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Si è spenta Simone Veil, aveva quasi 90 anni

Già presidente del Parlamento Europeo, il 19 agosto 2008 fu insignita del «Premio De Gasperi-Costruttori d’Europa» della provincia autonoma di Trento

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Simone Veil - Foto ©l'Adigetto scattate nel corso della sua visita a Trento.
 
Simone Jacob, coniugata Veil, era nata a Nizza il 13 luglio 1927 e rappresenta un po’ la storia dell’Europa in quanto ha passato le vicende che hanno caratterizzato l’Europa, dai momenti più tragici a quelli dell’Unione Europea.
Di religione ebraica, durante l'Occupazione nazista è stata deportata insieme alla famiglia nel Campo di concentramento di Auschwitz.
Sopravvissute miracolosamente lei e la sorella, furono liberate il 27 gennaio 1945, proprio l’attuale Giorno della Memoria in tutti gli Stati dell'Unione europea.
Tornata in Francia, si è Laureata in giurisprudenza ed è divenuta magistrato.
Nel 1946 si era sposata con Antoine Veil, di cui ha preso il cognome e col quale ha avuto tre figli.
 
Abbandonata nel 1974 la carriera di magistrato, dopo l'elezione di Valéry Giscard d'Estaing a Presidente della Repubblica francese, è nominata ministro della sanità nel governo di Jacques Chirac, confermata nell'incarico in quello successivo di Raymond Barre.
La nomina di Simone Veil rappresenta una novità, anche perché è una delle prime donne ministro.
In quel periodo riesce a ottenere l'approvazione della legge sull'aborto, sia pure subendo nel corso di un lungo ed estenuante dibattito all'Assemblée Nationale attacchi di una brutalità inaudita da parte dei deputati più oltranzisti.
 

 
Nel luglio 1979 lascia il governo Barre per guidare la lista dell'Unione per la Democrazia Francese alle prime elezioni a suffragio universale per il Parlamento Europeo.
È la capofila dello schieramento europeista, liberale e centrista, sostenuto apertamente da Giscard d'Estaing.
Alla prima riunione del Parlamento europeo a Strasburgo nel luglio del 1979 è eletta Presidente dell'assemblea. Resterà in carica fino al gennaio 1982.
È rieletta al Parlamento Europeo nel 1984, stavolta con la lista unitaria di centro-destra RPR-UDF capeggiata da lei e da Jacques Chirac.
 
Nel marzo 1993 è nominata ministro di Stato, ministro della Sanità, degli Affari Sociali e delle Aree Urbane nel governo di Édouard Balladur. In quanto ministro di Stato, ha una posizione protocollare che la colloca immediatamente dopo il primo ministro.
Resterà in carica fino al maggio 1995: avendo sostenuto la candidatura di Édouard Balladur alla presidenza della repubblica, è esclusa dal neoeletto presidente Chirac dal nuovo governo.
Nel marzo 1998 è nominata membro del Consiglio costituzionale dal presidente del Senato René Monory. Il suo mandato dura nove anni ed è scaduto nel marzo 2007.

Il 19 agosto 2008 era venuta a Trento per ricevere il «Premio De Gasperi-Costruttori d’Europa» della provincia autonoma di Trento. Tante le autorità allora presenti.
C’erano il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, il sindaco di Trento Alberto Pacher, il vicepresidente della Camera dei Deputati Rocco Buttiglione, lo storico Paolo Pombeni, curatore dell'opera omnia di De Gasperi, e ancora, per presentare le Gallerie della memoria di Piedicastello ancora in fase di costruzione, il direttore della Fondazione museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi e il responsabile dello Stanford Media Lab Jeffrey T. Schnapp.
Il quell’occasione il nostro giornale aveva pubblicato il servizio e l’aveva intervistata. Merita riportarla qui di seguito.
 
