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Il 12 agosto 1944 avvenne l’Eccidio di Sant'Anna di Stazzema

Fu un crimine commesso dai soldati nazisti che trucidarono centinaia di persone, di cui solo 350 poterono essere identificate – Il ricordo del presidente Mattarella


La lista delle vittime.

L'eccidio di Sant'Anna di Stazzema fu un crimine commesso dai soldati nazisti della 16. SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer-SS, comandata dal generale Max Simon, e dagli austriaci, iniziato all'alba del 12 agosto 1944 a Mulina e concluso nel tardo pomeriggio a Valdicastello Carducci e Capezzano Monte.
Come accertò la magistratura militare italiana non si trattò di rappresaglia (ovvero di un crimine compiuto in risposta a una determinata azione del nemico): come è emerso dalle indagini infatti, si trattò di un atto terroristico premeditato e curato in ogni dettaglio per annientare la volontà della popolazione, soggiogandola grazie al terrore.
L'obiettivo era quello di distruggere il paese e sterminare la popolazione per rompere ogni collegamento fra i civili e le formazioni partigiane presenti nella zona.
 
Dalla fine del 1943 fino all'estate dell'anno successivo la popolazione di Sant'Anna di Stazzema e delle borgate limitrofe crebbe notevolmente per l'arrivo degli sfollati sospinti in queste terre dall'avanzamento
Il quadro della situazione bellico-militare nell'estate del 1944 era piuttosto confuso e complesso. La Wehrmacht aveva fermato lungo la linea dell'Arno la precipitosa avanzata alleata dopo la liberazione di Roma; le brigate partigiane operavano sabotaggi e attentati a danno dei tedeschi, i quali reagivano con pesantissime rappresaglie a danno della popolazione civile.
Il 26 luglio il comando germanico affisse sulla piazza della chiesa di Sant'Anna un manifesto a stampa ordinando a tutti gli abitanti di lasciare le loro abitazioni e di trasferirsi altrove, verso Valdicastello, in ottemperanza agli ordini di Hitler.
 
Il mancato adempimento a detti ordini (dovuto, secondo alcuni, a un volantino diffuso dai partigiani nei giorni precedenti la strage, con cui la popolazione sarebbe stata invitata a non obbedire all'ordine di evacuazione) ha destato nel dopoguerra varie polemiche.
Lo storico Carlo Gentile osserva al riguardo che già da tempo l'esercito tedesco aveva cominciato a eseguire lo sgombero dei civili dalla costa della Versilia e delle Alpi Apuane, e tale ordine di sgombero era stato esteso alle zone interne nel luglio 1944.
Tuttavia, continua Gentile, l'esecuzione dell'ordine risultò da subito «quasi impossibile», sia perché la popolazione opponeva resistenza passiva, sia perché la Wehrmacht non disponeva di truppe e mezzi sufficienti per far rispettare l'ordine.


Monumento ossario di Sant'Anna di Stazzema.

 I rastrellamenti e le uccisioni 
All'inizio dell'agosto 1944 Sant'Anna di Stazzema era stata qualificata dal comando tedesco come «zona bianca», ossia una località adatta ad accogliere sfollati: per questo la popolazione, in quell'estate, aveva superato le mille unità.
Inoltre, sempre in quei giorni, i partigiani avevano abbandonato la zona senza aver svolto operazioni militari di particolare entità contro i tedeschi.
Nonostante ciò, all'alba del 12 agosto 1944, tre reparti di SS salirono a Sant'Anna, mentre un quarto chiudeva ogni via di fuga a valle sopra il paese di Valdicastello.
Alle sette il paese era circondato. Quando le SS giunsero a Sant'Anna, gli uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere deportati, mentre donne, vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato loro in quanto civili inermi, restarono nelle loro case.
 
In poco più di mezza giornata vennero uccisi centinaia di civili, di cui solo 350 poterono essere in seguito identificate. Tra le vittime 65 erano bambini minori di 10 anni di età.
Dai documenti tedeschi peraltro non è facile ricostruire con precisione gli eventi: in data 12 agosto 1944, il comando della 14ª Armata tedesca comunicò l'effettuazione con pieno successo di un'«operazione contro le bande» da parte di reparti della 16. SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS nella «zona 183», dove si trova il territorio del comune di S. Anna di Stazzema.
L'ufficio informazioni del comando tedesco affermò che nell'operazione 270 «banditi» erano stati uccisi, 68 presi prigionieri e 208 «uomini sospetti» assegnati al lavoro coatto. Una successiva comunicazione dello stesso ufficio in data 13 agosto precisò che «altri 353 civili sospettati di connivenza con le bande» erano stati catturati, di cui 209 trasferiti nel campo di raccolta di Lucca.
 
