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Concordato preventivo, via libera definitiva del Cdm

Il provvedimento consentirà a 4 milioni di partite Iva di accordarsi in anticipo col fisco per 2 anni sui propri redditi. Per aderire c'è tempo fino al 15 ottobre 2024

Il nuovo concordato preventivo biennale contenuto nella bozza del decreto legislativo di attuazione della delega fiscale approvato il 3 novembre scorso dal Consiglio dei ministri è diventato realtà.
Riguarderà quattro milioni di partite Iva (2,42 milioni di soggetti sottoposti agli indici sintetici di affidabilità, gli ex studi di settore e 1,7 milioni di forfettari), che potranno vedersi «congelate» per due anni le tasse indipendentemente dall'affidabilità fiscale.
Il nuovo strumento è contenuto nel decreto legislativo sull'accertamento, il settimo dei decreti attuativi della riforma fiscale, approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri il 25 gennaio scorso.
 
Dopo la 'cooperative compliance' per le aziende di grandi dimensioni, secondo il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, il testo completa la nuova immagine del rapporto «collaborativo e di fiducia» tra amministrazione finanziaria e contribuente.
Le risorse che verranno raccolte «serviranno anche per completare le fasi successive della riforma fiscale», ha spiegato.
L'obiettivo è che «attraverso l'emersione di questa materia imponibile si possa ulteriormente incidere sulla riduzione delle aliquote Irpef».
 
Gli interessati avranno tempo per aderire fino al 15 ottobre e in questo caso riceveranno una proposta dal Fisco sulla base della quale pagare le tasse nei due anni successivi.
Il decreto introduce anche novità sull'accertamento.
In particolare, l'amministrazione finanziaria non potrà più emettere l'atto «se non previo contraddittorio con il contribuente».
Si interviene anche sull'atto di recupero, alla luce delle «tante operazioni poco trasparenti, ad esempio sul versante del Superbonus», ha spiegato Leo: la novità è l'ampliamento dei termini di controllo, da 5 a 8 anni, «per recuperare quelle patologie riscontraste soprattutto nell'utilizzo indebito dei crediti di imposta».

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