L’assessore Panizza ha fatto un sopralluogo a Punta Linke
L'uomo ha visitato il cantiere di recupero a una quota di 3.600 metri

A Punta Linke, a 3.612 metri di
quota, dal 2009 un'equìpe internazionale sta lavorando per
riportare alla luce, preservare e mettere in sicurezza importanti
testimonianze della guerra bianca.
Oggi a visitare il cantiere l'assessore alla cultura, rapporti
europei e cooperazione della Provincia autonoma di Trento, Franco
Panizza che, assieme al sindaco di Peio Adriano Dalpez, ha percorso
il sentiero che collega il sito di Punta Linke al rifugio Vioz.
La previsione è quella di costruire un itinerario museale in
quota.
«A Punta Linke il ghiaccio a conservato un sistema di apprestamenti
che stanno restituendo dati straordinari sulla vita in guerra a
quelle altitudini - ha commentato l'assessore Franco Panizza. -
Oggi, assieme al sindaco, agli archeologi della Sopritendenza, alle
guide alpine e a tutti gli altri soggetti coinvolti in questo
progetto abbiamo ragionato su come rendere fruibile questo luogo
davvero eccezionale della Grande Guerra, fra i più alti dell'arco
alpino. La volontà comune è quella di rendere fruibile la grotta
che percorre da parte a parte Punta Linke e di creare un percorso
per tutti i visitatori di questo angolo fra i più belli delle Alpi,
che possa restituire la memoria di ciò che è successo in questa
zona.»
Allo studio la messa in sicurezza della galleria, punto di arrivo e
di partenza di una teleferica che riforniva la prima linea
austro-ungarica durante la Grande Guerra, nonché la predisposizione
di un percorso di grande impatto emotivo, a partire dalla base del
rifugio Vioz «Mantova», situato a quota 3.535, il più alto delle
Alpi Orientali.
Punta Linke
Punta Linke, a 3.632 metri di
altitudine, fu uno dei centri nevralgici più alti ed importanti del
fronte trentino nel gruppo Ortles Cevedale, durante la Grande
Guerra.
Lo scioglimento dei ghiacciai causato dai cambiamenti climatici,
sta restituendo alla luce e alla memoria il sistema di
apprestamenti che garantivano il funzionamento di questo
settore.
Qui dal 2009 un equìpe interdisciplinare sta lavorando per
preservare le testimonianze della guerra, togliendole dai ghiacci
che le hanno conservate per quasi 100 anni.
Il confine tirolese durante la Grande Guerra, fra lo Stelvio e il
Tonale fu quello che si caratterizzò per gli scontri e i presidi
posti alle quote più elevate, mediamente a 3.000 metri.
Accanto alle difficoltà imposte dal conflitto, i soldati che
presidiavano le cime dei ghiacciai dovettero fare i conti con le
condizioni meteorologiche di un fronte di alta montagna.
In questa zona Punta Linke fu dunque uno dei centri principali:
dotata di un doppio impianto teleferico, era collegata da una parte
al fondovalle di Peio e dall'altra al «Coston delle Barache
Brusade» verso il Palon de la Mare nel cuore del Ghiacciaio dei
Forni.
Il vicino rifugio Vioz era allora la sede del comando di settore
dell'esercito austro-ungarico.
Il riscaldamento globale e il conseguente scioglimento repentino
dei ghiacciai alpini ha portato all'affioramento di numerosi resti
in questa zona, poco sotto la cima del Monte Vioz.
In collaborazione con il Museo «Pejo 1914-1918 La guerra sulla
porta», la Soprintendenza per i Beni librari archivistici e
archeologici della Provincia autonoma di Trento è intervenuta nel
corso del 2009 per un intervento d'urgenza finalizzato al recupero
di manufatti ormai fuoriusciti dalla coltre glaciale ed esposti al
saccheggio e al degrado.
Nell'estate 2010 la campagna di scavo ha avuto come obiettivo non
solo il recupero dei reperti, ma anche quello di mettere in luce
con metodologia archeologica parte del contesto del sito di Punta
Linke.
Il metodo adottato è stato quello dello scavo di tipo archeologico,
che garantisce una raccolta accurata e una documentazione di tutto
ciò che emerge dal ghiaccio.
La Soprintendenza dispone inoltre di laboratori sia per il restauro
archeologico sia del materiale cartaceo, che possono prestarsi ad
interventi conservativi degli oggetti recuperati.
Inoltre, al fine di ricostruire la storia glaciale geomorfologica e
paleoambientale del sito di Punta Linke, insieme agli archeologi ha
lavorato un'equìpe di glaciologi di alcune Università italiane, da
anni impegnati in area alpina e in attività di ricerca nell'ambito
del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide.
Diversi i soggetti coinvolti in questo progetto: Soprintendenza per
i Beni librari, archivistici e archeologici, Servizio Bacini
Montani, Servizio Reti, Servizio Prevenzione rischi, Nucleo
elicotteri, SAP, Guide alpine del Trentino, Museo di Peio e
Università di Pisa, di Milano Bicocca, di Roma La Sapienza e di
Padova.