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Le due atrocità delle vittime delle Foibe – Di Guido de Mozzi

La prima è il massacro di italiani in quanto tali. La seconda è il silenzio voluto dallo Stato italiano per quasi 60 anni

Quando ero giovane, nel secondo dopoguerra, c’erano due spaventose tragedie che iniziavano a venire a galla.
La prima è l’olocausto che ha visto lo sterminio di 6 milioni di ebrei.
La seconda è l’olocausto sofferto dagli italiani massacrati nelle foibe, seguito dall'esodo forzato dei sopravvissuti.
Mentre il genocidio degli ebrei divenne subito simbolo mondiale dell’atrocità umana, nata fra l’altro nel cuore della civilissima Europa centrale, i massacri degli italiani avvenuti in Istria e in Venezia Giulia vennero tenuti nascosti per quasi 60 anni.
Questo perché il Parlamento Italiano era composto in buona parte da comunisti in rapporto con l’Unione Sovietica che appoggiò l’operato di Tito e i suoi scherani. E anche quando l’URSS sconfessò Tito, ne fecero un eroe.
 
Ci volle addirittura una legge che riconobbe il 10 febbraio quale «Giorno del Ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre istriane, fiumane e dalmate.
Finalmente tornarono in superficie i documenti fotografici e testuali di quel tragico periodo.
Le migliaia di italiani uccisi solo perché italiani avevano finalmente diritto a essere ricordati.
Le atrocità di quei massacri furono terribili e non vogliamo ricordarle per rispetto ai discendenti di quei poveri disgraziati.
Però voglio ricordare un aspetto che pochi della generazione attuale conoscono. L’esodo.
 
Ovviamente si sa che gli italiani istriani e giuliani hanno dovuto lasciare tutto per venire in Italia.
Quello che è bene far sapere è che potevano scegliere tra restare nelle loro proprietà abiurando l’Italia o andarsene abbandonando tutto alle popolazioni locali.
La maggior parte decise di perdere tutto e di venire in Italia.
Purtroppo però lo Stato non fece nulla per aiutare i profughi a trovare una sistemazione in Italia e ricominciare.
Ricordo che tutte le famiglie che conoscevo nelle Tre Venezie avevano in qualche modo ospitato i profughi. Ognuno di loro aveva le proprie terribili storie da raccontare. E io le ascoltai.
 
Nei loro ricordi c’era qualcosa che irritava i partiti di allora. Negli anni dal 1943 al 1945 gli italiani furono difesi solo dai soldati tedeschi e dalle camice nere della X Mas.
Forse questo ha fatto insorgere l’idea che fosse meglio dimenticare tutto.
Eppure, chi come me ha toccato con mano la vera sofferenza di quella povera gente, non potrà mai dimenticare.
Per fortuna, dopo il 2004 se ne è potuto parlare. Anzi, il negazionismo è divenuto un reato.
Questo non darà pace alle vittime e ai loro discendenti, ma perlomeno adesso viene riconosciuto loro il diritto di essere morti.

G. de Mozzi

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