel 0461 213834
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Comune di Rovereto
Ufficio Cultura tel. 0464 452159 - 452253
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