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Quella voglia di Europa… che ancora non c’è – Di G. de Mozzi

Le etichette sul vino (che fa male) sono solo l’ultimo atto di una serie di corbellerie europee. Ne parliamo sperando che gli elettori se le ricordino quando si voterà

L’ultima trovata della cara e amata Unione Europea consiste nell’obbligo di applicare sulle bottiglie che contengono alcolici il messaggio che l’alcol fa male. Come le sigarette.
È chiaro che il troppo alcol fa male, lo sanno anche gli ubriaconi. Quindi il problema non consiste nel far sapere che fa male, ma nel convincere la gente a usare il buonsenso come in tutte le cose.
Quindi si tratta più di cultura che di pubblicità. La pubblicità fa tendenza, non ottiene comportamenti.
Inoltre non bisogna esagerare nei messaggi (emozionali o motivazionali che siano), altrimenti si ottiene l’effetto contrario.
Insomma è un pronlema comunicazinale che a quanto pare non fa parte delle competenze europee.
 
E questo vale per tutti i pericoli che sono in agguato soprattutto ai danni dei nostri giovani.
Sulle biciclette si deve mettere un cartellino con l’avviso che se si cade ci si può sbucciare i gomiti e le ginocchia. Sui monopattini elettrici va scritto che se si taglia la strada a un veicolo si può restarne schiacciati.
Sulle auto si metterà l’avviso magnetico «Vai piano figlio mio» e magari «non guidare se sei sbronzo». Che poi non dovresti bere perché l’alcol già fa male alla salute.
Dimenticavamo tutta una serie di pericoli, a partire il burro che è pericoloso perché può produrre il colesterolo. Mettiamo un'etichetta anche sugli alimentari?
 
Ricordo che anni fa un assessore della provincia autonoma di Trento aveva proposto di mettere un salvagente ogni 100 metri si sponda di fiumi o laghi. E fu allora che nacque il nostro detto che ancora dà il nome a una rubrica: il «salvagente: per non annegare in questo mare di cazzate».
Sembravano passati i tempi della politica burlona, ma poi abbiamo fatto l’Unione Europea e, come si dice, territori piccoli problemi piccoli, territori grandi problemi grandi.
E qui ci riportiamo al tema di questo articolo: la decisione europea di scrivere sulle bottiglie che l’alcol fa male.
In verità, questo è solo l’ultimo step di una lunga scia di corbellerie che abbiamo visto nascere a Buxelles.

Ne ricordiamo alcuni, così a caso: l’accordo di Dublino sull’accoglienza dei migranti, il trattato di Lisbona sulle banche, il divieto (poi ritirato) di celebrare il Natale secondo il rito cristiano (per non toccare la sensibilità dei diversamente credenti), le quote latte (dimenticando che la produzione di latte è direttamente proporzionale alla nascita di vitelli).
Ma queste sono sciocchezze da educande rispetto a quello che hanno fatto dopo: il blocco della produzione delle auto a combustione interna a partire dal 2035 (senza consultare i produttori e soprattutto senza chiedersi con cosa produrre l’energia elettrica pulita), l'obbligo di portare tutte le case alla classe D (senza preoccuparsi dei costi a carico di tutte le famiglie proprietarie di casa), far buttar via le caldaie nuove e sostituirle con altre che più nuove non si può, l’identità digitale, gli acquisti vaccinali alla cavolo di cane, la produzione di carne artificiale.

E poi lasciano la libertà di consentire tutto quello che può depauperare il patrimonio italiano che qualifica lil made in Italy: lo spumante croato può chiamarsi Prosek, il simil parmigiano può chiamarsi Parmesan. Per contro il Tokay non può essere prodotto nel Friuli.
Abbiamo evitato di parlare del PNRR (anche se molti vincoli sono resi obsoleti dagli eventi epocali che si sono susseguiti e che probabilmente da Bruxelles non si vedono), così come non parliamo di una BCE che per abbattere l’inflazione importata aumenta i tassi di interesse (gettando sale sulle ferite).
Di fronte a queste amenità del Palamento europeo, si potrebbe perdere la lucidità.

Ovviamente crediamo nella buona fede dei nostri europarlamentari.
Questo deve essere chiaro.
Sono solo lontani dalla realtà.
Quindi non ci resta che prendere la tovaglia per i quattro angoli e, alle prossime elezioni europee, gettare tutto dalla finestra.
Onestamente non vediamo l’ora che si torni a votare per le elezioni europee, magari eleggendo persone più vicine ai veri problemi della gente comune.
Gli europei esistono da anni e hanno diritto ad avere l'Europa.

GdM

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