UE, Coldiretti: sulla PAC servono risposte chiare e tempi certi
Coldiretti chiede Si chiede di procedere alla cancellazione definitiva dell’obbligo di tenere il 4% di terreni incolti, in quanto la semplice deroga non è sufficiente»
«Ci aspettiamo che sulla Pac la Commissione Europea dia risposte chiare in tempi certi alle nostre richieste, dalla semplificazione e riduzione degli oneri burocratici per le imprese agricole alla sospensione degli obblighi sulla condizionalità ambientale, dalla revisione delle regole sugli aiuti di Stato per consentire una moratoria dei debiti delle aziende all’introduzione del principio di reciprocità negli scambi commerciali, fino agli impegni sulle pratiche sleali, sull’aumento delle risorse per la sicurezza alimentare e sul dossier Ucraina, dove il costo dell’allargamento non può essere pagato dagli agricoltori europei.»
È quanto afferma la Coldiretti in vista della presentazione da parte della Commissione europea della nuova proposta legislativa per semplificare alcune norme della Politica agricola comune. Il documento sarà poi esaminato nel vertice dei leader Ue del 21 e 22 marzo.
«Le aziende non possono più sopportare imposizioni burocratiche, follie e fenomeni che mettono a rischio il loro reddito – afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi – e per evitare questo dobbiamo porre fine all’aumento di adempimenti, obblighi e costi legati all’applicazione della condizionalità ambientale.
«Norme troppo stringenti e spesso svincolate dalla realtà che ne hanno reso di fatto impossibile l’applicazione nelle campagne, già colpite dall’aumento costante dei costi di produzione e un corrispondente calo dei prezzi agricoli.»
Coldiretti chiede dunque di eliminare da quest’anno le eventuali sanzioni a carico degli agricoltori e di procedere alla cancellazione definitiva dell’obbligo di tenere il 4% di terreni incolti, in quanto la semplice deroga non è sufficiente.
«E in Europa deve valere anche il rispetto il principio di reciprocità – aggiunge Barbacovi – con un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard.»
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