Andreas Hofer, simbolo della ricerca del «giusto confine»
A due secoli dalla sua tragica fine, ecco una breve ricostruzione del contenitore storico in cui si era trovato a vivere. E il contenitore attuale

Per più di un anno sentiremo parlare
di Andreas Hofer e cantare le sue gesta, perché sono passati 200
anni dalla sua ultima rivolta e alla conseguente fucilazione poi.
Riteniamo opportuno quindi inquadrare un po' il contenitore storico
nel quale sono avvenuti i fatti di cui si è reso protagonista,
perché altrimenti si corre il rischio di parlare su cose astratte
anziché su quelle sostanziali.
Inoltre, non vorremmo che la figura di Napoleone ne uscisse
negativamente, perché senza di lui la Rivoluzione Francese (il più
grande e importante evento storico dell'Europa moderna, quello che
tuttora ci separa dalle altre civiltà) non sarebbe mai uscita da
piazza della Bastiglia.
E si deve cominciare proprio da Napoleone, perché è lui il vero
protagonista di tutti gli eventi che segnarono il XIX Secolo, a
partire da quelli direttamente disegnati da lui per finire a quelli
generati dalla restaurazione e dalla lunga lotta del Risorgimento
italiano.
Napoleone si era comportato con l'Italia da invasore vero e
proprio. Aveva depredato gran parte delle opere d'arte del Paese e
razziato i granai della val Padana. Come se non bastasse, alla fine
della prima campagna d'Italia concluse la pace con l'Austria
regalando tout-court a Vienna la Repubblica di Venezia e il
Principato Vescovile di Trento.
Da sempre alleata con lui, la Baviera partecipò alle vittorie
dell'imperatore francese, scorazzando tranquillamente anche nel
Tirolo e nel Sud Tirolo. Vienna aveva cominciato il suo declino
militare dai tempi del Principe Eugenio (di Savoia, ma ricordato
più comodamente dagli Asburgo come Prinz Eugen), che aveva battuto
i turchi nel 1682, e nulla poté contro le tecniche moderne di
guerra di Napoleone, che indubbiamente era un genio militare
(tuttora presente nei sacri testi di strategia militare).
In Trentino e in Tirolo, Napoleone ebbe più occasioni di portare la
sua armata e lasciò parecchie tracce del suo passaggio, anche di
carattere culturale, sociale ed economico. Ogni volta che vennero
prese decisioni tra Parigi e Vienna, tuttavia, i territori del
Tirolo e del Trentino ne subivano le conseguenze. Per entrambi i
Paesi si trattava solo di aree geografiche marginali e non di
regioni dotate di una propria cultura e tradizione storica.
Andreas Hofer fomentò e guidò parecchie rivolte contro questa
marginalizzazione della sua terra, e anzi si ribellò proprio al
fatto che eravamo solo dei prodotti di scambio fra
belligeranti.
Nel corso della «Guerra di liberazione» del 1809, riuscì a
sollevare la popolazione e ad avere un seguito che portò a due
vittorie. Ma alla terza «prova» la gente era stanca di alternare
guerra a pace e si trovò isolato. Ebbero gioco facile quindi a
farlo prigioniero, processarlo e poi fucilarlo senza che troppe
teste coronate facessero niente per salvarlo.
Il quadro politico in cui Andreas Hofer si trovò a vivere e
operare, ricorda abbastanza la Jugoslavia del Post Tito, quando
caddero i confini politici e la gente si trovò priva di identità.
Gli slavi avevano cercato dunque altri contenitori che andassero a
formare quello che gli storici definirono il «giusto confine», e
approdarono a comunità etniche, religiose e culturali, che però
generarono le guerre che conosciamo, ad alcune delle quali
partecipò anche la Nato (e l'Italia, D'Alema presidente del
Consiglio).
Nel Tirolo del Nord, nel Tirolo del Sud e nel Trentino di inizi
1800 la situazione era molto simile, perché Napoleone aveva
scardinato più volte lo status quo e ogni volta che si firmava una
pace i confini dovevano essere completamente ridisegnati. Come si
poteva collocare Hofer? Si considerava Austriaco? Non certo
Bavarese e men che meno Italiano. Conti alla mano, dunque, era
semplicemente un cittadino della sua terra, e a ben vedere le sue
mosse, pare proprio che fosse attirato dall'idea di quello che oggi
si potrebbe chiamare Euregio (Euroregione), brutto nome per
indicare la regione ideale formata da Tirolo, Alto Adige e
Trentino.
Ma Andreas Hofer purtroppo non era che un granellino di polvere nel
deserto e la sua figura, per Vienna, Monaco e Parigi, infastidiva
poco più di un moscerino nell'occhio: la cosa più semplice era
cavarlo di mezzo. Catturato, processato e fucilato, fu il frutto di
una semplice, e neanche tanto importante, logica politico militare.
Non è un caso se, 10 giorni dopo la sua fucilazione, Napoleone
sposò una Asburgo.
Quello che colpisce di più della sua figura è il coraggio che ha
avuto a mettersi contro il mondo intero di allora. Per questo, se
da una parte la storia ufficiale non volle dargli troppo peso,
dall'altra la tradizione popolare lo vide come un eroe che preferì
morire piuttosto che piegare la testa.
Quello che accadde dopo di lui è la parte più brutta per la storia
del nostro territorio. Alla fine di Napoleone seguì il Congresso di
Vienna, dove a farne le spese furono in buona sostanza i paesi
deboli, in un nome l'Italia. La Baviera non venne punita per essere
stata a fianco dell'Imperatore e la Francia non perse territori
alla restaurazione dei Borbone. La storica Repubblica di Venezia
invece non venne più restituita ai Veneziani, il principato
Vescovile di Trento non venne più ridato ai Trentini e, nella
fretta, parecchie regioni italiane vennero poste sotto il controllo
diretto e indiretto degli Asburgo.
All'apparenza sembrava che il Tirolo fosse riuscito ad ottenere le
propria libertà e identità, ed è fuori dubbio che i Tirolesi si
sentono indubbiamente Austriaci. Ma in realtà erano rimasti solo
una terra di confine, confinante con un Paese come l'Italia che
aveva necessità di diventare una nazione.
Le varie guerre di indipendenza, concluse con la Grande Guerra,
portarono l'ingiusto confine al Brennero. La Seconda guerra fu a
due passi da riconsegnare anche il Trentino alla grande Germania.
Ma tutto tornò come prima: un Tirolo diviso in due e un Trentino
che si sente osservato sia dall'Italia che dall'Austria.
Infine, e qui siamo ai giorni nostri, cadono i confini e nasce
l'Europa. Debole forse, ma irreversibile. La parte più bella della
storia del nostro continente è toccato viverla a noi.
Ma anche noi ci troviamo a essere influenzati dalle logiche
nazionali che ancora premono sulle nostre autonomie. Il Tirolo del
Nord, ad esempio, non ha un'autonomia da Vienna come ce l'ha
Bolzano da Roma. Ma, soprattutto, è l'identità che manca, quel
giusto confine che Andreas Hofer aveva inutilmente cercato e
invocato due secoli fa.
Andreas Hofer potrebbe dunque assurgere a simbolo di quell'identità
mai raggiunta dal nostro territorio di confine e che, in nome del
suo sacrificio, si potrebbe fare ogni sforzo per raggiungerla oggi
che siamo politicamente attrezzati per farlo.
G. de Mozzi