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Missione in Afghanistan/ 8 – Arrivo a Herat

Quattro lunghissime ore a bordo di un C130, «in volo tattico»



Il C130 è un aereo eccezionale dal punto vi vista militare, perché si presta a mille usi diversi.
Compreso il trasporto truppe, così come hanno fatto con noi.
All'interno c'erano quattro file di panchine di tela messe di lungo e i passeggeri siedono l'uno di fronte all'altro.

Nell'insieme eravamo un'ottantina e ci siamo strati tutti.
Chi avesse avuto bisogno di andare in bagno non ce l'avrebbe fatta, perché avrebbe dovuto letteralmente camminare sui compagni di viaggio.
Anche la toilette del C130 è più che spartana e senz'altro poco adatta alle necessità femminili.

Il volo è stato assordante.
I quattro turboelica sembravano in cabina. Molti portavano le cuffie per salvare l'uso dell'udito, io ho messo le auricolari del registratore.
Ci hanno lasciato fotografare la cabina di pilotaggio, ma non prima di aver modificato le immagini presenti sugli schermi.

Dopo due ore, il comandante ha annunciato che si stava entrando nello spazio aereo dell'Afghanistan e che, di conseguenza, da quel momento si sarebbe andati avanti con il cosiddetto «volo tattico».
Per «volo tattico» intendono quello fatto zigzagando in qua e in là, in su e in giù, per evitare di essere un facile bersaglio da parte dei talebani, sempre potenzialmente in agguato con i loro razzi.


Tradotto in sensazioni fisiche, si tratta di sopportare sollecitazioni terribili.
Non a caso ci avevano detto di non mangiare, di non bere e di portarsi dietro il sacchetto per il vomito (anche se si è a stomaco vuoto).



Nonostante tutto, siamo arrivati.
Siamo sbarcati e ci hanno preso in carico i ragazzi della base di Camp Arena.

Ci hanno sistemati in una baracca, poi ci hanno coinvolti in una serie di briefing, riguardanti la costituzione del contingente italiano in Afghanistan nel suo insieme, il funzionamento del servizio sanitario a Herat e dintorni e di un nuovo servizio attivato dall'Esercito Italiano (sulla scorta di quello USA) per favorire i rapporti tra le forze di pace e la popolazione locale, di cui parleremo più dettagliatamente nei prossimi giorni.

Infine, dopo tre giorni, abbiamo potuto riposare.
Domattina, alle 5, partiamo con una compagnia del II Genio Guastatori di stanza a Trento per una missione a 100 km sud di Herat: andata in aereo, ritorno in elicottero.

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