 

Mi ero preparato per l'intervista con Simone Veil studiando con i miei corrispondenti inglesi. La domanda era semplicissima. Se le chiedessi di fare un bilancio della sua vita, cosa risponderebbe?
Domanda facile anche in inglese: if I ask you to tell me your story so far
Ma la doccia fredda arrivò appena entrato all'Hotel Trento: Simone Veil parla francese. Come cristo potevo aver fatto uno svarione così?
Beh, nessun problema, grazie a Dio parlo qualche lingua straniera e tra queste anche il francese. Però, a far bene, un piccolo confronto con un mio corrispondente in francese avrei dovuto farlo… Ma siamo italiani e una soluzione la si trova sempre. Vado alla reception dell’Hotel Trento e chiedo se qualcuno conosce il francese. Ovviamente sì.
«Qual è il problema, monsieur
«Devo fare un'intervista alla signora Veil in francese. Posso provare a rivolgere a lei quello che poi vorrei chiedere alla signora?»
«Ehm, oui monsieur…»
Va da sé che alla reception di un grand hotel sono abituati a qualsiasi richiesta.
Provo a chiedergli in francese di tracciare un bilancio della sua vita e lui, dopo vari tentativi, mi risponde che vado bene. Ottimo, lo ringrazio e me ne vado.
«Ehm, scusi… Monsieur
«Oui, Gaston
«Forse è meglio dire… "Resumer" le bilance de la vie…»
«Ah, ottimo, grazie!»
Dopo una decina di minuti chiedo in francese alla signora Simon Veil se, volendo tracciare (resumer) un bilancio della sua vita, come si sentirebbe di valutarla?
La sua interprete traduce in italiano ai colleghi la mia domanda. La signora, ovviamente, risponde in francese.
«Non le sembra che sia un po' presto per fare il bilancio della mia vita?»
Fine.
 
All'uscita dell'Hotel Trento c'era una bellissima Mercedes blu che attendeva i coniugi Veil (la signora da nubile si chiamava Jacob) a conferenza stampa finita per portarli al tendone di Piedicastello dove si sarebbe tenuta la cerimonia di premiazione.
Prendo la mia bicicletta elettrica e vi salgo sopra. Mi si avvicina monsieur Antoine Veil e mi chiede se la mia bici va a batteria.
«Oui, vrai, monsieur Veil. – Poi mi viene l'ispirazione. – Vuole farci un giro?»
«Pourquoi non?»
Evidentemente l'ispirazione è venuta anche a lui. Mi consegna la sua cartella di pelle e il suo cellulare, poi salta sulla mia bicicletta.
«Come si aziona il motore?» mi chiede, sempre in francese.
«Pedalando.»
Parte verso il centro città.
«Si fermi! – grido. – È contromano!»
Allora gira la bicicletta e va verso piazza Dante, come se poi non avesse il problema di tornare indietro contro mano.
Nel frattempo l'autista della Mercedes e il servizio di sicurezza stanno impazzendo. Il protocollo è sfasciato. Uno di loro mi chiede la cartella e il cellulare di Monsieur Veil, ma io li tengo. Alla fin dei conti li ha consegnati a me, no?
Dopo cinque minuti, M.eur Veil torna.
«Magnifica, - dice. - Quanto vuole?»
«Non la vendo, monsieur Veil. Me l'ha regalata mio figlio che l'ha vinta a golf…»
«Capisco, ma quanto costa?»
«Sui 500 euro, credo.»
«Pas mal…»
 
Ma adesso si stava consumando un ultimo dramma. I colleghi giornalisti, chi a piedi e chi in macchina, se ne erano andati verso Piedicastello. Il presidente della Provincia Lorenzo Dellai, invece, che era venuto a portare un mazzo di fiori a Simone Veil per augurarle una felice giornata, era rimasto a piedi. Che fare?
Per fortuna stava partendo (per ultima) la collega Francesca Merz di Radio NBC.
«Presidente, vuole un passaggio sulla mia 600?» – Gli chiede aprendo la portiera del passeggero.
Dellai non ci pensa due volte. L'alternativa era salire sulla sella della mia bicicletta elettrica, mentre io - sia pur con l'aiuto della batteria - avrei dovuto pedalare.
«Si allacci le cinture, presidente.»
«Certo, certo...»
Una magnifica Fiat 600 diplomatica, con tanto di arredi interni personalizzati e riccha di accessori e oggetti piacevolmente femminili, con a bordo una giornalista e un presidente.
E una bicicletta elettrica al seguito, per raggiungere una Mercedes Blu che ormai si era già portata a Piedicastello.

G. de Mozzi

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