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Caos ai confini dell'Europa: la «guerra civile al rallentatore»

Ripercussioni della crisi Ucraina sulla proiezione internazionale dell’Europa

La fluidità della situazione in Ucraina, al momento in cui si scrive, rende assai difficile fare previsioni sulla possibile evoluzione degli eventi. Mentre l’annessione informale della Crimea alla Russia sembra un fatto compiuto forse irreversibile, gli sviluppi in Ucraina orientale sono ancora impossibili da prevedere e potrebbero modificare radicalmente la situazione.
In ogni caso, è certo che la crisi attualmente in pieno svolgimento obbligherà Italia e Unione europea a confrontarsi con una vasta gamma di problematiche: ad esempio, il debole governo di Kiev avrà in ogni caso bisogno di un forte sostegno economico e non sarà certo Mosca a fornirglielo.
L’Ue dovrà inoltre riflettere su questioni solo tangenzialmente legate agli eventi in Ucraina, come la mancanza di una visione strategica europea comune che dovrebbe comportare un immediato ripensamento della politica europea di vicinato e della politica estera dell’Unione in generale, sia dal punto di vista procedurale che operativo.
Tra tutte le questioni sul tavolo, due si caratterizzano chiaramente come vere e proprie minacce contro la sicurezza dell’Italia: il pieno scatenarsi di una guerra civile fra Kiev e le regioni orientali del paese, e un grave, ulteriore deterioramento dei rapporti dell’Europa con la Russia.
 
Una ulteriore accelerazione di quella che viene ormai definita la «guerra civile al rallentatore» ucraina sarebbe una catastrofe geopolitica ai confini dell’Europa.
Le conseguenze dei conflitti non sono mai limitate dai confini entro i quali avvengono i combattimenti, ma tendono a tracimare nella regione generando pericolose ondate di instabilità – e ciò avviene specialmente nel caso di una guerra civile.
Una guerra civile tra Kiev e le autonomie dell’est ucraino genererebbe ondate di migliaia di profughi verso i paesi vicini, bisognosi di accoglienza e di ogni genere di sostegno, per un periodo di tempo indefinito.
Le parti in conflitto si troverebbero a dover sostenere costi onerosi per il mantenimento della proprie forze e tenderebbero a finanziarsi con traffici illegali di armi, droga, esseri umani, facendo dell’area un «buco nero» della legge che non mancherebbe di avere i propri effetti nell’intera Europa orientale.
Le conseguenze per l’Italia, che non fa parte dell’immediato vicinato ucraino, sarebbero indirette ma certamente significative, in quanto un eventuale escalation in Ucraina avrebbe inevitabilmente un effetto destabilizzante per tutti i paesi dell’est dell’Unione europea che non mancherebbe di ripercuotersi anche in Italia, ad esempio rallentando ulteriormente l’uscita dalla crisi economica o fornendo una opportunità di guadagno per la criminalità organizzata.
È impossibile dire quanto questo scenario sia probabile. Situazioni caotiche come quella ucraina hanno la tendenza a entrare in una spirale fuori controllo una volta raggiunto un punto di non ritorno che, nel caso ucraino, se non è già stato raggiunto è certamente poco lontano.
 
La minaccia di una guerra civile è strettamente legata a quella di una rottura definitiva tra la Russia e l’occidente.
I rapporti tra Mosca e i paesi Nato e Ue hanno subito un costante peggioramento negli ultimi anni per una serie di questioni, non ultima quella dell’allargamento delle organizzazioni occidentali verso est: tuttavia, la cooperazione con la Russia è essenziale per una gestione efficace di molte questioni di rilevanza globale, quale la non-proliferazione nucleare.
Una ulteriore divaricazione comporterebbe perciò un forte rischio di arretramento in diversi dossier cruciali per la sicurezza italiana.
Da parte italiana, inoltre, esiste la necessità di garantire importanti relazioni economiche e commerciali con Mosca, con cui l’Italia vanta un interscambio commerciale che sfiora i 31 miliardi di euro annui e una forte presenza in vari settori tra i quali quello meccanico, degli elettrodomestici, dell’agroalimentare, bancario e dell’energia (su quest’ultimo tema vedi apposito paragrafo).
Mosca e gli occidentali hanno finora giocato la propria partita in Ucraina su fronti opposti, accusandosi a vicenda - con qualche ragione da entrambe le parti - di voler orientare il paese a proprio esclusivo vantaggio.
Le relazioni sono quindi già pesantemente incrinate, e l’esplosione della guerra civile ne determinerebbe la definitiva rottura costringendo le due parti a schierarsi rispettivamente con Kiev e con i ribelli.
Anche in questo caso, pertanto, la minaccia è già in via di realizzazione ma non sembra aver ancora raggiunto il punto di non ritorno.
 
L’aggravio della crisi interna all’Ucraina potrebbe però giocare a favore di un riavvicinamento tra occidente e Russia: entrambe le parti, infatti, hanno tutto da perdere in caso di aperta guerra civile e conseguente rottura dei rapporti reciproci.
Il recente – e fallito - tentativo di Putin di disinnescare i referendum per la secessione in Ucraina dell’est suggerirebbe infatti che Mosca, pur pronta a destabilizzare l’Ucraina per raggiungere i propri obbiettivi geopolitici, non vuole assistere ad uno scenario siriano ai propri confini. Paradossalmente, quindi, il concretizzarsi di una minaccia (guerra civile) potrebbe anche giocare a favore della neutralizzazione della seconda (rottura con Mosca), a patto che la diplomazia delle due parti sia in grado di cambiare radicalmente registro e focalizzarsi sull’obbiettivo comune di spegnere l’incendio ucraino.
 
L’Italia dovrebbe quindi cercare di orientare la diplomazia europea verso la ricerca di un dialogo costruttivo con la Russia (un ulteriore inasprimento delle sanzioni, in questo senso, non pare d’aiuto) per fare in modo che entrambe le parti smettano di soffiare sul fuoco e assumano invece un ruolo moderatore nei confronti delle componenti ucraine da ess rispettivamente spalleggiate in modo più o meno ufficiale.
Ciò comporterebbe in primo luogo la definizione concordata di un assetto futuro dell’Ucraina accettabile per entrambi, che non può che essere quello di una Ucraina neutrale, integra e indipendente. A prescindere da come evolverà la situazione, sarebbe comunque auspicabile che la crisi ucraina avesse almeno il risultato di convincere finalmente gli Stati europei che è giunto il momento di fare dell’Unione un attore più rilevante e proattivo in campo internazionale.
 
V.B. (Ce.S.I.)

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