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Siglato a Vienna dopo 30 anni l’accordo tra Stati Uniti e Iran

Gentiloni: «L'accordo su questione nucleare iraniana è un risultato a lungo atteso»

Siglato dopo 30 anni di guerra fredda l’accordo tra gli Stati Uniti sulla questione nucleare iraniana.
Ora ci saranno una nuova risoluzione Onu e la ratifica del trattato dei parlamenti americano e iraniano, quindi le sanzioni internazionali saranno rimosse all'inizio del 2016. Ma tornerebbero in vigore entro 65 giorni in caso di violazioni
Ovviamente non è un accordo quadro che possa automaticamente portare alla distensione tra i due paesi, ma è certamente il più importante passo avanti fatto tra due stati che dai tempi della rivoluzione iraniana si sono considerati come i nemici più pericolosi.
«L'accordo complessivo sulla questione nucleare iraniana, annunciato oggi a Vienna, è un risultato a lungo atteso, – ha commentato il Ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni. – Ed è stata ottenuta grazie all'impegno di tutti i negoziatori e con un ruolo importante dell'Unione Europea. L'intesa di Vienna dimostra l'efficacia della diplomazia e del dialogo per contribuire a ridurre i rischi di instabilità nella regione.»
 
«Questo accordo – ha aggiunto il Ministro – apre nuove positive opportunità per il popolo iraniano e per la regione, delineando un percorso di normalizzazione dei rapporti con la Comunità internazionale, che potrà avere i suoi effetti anche sulla ripresa regolare delle relazioni economiche e commerciali con la Repubblica Islamica dell’Iran.»
«L'Italia – ha ancora evidenziato Gentiloni – ha sempre incoraggiato l'impegno delle parti a raggiungere un buon accordo, solido e verificabile, che garantisca la Comunità internazionale sulla natura esclusivamente pacifica del programma nucleare iraniano. Nei prossimi mesi ci attiveremo per consolidare questo risultato e per rassicurare i Paesi che lo percepiscono in modo negativo.»
«Sono convinto – ha concluso il Ministro – che da questo accordo potranno derivare effetti positivi a livello globale e nella regione, sia per l'evoluzione dei diversi teatri di crisi sia per fare fronte alla minaccia comune rappresentata dall'estremismo violento e dal terrorismo.»

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