I nazisti rastrellarono i civili, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano, colpi di rivoltella e altre modalità di stampo terroristico.
La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni. Gravemente ferita, la rinvenne agonizzante la sorella maggiore Cesira (Medaglia d’Oro al Merito Civile) miracolosamente superstite, tra le braccia della madre ormai morta.
Morì pochi giorni dopo nell'ospedale di Valdicastello.
Infine, incendi appiccati a più riprese causarono ulteriori danni a cose e persone.
 

Bassorilievo sull'eccidio.
 
Nell'estate del 1994, Antonino Intelisano (il procuratore militare di Roma), mentre cerca documentazione su Erich Priebke e Karl Hass, avvia un procedimento che porterà alla scoperta casuale, in uno scantinato della procura militare, di un armadio contenente 695 fascicoli «archiviati provvisoriamente», riguardanti crimini di guerra commessi da tedeschi e repubblichini.
Tra questi viene trovata anche della documentazione relativa al massacro di Sant'Anna, per il quale verrà riaperta l'inchiesta che porterà a individuare alcuni dei responsabili.
 
Il procuratore militare di La Spezia Marco De Paolis (poi procuratore militare di Roma) che grazie a indagini accurate riesce a individuare i responsabili di questo eccidio.
È così che il 20 aprile 2004, davanti ai giudici del Tribunale Militare di La Spezia viene celebrato un processo per i responsabili di questo crimine.
Sono passati dieci anni dalla scoperta dei fascicoli delle stragi abbandonati nell'armadio dello scantinato della procura militare di Roma, ma prima di de Paolis nessuno aveva pensato di fare indagini su questa altra strage nazista di Sant'Anna.

Poiché tra soldati e ufficiali gli imputati sarebbero stati centinaia, fu deciso di rinunciare a processare i soldati - esecutori materiali dell'eccidio - per processare solo gli ufficiali che di quell'eccidio erano stati i veri responsabili, essendo stati loro a dare l'ordine del massacro.
Il giudice dell'udienza preliminare accolse quindi la richiesta del procuratore militare De Paolis di rinvio a giudizio per i tre ufficiali SS accusati di essere gli esecutori dell'eccidio.
Tra i militari tedeschi accusati: Gerhard Sommer, 83 anni, comandante della 7ª compagnia del II battaglione del 35º reggimento Grenadieren (facente parte della 16. SS-Panzergrenadier-Division), gli ufficiali Alfred Schöneberg, 83 anni, e Ludwig Heinrich Sonntag, 80 anni.
Per altre due SS, Werner Bruß, 84 anni, e Georg Rauch, 83 anni, fu richiesto il non luogo a procedere, mentre per Heinrich Schendel, 82 anni, il Gup rinviò gli atti al pubblico ministero fissando il termine massimo di 5 mesi per ulteriori indagini.
Il 22 giugno 2005 il procuratore De Paolis chiede la condanna all'ergastolo per dieci tra ex ufficiali e sottufficiali tedeschi.
Il tribunale militare di La Spezia accoglie la richiesta. Al momento della sentenza i dieci erano tutti ultraottantenni.
La sentenza portò alla condanna all'ergastolo per dieci SS colpevoli del massacro; sentenza confermata in Appello nel 2006 e ratificata in Cassazione nel 2007.
Nella prima fase processuale si è svolto, grazie al pubblico ministero Marco De Paolis, un imponente lavoro investigativo, cui sono seguite le testimonianze in aula di superstiti, di periti storici e persino di due SS appartenute al battaglione che massacrò centinaia di persone a Sant'Anna.
 
L'8 novembre 2007 vennero confermati dalla Corte di cassazione gli ergastoli all'ufficiale Gerhard Sommer e ai sottufficiali nazisti Georg Rauch e Karl Gropler.
La Cassazione si è espressa contro la richiesta di rifare il processo in quanto i soldati delle SS sentiti come testimoni dovevano essere considerati coimputati e quindi le loro testimonianze non valide.
 
