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90 anni fa la Marcia su Roma portava all’ascesa del Fascismo

Fu un atto eversivo concordato tra Mussolini e il re d’Italia Vittorio Emanuele III

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Novanta anni fa la Marcia su Roma, organizzata dal Partito Nazionale Fascista guidato da Benito Mussolini, portava all'ascesa al potere del fascismo in Italia e il dissolvimento definitivo dello Stato liberale, già da tempo in crisi.
Il 28 ottobre 1922, alcune decine di migliaia di militanti fascisti si diressero sulla capitale rivendicando dal sovrano la guida politica del Regno d'Italia e minacciando, in caso contrario, la presa del potere con la violenza.
La manifestazione, chiaramente eversiva, si concluse con successo quando, il 30 ottobre, il re Vittorio Emanuele III cedette alle pressioni dei fascisti e decise di incaricare Mussolini di formare un nuovo governo.
La Marcia su Roma venne celebrata negli anni successivi come l'epilogo della cosiddetta rivoluzione fascista e il suo anniversario divenne il punto di riferimento per il conto degli anni secondo l'era fascista.
 
La mattina del 28 ottobre, a Milano, Mussolini riceveva nella sede del Popolo d'Italia (protetta da cavalli di frisia e rimpinguata di armi) una delegazione di industriali che lo invitavano a trovare un accordo con Salandra.
Nello stesso momento, a Roma, Salandra proponeva al re di dare l'incarico di formare il governo a Orlando, ma De Vecchi informò il re che l'unica persona con cui Mussolini avrebbe potuto raggiungere un'intesa sarebbe stato lo stesso Salandra.
A Mussolini fu, quindi, proposto di governare a fianco di Salandra ma egli rifiutò: «Non ho fatto quello che ho fatto per provocare la risurrezione di don Antonio Salandra.»
La mattina seguente, dopo che le bozze dell'articolo scritto da Mussolini durante la notte erano state diffuse, Salandra vi poté leggere che non c'era niente da fare e, dopo un giro di telefonate di ultima conferma, decise di rimettere l'incarico.
De Vecchi fu incaricato da Vittorio Emanuele di informare Mussolini che gli avrebbe conferito l'incarico. Mussolini rispose: «Va bene, va bene, ma lo voglio nero su bianco. Appena riceverò il telegramma di Cittadini partirò». Poche ore dopo gli giunse un telegramma del generale Cittadini:
«SUAMAESTÀ IL RE MI INCARICA DI PREGARLA DI RECARSI A ROMADESIDERANDO CONFERIRE CON LEI OSSEQUI GENERALE CITTADINI»
 
Alle 8 di sera Mussolini partì, alla volta di Roma, dove sarebbe giunto alle 11.30 del 30 ottobre; il convoglio patì un incredibile ritardo dovendo rallentare, e in qualche caso proprio fermarsi, in molte stazioni prese d'assalto da fascisti festanti che accorrevano a salutare il loro Duce.
La voce secondo cui Mussolini si sia presentato al Re (vi si recò in camicia nera) dicendogli «Maestà vi porto l'Italia di Vittorio Veneto», pare sia un falso storico, tuttavia Mussolini parlò per circa un'ora col Re promettendogli di formare entro sera un nuovo governo con personalità non fasciste e con esponenti di aree politiche «popolari».
Alle 18 presentò il governo, comprendente soltanto tre fascisti di orientamento moderato.
 
Le «Camicie Nere della rivoluzione» erano accampate intorno alla capitale e non attendevano che di entrarvi.
Furono autorizzati ad entrarvi solo il giorno 30 e la raggiunsero alla meglio, su mezzi di fortuna. Ma erano più che raddoppiati: dai circa 30.000 della marcia, erano ora più di 70.000, cui si aggiunsero i simpatizzanti romani che erano già sul posto.
Ci furono scontri e incidenti. Nel quartiere di San Lorenzo alcuni operai accolsero con colpi d'arma da fuoco la colonna guidata da Giuseppe Bottai e Ulisse Igliori, proveniente da Tivoli, che attraversava l'area in modo pacifico. All'alba del giorno dopo, oltre 500 fascisti guidati da Italo Balbo attaccarono di sorpresa il quartiere e lo devastarono. I morti fra gli abitanti furono tredici (tra questi, i responsabili dell'agguato), i feriti oltre duecento, alcuni dei quali, scaraventati giù dalle finestre delle abitazioni, riportarono lesioni permanenti.
Informato dell'accaduto, Mussolini diede alle forze dell'ordine immediate disposizioni per la repressione di qualsiasi incidente.
Il 31 ottobre 1922 le camicie nere sfilarono per più di 6 ore dinanzi al Re, poi Mussolini ordinò che si iniziassero le operazioni di smobilitazione.
L'ordine di smobilitazione apparve infatti pubblicato sul quotidiano Il Popolo d'Italia dello stesso giorno.
 
 I partecipanti
Quadrumviri
Italo Balbo - Michele Bianchi - Emilio De Bono - Cesare Maria De Vecchi
Altri partecipanti
Giacomo Acerbo - Giuseppe Bottai - Piero Brandimarte - Ather Capelli - Ines Donati - Roberto Farinacci - Giovanni Giuriati - Ulisse Igliori - Alessandro Lessona - Serafino Mazzolini - Ettore Muti - Alessandro Pavolini - Cesare Rossi - Carlo Scorza - Achille Starace - Carlo Tiengo
 
Oggi tutti i partecipanti alla marcia su Roma sono scomparsi.
L'ultimo sopravvissuto è stato Vasco Bruttomesso (Annone Veneto, 14 dicembre 1903 - Varese, 2 gennaio 2009), imprenditore tessile e più volte sindaco di Carbonate nel Dopoguerra: nel 1922 era studente di Ingegneria a Firenze e si unì ai rivoluzionari «per amor di patria».
 
Si ringrazia Wikipedia, alla quale abbiamo attinto le informazioni che abbiamo elaborato, foto comprese.

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