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Siria. Le antiche origini del Casus Belli – Di Michele Soliani

Dal «Dispaccio di Ems» al pensiero di Sant’Agostino e di Tertulliano

Ogni guerra necessita di un Casus Belli e la storia porta ne porta alla luce una lunga serie.
È necessario questo al fine di giustificare l’uccisione e la perdita di vite umane ed è motivazione necessaria al fine di mostrare agli occhi dell’umanità che la guerra è stata scelta come ultima risorsa.
Per citare alcuni esempi d’epoca moderna dovremmo ricordare il «Dispaccio di Ems», causa della Guerra franco-prussiana del 1870, o l’attentato di Sarajevo nel 1914. Quest’ultimo venne anche praticamente accettato, ma non bastò.
La giustificazione della Seconda Guerra Mondiale, iniziata con il conflitto tedesco-polacco, risiede nell’Incidente di Gleiwitz, un finto attacco inscenato contro la stazione radio tedesca di Gleiwitz (l'attuale Gliwice) il 31 agosto 1939; questo costituì il Casus belli con il quale Hitler giustificò l’aggressione tedesca alla Polonia di fronte al popolo tedesco.
 
Queste giustificazioni non terminarono con il Secondo Dopoguerra.
Da ricordare anche l'incidente del Golfo del Tonchino. Fu uno scontro aeronavale tra un cacciatorpediniere statunitense e alcune torpediniere nordvietnamite, avvenuto nel Golfo del Tonchino il 2 agosto 1964, unito a un attacco presunto che sarebbe avvenuto il 4 agosto 1964, nell'ambito della guerra del Vietnam.
L’incidente portò all’intervento americano nel Vietnam, intervento ormai necessario visto il progressivo impegno statunitense. Da ricordare che nel 1963 erano presenti ben 15.500 militari nel Vietnam del Sud.
 
L’Italia nella sua breve storia vanta lo scontro noto con il nome di «Incidente di Ual Ual», avvenuto nel dicembre del 1934, come causa che sfociò nella guerra d’Etiopia.
Celebre, ritornando a questi ultimi anni, è la Seconda Guerra del Golfo. Il Casus Belli scatenante fu il possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein, dittatore iracheno del tempo, e quindi il conflitto venne giustificato al fine di garantire la pace mondiale.
L’intervento vi fu, ma le armi non vennero mai ritrovate.
 
Perché portare alla luce questi esempi? Il problema del Casus Belli è strettamente connesso a quello del «De iusto bello», argomento trattato fin dagli albori della cristianità da autori quali Sant’Agostino che nel suo «Civitate Dei» si contrappone al pensiero moralista di Tertulliano, passato alla storia come il primo obiettore di coscienza.
Non solamente i filosofi del tardo Impero romano si soffermarono su questo argomento, è da citare anche il «Prolegomena» al «De iure belli ac pacis» di Ugo Grozio.
Qui si afferma l’efficacia, sul piano psicologico, della consapevolezza di agire secondo «iusta causa»; si afferma anche che il vincitore, anche se non in possesso di una iusta causa ad bellum, diviene legittimo proprietario del bottino fisico e morale.
 
Nel novecento il dibattito si è invece soffermato sul concetto di «Guerra difensiva-offensiva».
La radice di tale affermazione risale all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite quando si afferma «i membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza» con la sola eccezione della legittima difesa.
Tale affermazione, che durante la seconda metà del secolo scorso si basava su una giustificazione del conflitto solamente a scopi difensivi, si è evoluta nel primo decennio del XXI secolo, ma già sul finire della Guerra Fredda, in Legittima difesa internazionale, quindi a protezione di popoli oppressi o a salvaguardia dell’umanità.
 
A volte tali decisioni hanno goduto dell’appoggio della comunità internazionale, altre volte invece no.
Forse anche la Siria rientrerà nella seconda opzione, Russia e Cina sono contrarie al momento ad un intervento, con la speranza che se guerra ci sarà, questa non si tramuti in un conflitto di maggiori dimensioni.
«Historia magistra vitae», come affermava Cicerone oltre due millenni fa, dovrebbe ricordare a tutti noi che quanto avvenuto nel passato non debba succedere nel presente e soprattutto nel futuro.
 
Michele Soliani
m.soliani@ladigetto.it

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