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Il Trentino salva la vita ai profughi eritrei imprigionati in Egitto

La signora Alganesc Fessaha s'è incontrata con l'assessore Lia Beltrami Giovanazzi

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L'assessore alla solidarietà internazionale Lia Beltrami Giovanazzi si è incontrata ieri con la signora Alganesc Fessaha dell'Organizzazione non governativa «Ghandi».
La signora Fessaha è in questi giorni a Trento per riferire sui risultati di un progetto di emergenza, attuato in collaborazione con il Centro Missionario di Trento e con la Provincia autonoma di Trento, grazie al quale sono stati liberati dalle carceri egiziane 278 cittadini rapiti in precedenza da bande di beduini, che sono stati trasferiti in un campo profughi in Etiopia all'interno del quale il Centro Missionario ha realizzato un centro di accoglienza.
 
All'incontro erano presenti anche il direttore del Centro Missionario don Beppino Caldera e il sudanese Azim Koko del Centro Astalli.
L'intervento della solidarietà trentina in Egitto è stato reso possibile grazie al sacerdote trentino don Sandro Depretis, il quale già in precedenza – ma in Libia – s'era impegnato ad accompagnare molti lavoratori stranieri al di lì del confine della Tunisia, salvandoli così dalla denuncia di collaborazionismo con Gheddafi e, quindi, dall'arresto.
 
La medesima situazione don Sandro l'ha ritrovata anche in Egitto, dove le denunce, gli arresti, ma anche la detenzione abusiva, le violenze e i ricatti erano invece rivolti ai lavoratori eritrei scappati dalla violenta dittatura che affligge il loro Paese ed espatriati in Egitto per trovarvi fortuna e forse lavoro, per incappare invece nelle bande di beduini del deserto.
Il progetto dell'associazione «Gandhi», che ha trovato risposta nella Provincia autonoma di Trento e nella diocesi trentina, ha consentito di liberare dalle carceri egiziane di 278 cittadini: per ciascuno di loro è stato pagato il prezzo del biglietto aereo per farli tornare patria e oggi sono ospitati in un campo profughi in Etiopia.
 
La signora Alganesc Fessaha, nel corso dell'incontor di ieri, ha descritto all'assessore la gravità della situazione, che vede oltre 600 eritrei ancora prigionieri delle bande e altri 400 rinchiusi nelle carceri egiziane.
L'impegno quindi continua, così come la missione umanitaria dell'associazione «Gandhi», impegnata in dodici Paesi africani in cui organizza adozioni a distanza, accoglienza familiare e assistenza ai profughi.

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