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Vitalità delle grandi città: ecco come misurarla con i BigData

Università di Trento, FBK e il JOL SKIL di TIM hanno sperimentato un metodo per verificare una teoria sulla pianificazione della vita sociale e urbana

Un metodo pratico ed economico che si basa su dati messi a disposizione da TIM è stato utilizzato per misurare la vitalità delle grandi città italiane da un gruppo di ricercatori del DISI, Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento, e del gruppo Mobile and Social Computing (MobS), Joint and Explorative Research Project della Fondazione Bruno Kessler di Trento, nell’ambito di una collaborazione internazionale che vede coinvolti partner industriali e realtà scientifiche.
Il sistema dimostra per la prima volta la validità anche nella realtà italiana delle quattro condizioni di vitalità cittadina teorizzate nel 1961 da Jane Jacobs (1916-2006) nel suo saggio di sociologia urbana su morte e vita delle metropoli americane.
A un secolo esatto, oggi 4 maggio, dalla nascita della studiosa, si apre così un nuovo approccio alla pianificazione urbanistica.
Il lavoro è stato presentato alla venticinquesima edizione della manifestazione internazionale WWW’16 (Conference on World Wide Web), che si è tenuta nelle scorse settimane a Montreal (Canada) ed è stato scelto come argomento di discussione nella MIT Technology Review di Boston.
 
 Lo studio 
«Abbiamo individuato – commenta Marco De Nadai (dottorando Università di Trento/FBK) – una valida alternativa ad attività lunghe e costose di raccolta dati: raccogliere dati di mobilità attraverso le interazioni dei device connessi con la rete telefonica.»
È stato lui a presentare la nuova metodologia nella conferenza WWW’16.
Al centro della discussione internazionale c’è l’articolo (dal titolo «The Death and Life of Great Italian Cities: A Mobile Phone Data Perspective»), firmato da Marco De Nadai (Fondazione Bruno Kessler/Università di Trento), Jacopo Staiano (Sorbonne Universités Paris), Roberto Larcher (SKIL, Telecom Italia Trento), Nicu Sebe (Università di Trento), Daniele Quercia (Bell Labs Cambridge) e Bruno Lepri (Fondazione Bruno Kessler).
Il lavoro prende le mosse e verifica la validità nel contesto italiano delle quattro condizioni teorizzate nel 1961 da Jane Jacobs nel suo saggio di sociologia urbana su morte e vita delle grandi città americane e del loro rapporto con la vita «vibrante» delle città.
 
 Un nuovo approccio alla pianificazione urbanistica 
«Per la Jacobs – racconta De Nadai - la vitalità cittadina era collegata a quattro fattori: la multifunzionalità dei distretti (in modo da attirare le persone con scopi diversi e in diversi momenti del giorno e della notte), la densità di persone e di edifici in ogni distretto, le piccole dimensioni degli isolati (per favorire l’interazione tra i cittadini) e l’eterogeneità degli edifici (abitazioni diverse per anno di costruzione, tipologia e costo portano ad abitanti con caratteristiche diverse). Il nostro lavoro porta le prove per dimostrare che i fattori indicati dalla Jacobs sono collegati alla vita “vibrante” delle città e può segnare una svolta nella pianificazione urbanistica e nell’approccio di amministratori pubblici e progettisti».
De Nadai spiega come funziona il nuovo sistema: «Estraiamo dati sull’attività umana, sull'uso del territorio e sulla situazione socio-demografiche attingendo alle informazioni rese disponibili dal Censis e da Open Street Map. Il dato abilitante in tale processo è quello di telefonia mobile che permette un’analisi di elevata qualità su come le persone si distribuiscono e si muovono sul territorio. L’accesso a questa tipologia di dato deriva dall’impegno di Telecom Italia che attraverso il Joint Open Lab SKIL di Trento collabora con FBK e UniTrento in ottica Open Innovation. In questo modo siamo riusciti a dimostrare che anche in Italia le quattro condizioni teorizzate da Jane Jacobs sono associate all’intensità della vita delle città, a ciò che Jacobs definiva “vibrant city life”. Siamo contenti di essere arrivati a questo risultato adesso: ci sembra un omaggio alla studiosa che era nata il 4 maggio del 1916. È un po’ come dirle “Happy Birthday, Jane!”.»
Quale può essere la portata del lavoro? «La nostra metodologia – ribadisce – promette di avere un grande impatto sugli studi delle città anche perché, se replicato, renderà possibile testare le teorie di Jacobs su città di dimensioni diverse e in tutto il mondo.»

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