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Commemorato Mario Pasi, il martire della resistenza

A 77 anni dalla sua morte lo hanno ricordato l’assessore provinciale Achille Spinelli e il sindaco di Trento Franco Ianeselli

«Confidiamo che i valori di libertà e giustizia, incarnati da Mario Pasi, facciano breccia nei cuori e nelle menti di chi sta conducendo l’attacco all’Ucraina.
«La Provincia autonoma di Trento conferma il proprio impegno nel fare la propria parte nell’accoglienza e nell’assistenza delle persone in fuga dalla guerra, che stanno pagando in prima persona le conseguenze del conflitto.»
 
Così l’assessore provinciale allo sviluppo economico, Achille Spinelli, intervenuto in rappresentanza della Giunta alla cerimonia commemorativa in occasione del 77° anniversario del sacrificio di Mario Pasi, di fronte alla targa nella piazza intitolata al martire della resistenza.
L’iniziativa, promossa dal Comune di Trento con la collaborazione di Anpi del Trentino, ha visto l’intervento del sindaco Franco Ianeselli e del presidente dell’Anpi Mario Cossali, oltre che del commissario del Governo Gianfranco Bernabei, della consigliera provinciale Sara Ferrari e del presidente del Consiglio comunale di Trento Paolo Piccoli e delle autorità militari.

Mario Pasi, nome di battaglia «Alberto Montagna» era nato a Ravenna, 21 luglio 1913 è stato un medico, militare e partigiano italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Promotore del movimento antifascista tra i giovani intellettuali durante il Ventennio, conseguì la laurea in medicina e chirurgia all'Università di Bologna nel 1936. Chiamato alle armi nel 1940 venne inviato sul fronte occidentale e successivamente in Albania.
Da qui, intratterrà diversi rapporti epistolari, tra i quali quella nutrita con l'intellettuale partigiano Roberto Pagnani. Rientrato in patria per motivi di salute, dichiarato inabile al servizio, riprese la sua attività di medico operando presso l'ospedale di Trento.
 
Nelle settimane immediatamente successive all'Armistizio si prodigò in Trentino per aiutare i soldati italiani in fuga e nel dicembre 1943 entrò a far parte della Resistenza bellunese con il nome di Alberto Montagna. Attivo in una delle prime formazioni partigiane della zona, il Nucleo partigiano «Luigi Boscarin»/«Tino Ferdiani», e successivamente commissario politico del Battaglione «Mazzini», dipendente dalla Divisione garibaldina «Nino Nannetti», il 22 novembre fu nominato commissario del Comando unico di zona del CLN bellunese.
Catturato nel dicembre 1944 dai tedeschi in seguito a delazione, fu mandato a morte il 10 marzo 1945, impiccato al Bosco delle Castagne, sopra Belluno, con altri nove prigionieri politici, per rappresaglia seguita a un attentato al Poligono di tiro di Mussoi attuato da un gruppo di partigiani della divisione Garibaldi Belluno.
Il luogo dell'impiccagione è un parco storico che conserva la memoria di quei tragici eventi.
 
In precedenza, come testimoniarono vari altri prigionieri, nelle celle della caserma Tasso di Belluno, Pasi era stato torturato e seviziato per quattro mesi e ridotto in fin di vita dal tenente delle Ss Georg Karl, comandante della Sezione Gestapo di Belluno, svanito nel nulla dopo la guerra come molti criminali nazisti.
Malgrado le sevizie, Pasi rifiutò sempre di fornire informazioni e attraverso un'altra detenuta fece arrivare ai comandi partigiani un bigliettino in cui chiedeva del veleno per suicidarsi.
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