Fiume! Scene, volti, parole di una rivoluzione immaginata 1919-20
Una mostra con un'ampia selezione di immagini e documenti originali, tra i quali numerosi proclami di D'Annunzio
Nel 1919, all'indomani della fine
della Grande Guerra, a Fiume si raccolsero intellettuali, soldati,
militanti rivoluzionari provenienti da tutta Italia - tra i quali
D'Annunzio - decisi a rifiutare gli accordi di Londra e a dare vita
ad un'esperienza che esaltasse l'identità italiana della città.
Fiume divenne il luogo dove sperimentare il cambiamento che la fine
della guerra sembrava aver promesso.
Un'ampia selezione di immagini e di documenti originali, tra i
quali numerosi proclami di D'Annunzio, «raccontano» l'avventura
rivoluzionaria che si colloca a spartiacque tra dopoguerra e
avvento del fascismo.
Alla fine della Prima guerra mondiale, con il venir meno
dell'Impero asburgico, Fiume si trovò improvvisamente esposta al
rinfocolarsi di antiche tensioni nazionaliste esasperate da quattro
anni e mezzo di conflitto.
Di fronte alla concreta prospettiva dell'annessione al Regno dei
Serbi, Croati e Sloveni, il 30 ottobre 1918 Fiume proclamò la
propria unione al Regno d'Italia.
Gli accordi stipulati a Londra nell'aprile del 1915 tra Italia,
Francia, Gran Bretagna e Russia avevano previsto che, in caso di
vittoria, Fiume sarebbe rimasta legata al Regno di Croazia.
Ma, scomparso l'impero d'Austria-Ungheria, al tavolo della
Conferenza di pace di Versailles il governo italiano chiese
l'annessione della città al Regno d'Italia.
Di fronte alle resistenze degli Alleati, la delegazione guidata dal
Capo del Governo Vittorio Emanuele Orlando abbandonò per protesta
la Conferenza.
Ma il gesto fu inefficace e nel giugno 1919 Orlando rassegnò le
dimissioni.
Il 12 settembre 1919 circa 2.600 volontari, in gran parte giovani
soldati del Regio Esercito guidati da Gabriele D'Annunzio,
occuparono Fiume proclamando la sovranità italiana.
L'impressione fu enorme ed il governo Nitti, che era subentrato ad
Orlando, oscillò fra toni intransigenti verso i «fiumani» e la
ricerca di un «modus vivendi».
Nel corso del 1920 a Fiume prese il via un esperimento politico e
culturale che sfociò nella creazione della «Reggenza italiana del
Carnaro», dotata di una carta costituzionale innovativa, frutto del
lavoro del gruppo di intellettuali raccolti attorno D'Annunzio.
La vita del nuovo Stato fu breve. A deciderne la fine fu il nuovo
governo guidato da Giovanni Giolitti che, raggiunto un accordo con
il governo jugoslavo, nel dicembre 1920 fece intervenire
l'artiglieria contro i legionari.
Fiume fu proclamata «stato libero» e tale rimase fino al 1924
quando, con il trattato di Roma, venne annessa all'Italia.
L'eco dell'avventura fiumana sopravvisse a lungo, alimentata dal
fascismo che volle leggervi i caratteri anticipatori della «nuova
Italia» di Mussolini.
Alcuni tratti «fiumani» si possono effettivamente ritrovare nel
linguaggio, nei miti, nella retorica e nelle ritualità del
fascismo. Ma una parte significativa dei «legionari» rimase ai
margini se non estranea od ostile al regime mussoliniano.
Per molti di loro Fiume fu il luogo dove si incontrarono e si
separarono i destini dell'ultima generazione della Grande Guerra,
la promessa di un rinnovamento politico e culturale, ben presto
ingabbiata nelle maglie del regime mussoliniano.
La mostra ha ottenuto il patrocinio della Fondazione Il Vittoriale
degli Italiani.
La mostra e il catalogo sono stati realizzati con il contributo
della Provincia autonoma di Trento.
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