Il 1º ottobre 2012 la Procura di Stoccarda ha archiviato l'inchiesta per la strage nazista.
L'organo giudiziario tedesco ha deciso l'archiviazione innanzitutto perché, secondo i magistrati, non sarebbe più possibile stabilire il numero esatto delle vittime: nella regione si trovavano anche numerosi rifugiati di guerra provenienti da altre zone.
I reati di omicidio e concorso in omicidio per l'eccidio non sono prescritti; tuttavia, secondo la Procura tedesca, sarebbe stato necessario, per l'emissione di un atto di accusa, che venisse comprovata per ogni singolo imputato la sua partecipazione alla strage. E ciò non è stato ritenuto possibile dagli inquirenti tedeschi.
Secondo la magistratura tedesca, inoltre, non sarebbe possibile accertare se la strage sia stata effettivamente un atto premeditato contro la popolazione civile, in quanto (sempre secondo la Procura di Stoccarda) è possibile che gli obiettivi dell'azione militare siano stati solo la lotta antipartigiana e il rastrellamento di uomini da deportare ai lavori forzati in Germania.
Tale decisione, che è in contrasto con le risultanze processuali della magistratura italiana, ha suscitato incredulità e sdegno fra i sopravvissuti alla strage e prese di posizione contrarie da parte di vari esponenti politici in Italia.



 Onorificenze 
Comune di Stazzema
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria.
«Vittima d'orrori dell'occupazione nazista, insigne per tributo di sofferenza, fra i Comuni della Regione, riassume, nella strage di 560 fra i suoi cittadini e rifugiati di S. Anna, il partigiano valor militare e il sacrificio di sangue della gente di Versilia, che, in venti mesi d'asperrima resistenza all'oppressore, trasse alla guerra di liberazione il fiore dei suoi figli, donando alle patrie libertà la generosa dedizione di 2.500 partigiani e patrioti, il sacrificio di 200 feriti e invalidi, la vita di 118 caduti in armi, l'olocausto di 850 trucidati.
«Tanta virtù di popolo assurge a luminosa dignità di simbolo, nobile sintesi di valore e martirio di tutta la Versilia, a perenne ricordo e monito.»
 
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oggi ha rilasciato la seguente dichiarazione.
Il 12 agosto di 76 anni fa le frazioni di Stazzema divennero teatro dell’oltraggio più disumano: l’eccidio di centinaia e centinaia di civili inermi, soprattutto donne, bambini, anziani, rifugiati. Fu una delle stragi più efferate compiute nel nostro Paese durante l’occupazione nazista per i numeri spaventosi del massacro, per la crudeltà con cui gli uomini delle SS si accanirono sui corpi privi di vita, per lo scempio del rogo nella piazza di Sant’Anna.
 
Oggi è giorno di raccoglimento e di memoria per la Repubblica. Un forte, indissolubile sentimento di solidarietà ci unisce ai sopravvissuti, ai familiari di chi è stato ucciso senza pietà, ai cittadini di Stazzema che hanno ricostruito la comunità, sopportando il dolore e conservando il ricordo.
Sulla base di quei valori di umanità che i nazisti e i fascisti loro collaboratori volevano annientare è stata conquistata la Liberazione e costruita la democrazia.
Per questo, Sant’Anna di Stazzema è divenuta al tempo stesso un sacrario e un simbolo della nostra vita civile, dei diritti inviolabili della persona, del senso di giustizia a cui nessuna società deve rinunciare e che la Costituzione repubblicana ci indica come impegno collettivo costante.
 
Non va mai dimenticato che la volontà di potenza può spingersi fino a produrre un’ideologia di annientamento di chi è diverso, estraneo, visto come potenzialmente nemico. Non va dimenticato che quanti sottovalutano la violenza, alla fine se ne rendono complici.
Non vanno ignorati rigurgiti di intolleranza, di odio razziale, di fanatismo che pure si manifestano nelle nostre società e nel mondo, a volte attraverso strumenti moderni e modalità inedite. La memoria degli eventi più tragici e dolorosi della nostra storia costituisce un richiamo incessante per le coscienze.
 
Particolare gratitudine sentiamo verso coloro che, a Stazzema, hanno tratto dalle loro indicibili sofferenze la forza di testimoniare, di farsi portavoce di solidarietà, di libertà, di pace, di uguaglianza tra gli uomini.
Grazie ai sopravvissuti e ai cittadini di Sant’Anna, quel luogo profanato dalla violenza più crudele è diventato una pietra angolare dell’Europa e dei suoi ideali di civiltà.
Anche le onorificenze di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania, recentemente conferite a Enrico Pieri e Enio Mancini, sono un prezioso segno di speranza che rende più forti le comuni basi morali e culturali del nostro Continente.

G. de Mozzi

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