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Il Primo ministro Tibetano: «Per noi tutte le strade portano a Trento»

La visita in Trentino di Lobsang Sangay e l'incontro con l'assessore Sara Ferrari

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Per definire il legame con il nostro territorio, Lobsang Sangay, primo ministro del nuovo governo tibetano in esilio, ricorre alla battuta «per i tibetani tutte le strade portano in Trentino», tanto è vero che è già alla sua terza visita, «mentre a Roma ci sono stato solo una volta».
Per l'assessore Sara Ferrari, che tra le sue competenze ha anche quella della cooperazione alla sviluppo, quello di oggi pomeriggio con Lobsang Sangay è il primo incontro istituzionale.
«Un'occasione che mi riempie d'orgoglio. Intendiamo continuare nella collaborazione che da anni abbiamo con il Tibet sviluppando i nostri rapporti anche in futuro.»
 
La visita del primo ministro Sangay anticipa quella, il prossimo 5 dicembre, dell'intero nuovo governo tibetano da poco eletto. Il primo ministro si è intrattenuto con l'assessore Ferrari aggiornandola sugli ultimi sviluppi della difficile situazione che sta vivendo il «Paese delle nevi»: è di pochi giorni fa l'ennesimo sacrificio di un monaco, il 122esimo, che si è immolato per protestare contro la mancata concessione da parte della Cina della tanto invocata richiesta di autonomia per il Tibet, un'autonomia per la quale i tibetani si ispirano al «modello concreto - così lo ha definito Lobsang Sangay - delle Province autonome di Trento e Bolzano».
 
All'incontro hanno partecipato anche Roberto Pinter (Associazione Italia-Tibet) e Sergio Bettotti, dirigente del Servizio Emigrazione e solidarietà internazionale.
Il Trentino ha attualmente in essere con il Tibet cinque progetti di cooperazione, tra questi alcuni riguardano interventi a favore del popolo tibetano in esilio in ambito agricolo, abitativo e ambientale, la realizzazione di una sala polivalente per la comunità di Choglamsar, un progetto per la telemedicina a favore dei rifugiati tibetani dei campi profughi in India-Nepal-Buthan, l'educazione e l'accoglienza per i bambini tibetani esiliati in India, orfani e/o abbandonati.
«Progetti – ha assicurato il primo ministro Sangay – che stanno procedendo e sono a buon punto.»

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