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Il caso dei due marò italiani illegalmente trattenuti in India

È giunto il momento di alzare la voce: tutto si può accettare, tranne l’ennesimo rinvio motivato ufficialmente dalle ferie di fine anno

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Credevamo che la magistratura italiana fosse troppo lenta, finché non abbiamo conosciuto quella indiana all’opera nell’inchiesta dei due marò indagati per un presunto omicidio colposo.
Abbiamo peraltro fondate ragioni per pensare che si tratti di ritardi voluti per rinviare sine die il problema, ma resta il fatto che si tratta di una vicenda internazionale che è arrivata a un livello inaccettabile.
 
Sono passati 10 mesi da quel giorno maledetto in cui, con un trucco, le autorità indiane hanno fatto rientrare la nave Enrica Lexie in Kerala per poi arrestare i due marò italiani Latorre e Girone al termine di una inchiesta che non doveva essere fatta e che comunque ha lasciato troppi dubbi dietro di sé.
Dieci mesi che non sono serviti a nulla, se non a dimostrare che la magistratura indiana è soggetta al potere politico, altrimenti non si sarebbe arrivati a un punto morto, tanto imbarazzante per loro e tanto irritante per noi.
 
Il punto della questione è semplice. Secondo gli accordi internazionali, ai quali aderisce anche l’India, dei militari non possono essere arrestati per fatti accaduti mentre svolgono il servizio cui sono comandati.
Partendo da questa premessa, l’andamento dell’inchiesta è ininfluente, ma resta il fatto che anche l’aspetto penale è fermo.
 
Insomma non siamo riusciti a ottenere alcuna certezza sotto nessun punto di vista. La Corte suprema del Kerala non si è ancora espressa sulla giurisdizione di competenza. E i nostri Marò stanno lì a marcire, in attesa di nessuno sa cosa.
Siamo certi che l’Alta Corte abbia migliaia di pratiche più importanti di quella dei due marò, ma resta in fatto che gli indiani si sono dimostrati giuridicamente inadeguati, diplomaticamente impreparati, democraticamente immaturi. In altre parole, si sono infilati in un cul-de-sac, dal quale non sanno come uscirne.
 
Dal punto di vista umano e da quello diplomatico, l’Italia sta facendo quello che viene definito “possibile”. Le richieste del Governo, del Ministro della Difesa e degli Esteri.
Ieri il Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha trascorso la giornata con i due marò, assicurandoli del sostegno del nostro Paese.
 
Ma non è abbastanza. Secondo noi vanno prese decisioni più coraggiose: si deve alzare la voce a farne un caso di portata internazionale. L’India va messa di fronte alle proprie responsabilità e minacciata di ritorsioni diplomatiche.
A suo tempo Napolitano aveva chiesto che la vicenda dei due Marò non incrinasse i rapporti tra i due Paesi. Ma l’ultimo messaggio rivolto al paese asiatico, pronunciato pochi giorni fa, non lascia dubbi: è giunto il momento di pretendere una risposta.
 
Tutto si può accettare, tranne l’ennesimo rinvio di una sentenza motivato ufficialmente dalle ferie di fine anno.

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