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Eugenio Filograna: «Ogni minuto chiude una impresa in Italia»

La sofferenza di tante imprese è una ferita condivisa da tutte le partite iva italiane

La sofferenza di tante imprese è una ferita condivisa da tutte le partite iva italiane.
Ogni giorno coincide con la chiusura di tante aziende che non sanno come pagare le bollette, il foraggio dei propri allevamenti o l’acqua.
Ogni giorno alla nostra Associazione Nazionale di Autonomi e Partite Iva arrivano storie drammatiche di piccole e medie imprese attraverso i nostri centralini e tutti i canali social.
Storie che è difficile raccontare. Spesso si paragona ciò che sta avvenendo ad una speculazione paragonabile allo strozzinaggio, in quanto viene richiesto cinque volte di più di quello che veniva pagato fino a pochi mesi fa per l’energia elettrica che è necessaria per poter continuare l’attività.
 
Nessuna impresa è immune da questa situazione, ma quelle più colpite sono le piccole e medie imprese, i commercianti, i pescatori, gli autotrasportatori, e, soprattutto, gli agricoltori e gli allevatori per i quali l’energia elettrica è fondamentale per refrigerare il latte. Ed ecco le bollette passate improvvisamente da 2000 a 8000 al mese; bestiame macellato e venduto sottocosto per pagare le bollette e le materie prime; allevatori che non hanno più foraggio in quanto è terminata la scorta necessaria per dare da mangiare agli animali. E si sa che per un allevatore questa è la situazione più tragica. Una vita trascorsa senza ferie, giorni di feste, per dover, ora, combattere contro gli atti ingiuntivi.
 
Il prezzo del latte aumentato di quasi il 40% ai danni dei consumatori non basta a sostenere i costi. Stessa situazione per gli agricoltori costretti a estrarre l’acqua per annaffiare le proprie colture dai pozzi artesiani, con pompe sommerse che fanno lievitare le bollette energetiche da 45.000 a 150.000. Intanto i prezzi al consumo aumentano a dismisura, tanto da frenare gli acquisti. I produttori non riescono a far quadrare i conti e si avviano alla cessazione della propria attività.
Gli imprenditori, poi, minacciano di chiudere, licenziano gli operai e richiedono il Reddito di Cittadinanza per sopravvivere.
 
Tante le storie, quasi sempre simili che creano un effetto «domino». Un esempio? La crisi degli allevatori si riflette sui caseifici dove i costi delle bollette superano il guadagno dell’azienda.
Che dire, poi, dello sfogo di un cesareo: «Non avevo nulla, ho realizzato un caseificio di mia proprietà che mi ha permesso di costruirmi una casa per la quale ho pagato sempre le tasse; ora però, lo Stato si sta prendendo tutto. In questi anni non ho mangiato per dare un futuro ai miei figli; sono sempre stato una persona per bene ed oggi sono costretto a finire nella lista dei cattivi pagatori perché non posso pagare le bollette. Ho deciso di chiudere. Abbandono tutto. Non posso lavorare in perdita».
 
L’Associazione Nazionale Autonomi e Partite Iva con a capo il presidente Eugenio Filograna chiede al nuovo governo di contribuire al 50% sulle bollette energetiche. È il primo necessario passo al quale deve, però, seguire l’attuazione del nostro progetto del Risanamento Equitativo.
Non ci sono altre soluzioni e bisogna fare presto. Ogni minuto chiude una azienda in Italia. Provate a fare il conto. Quante saranno alla fine dell’anno in corso?

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