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Delegazione macedone in Trentino per conoscere l'Autonomia

Questi i temi affrontati nell’incontro tra il Presidente Diego Moltrer e il sindaco di Gostivar, Nevzat Bejta: autonomia, minoranze linguistiche, sviluppo economico

La delegazione macedone, accompagnata dal sindaco di Segonzano, Giorgio Mattevi, ha voluto incontrare il Presidente del Consiglio regionale per capire come sia strutturata istituzionalmente la nostra Regione e quali siano le sue caratteristiche.
Il Presidente Moltrer ha spiegato la storia e lo sviluppo dell’Autonomia, ricordando il percorso che ha portato oggi il Trentino-Alto Adige/Südtirol ad essere un esempio di pacifica convivenza.
«In questa terra esistono da sempre minoranze linguistiche che hanno nel tempo mantenuto i propri costumi e le proprie tradizioni, pur integrandosi nel più ampio contesto regionale.
«La multiculturalità è la ricchezza più grande della nostra terra, costruita a volte con fatica, ma oggi fondamento della nostra stessa Autonomia.»
 
«Nel nostro Comune convivono tre gruppi linguistici: albanesi, macedoni e turchi, – ha spiegato Bejta, che è stato anche deputato e Ministro della Repubblica Macedone.– Oggi, dopo la guerra, abbiamo introdotto lo studio delle lingue minoritarie nelle scuole: ciascuno può studiare nella propria lingua, mentre prima questo non era possibile.
«Il nostro territorio sta crescendo anche economicamente, attraverso le piccole e medie imprese che hanno sostituito le grandi industrie messe in ginocchio dalla crisi.»
 
«Il confronto con altre realtà ci fa comprendere quali risultati si siano raggiunti attraverso la nostra autonomia – commenta il Presidente Moltrer – e ancor più quanto sia importante difenderla.
«In un momento come quello che stiamo vivendo, dobbiamo ricordarci sempre che essa è un diritto che abbiamo acquisito nel tempo attraverso un percorso non sempre facile e ora, in un frangente in cui i detrattori trovano terreno fertile per muovere i loro attacchi, non dobbiamo dimenticare che perdere le prerogative di cui godiamo sarebbe una sconfitta non solo per la politica, ma per tutta la gente trentina e sudtirolese.
«Rappresentiamo un modello che delegazioni internazionali vengono a studiare, eppure fatichiamo a trovare le necessarie garanzie nella nostra stessa nazione. Il nostro dovere è difendere lo Statuto e anzi aumentare ancora di più le nostre capacità di intervenire sul territorio, per garantire alle generazioni future di vivere in una Regione se non migliore, almeno come quella che abbiamo vissuto noi.»

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