Con le elezioni gli Europei hanno spostato l’asse politico a destra

Adesso ci aspettiamo che la nuova Europa destrorsa sia in grado di costruirsi una spina dorsale capace da far superare i particolarismi

Non vorrei essere frainteso dai miei colleghi che odiano Berlusconi e che considerano la Sinistra come depositaria della Cultura, ma lo spostamento a destra registrato dall'Europa alle elezioni di domenica scorsa potrebbero essere un beneficio per l'istituzione stessa per la quale abbiamo votato.
Francamente non sappiamo che cosa dovrebbe cambiare nel concreto, dato che nessun partito politico in campagna elettorale ha espresso programmi di fattibilità, ma - di logica - la destra dovrebbe essere più nazionalista. Il che, se è un potenziale pericolo a livello statale, potrebbe essere una sferzata di vitalità per una Comunità che noti solo quando ti accorgi che una legge locale cozza contro una direttiva comunitaria.

Merita tuttavia fare alcune considerazioni sulle ragioni per cui le popolazioni dell'intero Vecchio Continente si siano trovate per la prima volta a comportarsi nella stessa maniera. Certamente non è stato un comune spirito sovrannazionale, ma neppure si può parlare di coincidenza.
La ragione principale che mi viene in mente per giustificare questo cambiamento comunitario, avvenuto senza che i politici di destra abbiano fatto molto per ottenerlo, la colloco in una reazione tardiva all'evidentemente non troppo lontano 11 settembre 2001. Quando si votò cinque anni fa, allora dovevamo aspettarci una reazione di destra, come accade di solito quando vengono toccati valori dati per scontati, come il diritto alla vita, alla religione, alla libertà individuale e collettiva, valori palesemente messi in pericolo da terroristi capaci di colpire ovunque, chiunque, comunque.
Quando ho espresso questa osservazione all'amico Ubaldo, mi ha risposto ironicamente «Vuoi dire che tra cinque anni potremmo avere anche noi Obama?».
Beh, gli ho risposto, non montiamoci la testa, perché anche i sogni americani muoiono all'alba.

Ovviamente, le destre e i centrodestra hanno vinto perché con ogni probabilità anche negli altri paesi i cittadini hanno votato pensando alle proprie tasche, a casa propria, al paese in cui vivono. Quindi va supposto che proprio gli Europei si siano spostati a destra.
Che cosa li abbia fatti spostare in là, oltre all'11 settembre, quasi sicuramente la crisi internazionale ha giocato un ruolo determinante.
La crisi ha dimostrato che l'Europa è un gigante di carta, perché nulla ha fatto per impedire che ogni stato cercasse di superare la crisi da solo. Anzi, un commissario europeo si era permesso addirittura di gridare al lupo perché la Fiat voleva acquistare la Opel, alla faccia della terzietà della UE e della priorità di risolvere i problemi.
Insomma, tutti soli appassionatamente.
O meglio, tutti egoisti e senza rimorsi.
Quindi adesso ci aspettiamo di vedere se la nuova Europa destrorsa sarà in grado di costruirsi una spina dorsale capace da far superare i particolarismi.

Anche gli Stati Uniti erano nati (1776) in un momento di pericolo per tutti gli stati delle ex colonie americane. Pochi forse lo sanno, ma subito dopo la fine della guerra d'indipendenza la maggior parte degli Americani avevano cercato di mettere in liquidazione lo Stato Federale. Ne seguì una lotta esistenziale spesso cruenta e che comunque si è conclusa con la sanguinosissima Guerra di Secessione, 80 anni dopo.
Questo non è certo lo scenario che si prospetta per l'Europa, ma è significativo delle fatiche che una Federazione deve superare per conquistare la propria sovranità e sedimentarla nella popolazione.
Come abbiamo detto poco prima delle elezioni, abbiamo costruito l'Europa e abbiamo già da tempo gli Europei. Ora ci mancano i politici europei. Noi siamo convinti che alla lunga arriveranno anche loro. Speriamo presto.

GdM